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I cristiani del 2023 fra la persecuzione “esplicita” e quella “educata”

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Foto © Acs

Lo scorso 9 gennaio Papa Francesco ha tenuto il tradizionale Discorso ai Membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Il Pontefice ha parlato, tra l’altro, di persecuzione e libertà religiosa. “La pace esige […] che sia riconosciuta universalmente la libertà religiosa”, ha affermato Francesco, ricordando così come sia velleitario immaginare un tranquillo ordine sociale se viene ostacolata la naturale apertura di ogni donna e uomo alla trascendenza. “È preoccupante che ci siano persone che vengono perseguitate solo perché professano pubblicamente la loro fede e sono molti i Paesi in cui la libertà religiosa è limitata. Circa un terzo della popolazione mondiale vive in questa condizione”, ha aggiunto il Pontefice.

Persecuzione e discriminazione hanno anche delle vittime preferite. “Non posso non menzionare, come alcune statistiche dimostrano, che un cristiano ogni sette viene perseguitato. […] Nello stesso tempo, è bene non dimenticare che la violenza e le discriminazioni contro i cristiani aumentano anche in Paesi dove questi non sono una minoranza”, ha proseguito il Papa. Che ciò sia urgente e necessario è dimostrato dall’ultima edizione di “Perseguitati più che mai. Rapporto sui cristiani oppressi per la loro fede 2020 – 2022”, pubblicato dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS). Secondo la ricerca, sono ventiquattro i Paesi in cui le violazioni della libertà religiosa dei cristiani destano particolare preoccupazione: Afghanistan, Arabia Saudita, Cina, Corea del Nord, Egitto, Eritrea, Etiopia, India, Iran, Iraq, Israele e i Territori Palestinesi, Maldive, Mali, Mozambico, Myanmar, Nigeria, Pakistan, Qatar, Russia, Sri Lanka, Sudan, Siria, Turchia e Vietnam.

La libertà religiosa è messa in pericolo anche laddove i credenti vedono ridotta la possibilità di esprimere le proprie convinzioni nell’ambito della vita sociale, in nome di un malinteso concetto di inclusione. La libertà religiosa, che non può ridursi alla mera libertà di culto, è uno dei requisiti minimi necessari per vivere in modo dignitoso e i governi hanno il dovere di proteggerla e di garantire a ogni persona, compatibilmente con il bene comune, l’opportunità di agire secondo la propria coscienza anche nell’ambito della vita pubblica e nell’esercizio della propria professione”. Quest’ultimo passo fa tornare alla mente la Meditazione mattutina svolta dallo stesso Francesco il 12 aprile 2016, nel corso della quale il Pontefice ha spiegato che sono due le persecuzioni contro i cristiani: quella “esplicita” e quella “educata”, travestita di cultura, modernità e progresso” che finisce per togliere all’uomo la libertà, anche all’obiezione di coscienza. In questo caso, il principale imputato è quella parte di Occidente che ha ripudiato il Cattolicesimo. E non c’è bisogno di superare i confini europei per sperimentare gli effetti di questa persecuzione così “educata”, la quale continua a diffondersi indisturbata e favorita dalla dittatura del relativismo denunciata dal compianto Benedetto XVI.

Massimiliano Tubani, Ricerca e Pubbliche Relazioni, Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia

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