Spesso nei miei lunghi percorsi in auto mi viene un senso di gratitudine verso tutte quelle persone che per passione o per mestiere lavorano nei campi, nelle splendide pianure e colline italiane; varrebbe la pena ringraziarle per come, seppur sfruttando anche economicamente la terra, siano custodi della sua bellezza e della sua sopravvivenza.
C’è stato un tempo in cui gli artefici dello sviluppo industriale hanno abusato nel costruire in luoghi assolutamente improbabili. E allora distese di cemento, capannoni grigi, macchie di asfalto in luoghi impensabili.
A tutto ciò si contrappongono le distese di vigneti, di olivi, di girasoli. Curati anno dopo anno, semestre dopo semestre, mese dopo mese. Con capacità, con amore, spesso senza scuola ma con il passare di preziosi consigli da padre a figlio. Gente che toglie l’inutile ai campi, sterpaglie e rami secchi; non aggiunge superfluo e bruttezze, terze, quarte case e capannoni per propri interessi economici. Il pensiero va a una generazione giovane di imprenditori- contadini, custodi dei paesaggi meravigliosi che ci danno energia positiva e benessere, e tramite lo sguardo sentiamo tornare la forza che serve per ricaricare il cuore.