Come motto ufficiale della Visita Apostolica negli Emirati Arabi Uniti è stata scelta una frase attribuita a San Francesco, “Fa di me uno strumento della tua pace”. Un richiamo non casuale al Poverello d'Assisi che esattamente 800 anni fa ebbe il coraggio di abbandonare l'accampamento dei crociati per recarsi nel campo nemico a parlare direttamente con il sultano di Egitto, Malik al Kamil. Con quel gesto, il Santo umbro non si limitò a superare uno steccato fisico ma andò ben oltre e conquistò in uno scenario di guerra, “armato” soltanto della forza della sua fede ardente, la stima del suo potente interlocutore. Da quell'incontro, avvenuto nel 1219 a Damietta, pochi chilometri dal Cairo, sia il frate che il sultano ne uscirono rimanendo saldi nel proprio credo, ma con un senso condiviso di arricchimento spirituale. Otto secoli dopo, come testimoniato dal motto scelto per il viaggio, Papa Francesco spera di ricalcare lo spirito del Santo di cui porta il nome nell'apprestarsi a vivere due giorni intensi negli Emirati Arabi Uniti.
Mai un Pontefice si è avvicinato così tanto al luogo che diede i natali a Maometto. Gli appuntamenti previsti nel corso della Visita Apostolica – dall'incontro con il Principe ereditario a quello con il “papa dei sunniti” Ahmed al Tayyed, dalla tappa nella Moschea dello sceicco Zayed alla Santa Messa celebrata nello Zayed Sports City – hanno tutti una valenza storica. Un aggettivo troppo spesso abusato ma che in questo caso non può non essere scomodato se si tiene conto del palcoscenico in cui avviene il viaggio papale, ovvero quello di una monarchia sunnita. Un assist importante per gli sforzi delle autorità emiratine che stanno cercando di accreditare il loro Paese a livello internazionale nel ruolo di ponte con l'Occidente. A guardare in tale direzione, in particolare, è lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan che ha già incontrato Papa Francesco due anni fa in Vaticano, dando prova di voler prendere impegni concreti su temi che, nelle terre confinanti, sono persino impronunciabili: la libertà di culto, la convivenza pacifica tra nazionalità e culture diverse e la promozione della pace.
La Visita Apostolica rappresenta la “ciliegina sulla torta” dell'Anno della Tolleranza, iniziativa fortemente voluta dal reale per ribadire la strada imboccata da Abu Dhabi nel segno del rispetto del pluralismo religioso. Un traguardo non ancora raggiunto del tutto ma che è stato messo nel mirino. Gli sforzi “aperturisti” del Principe ereditario puntano a promuovere fra gli interlocutori occidentali un'idea “moderata” dell'Islam, diversa da quella che il terrorismo di tale matrice vorrebbe, invece, instaurare. Papa Francesco rappresenta, in tal senso, l'alleato ideale: sin dall'inizio del suo Pontificato, Bergoglio ha sempre dedicato un occhio di riguardo al terreno del dialogo con il mondo islamico, difendendolo anche nei momenti più difficili ed invitando i cattolici ad operare una netta distinzione con il fondamentalismo. E la lotta a quest'ultimo è stato, peraltro, uno dei punti in comune in cui Francesco ed il Principe ereditario si sono ritrovati nel corso del loro prima faccia a faccia in Vaticano nel 2016.
Bisogna riconoscere che le autorità emiratine hanno fatto seguire i fatti alle parole ed hanno iniziato ad organizzare convegni con i leader religiosi del Paese per promuovere il contrasto ai radicalismi a partire dalle scuole e dalle università, spesso culle di estremisti. La buona opinione di cui gode il Santo Padre in settori influenti del mondo islamico è testimoniata, inoltre, dal rapporto d'intesa che si è stabilito con Ahmad Muhammad Al-Tayyib, il grande imam dell'università egiziana di Al-Azhar, grande protagonista dell'incontro interreligioso al Founder's Memorial. Un'occasione davvero speciale per gli Emirati Arabi Uniti che appariranno agli occhi del mondo come il palcoscenico dell'”abbraccio” tra due delle autorità religiose più influenti sulla Terra. Ma soprattutto, la Visita Apostolica, sarà un segnale di grande incoraggiamento per i cristiani che vivono nel Paese del Golfo: sono quasi un milione e a maggioranza cattolica, sono tutti cittadini stranieri arrivati qui a seguito del boom economico.
Il dialogo con i musulmani è, per forza di cose, uno degli elementi fondamentali per la vita di questa comunità e non c'è dubbio che l'accoglienza d'onore riservata al Papa ad Abu Dhabi sarà di grande conforto per manifestare ancora di più – ed anche pubblicamente – la propria testimonianza di fede cristiana. La situazione di questi fratelli cristiani è stata fotografata con grande efficacia da Monsignor Paul Hinder, il Vicario apostolico dell'Arabia meridionale, che nella sua biografia ha scritto: “La fede, in queste piccole stanze, è come una finestra aperta sul mondo della libertà. Non può venire spalancata, ma il soffio che passa da questo spiraglio ha una forza e una freschezza che mi toccano nel profondo”. La prima Visita di un Papa nella Penisola Arabica e la prima Santa Messa da lui celebrata in pubblico non potrà che conferire maggiore forza e freschezza a quel “soffio” menzionato dal Vescovo svizzero, dando prova, poi, di un dialogo interreligioso che punta ad una conoscenza reciproca, nel riconoscimento di una responsabilità comune riguardo al mondo ma anche nel rispetto delle rispettive differenze.