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Covid, quello che ora accade in Cina ci riguarda

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Ciò che sta accadendo in Cina ci riguarda da vicino. Per frenare il rimbalzo dei contagi dovuto alla fine della strategia zero-Covid le autorità cinesi fanno incetta sul mercato globale di farmaci antivirali e passano dal poco protettivo vaccino a virus inattivato a quello a mRna. Gli antivirali sono utilizzati in Cina come altrove come prevenzione delle forme gravi nei fragili per età e patologie. Servono alla Cina per contenere le ospedalizzazioni.

Pechino ha cambiato passo nella lotta alla pandemia. Inizialmente il governo cinese si era mosso come nel 2003 contro la Sars. All’epoca bastarono l’isolamento delle persone misure stringenti e rigorose pur senza effettuare milioni di tamponi. Il Sars-Cov-1 era è per l’80% identico al Covid ma non aveva asintomatici e questo ha consentito di frenarne la diffusione perché tutti i contagiati avevano sintomi gravi ed erano subito identificabili. E così vent’anni fa ci furono pochissimi focolai importati, per esempio in Canada.

Il Covid, invece, sfugge ai controlli attraverso gli asintomatici e questo ha decretato il fallimento della strategia cinese.

Non sono stati sufficienti neppure milioni di tamponi per arginare l’infezione, è servito il lockdown duro. Una volta rimosso il blocco, le infezioni sono rimbalzate. L’enorme problema della Cina è la minore efficacia dei loro vaccini di tipo tradizionale (quelli a virus inattivato) contro l’infezione e in termini di protezione della popolazione. La campagna vaccinale ha dimostrato vaste falle e le fasce più anziane non sono stare messe in sicurezza.

Per recuperare terreno la Cina sta riprendendo il progetto che pure avevano di procedere con i vaccini a mRna ma ciò richiede tempo. Intanto Pechino fa incetta di farmaci antivirali e mobilita tutti gli operatori della sanità per curare le persone. Per le notizie emerse, in Cina circolano sottovarianti di Omicron molto contagiose in una popolazione poco protetta.

A livello globale più che di pandemia ha senso ormai parlare di una serie di epidemie o endemie, diverse a seconda delle strategie dei Paesi e del differente livello di copertura vaccinale. La Cina è in controtendenza. Nel mondo c’è una riduzione nelle ultime settimane del 28% nel numero dei contagi (in Italia del 19%).

Con un alto numero di infetti si rischiano nuove mutazioni del virus con ricadute potenzialmente pericolose per l’intera popolazione mondiale. Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha in questi giorni dichiarato: “Non siamo mai stati in una posizione migliore per porre fine alla pandemia, non ci siamo ancora, ma la fine è vicina”.

Effettivamente in questo ultimo periodo si è registrato un persistente generale calo del numero dei contagi da SARS-CoV-2, che nell’ultima settimana è stato pari al -28% a livello globale ed a -19% in Italia, così come sono calati i decessi settimanali nel mondo che sono meno che nel marzo 2020. Naturalmente non tutto è finito e, per questo, sarebbe un errore gravissimo considerare COVID-19 un problema ormai archiviato, perché così facendo sarebbe, sempre secondo il direttore generale, come se il maratoneta che, in vista del traguardo, smettesse di correre.

Del resto, quanto abbiamo vissuto in passato deve farci riflettere, anche alla luce dei dati, forniti ancora una volta da OMS che ribadiscono quanto devastante sia stata la pandemia in questi tre anni. Infatti, secondo un’attendibile valutazione, si stimano a livello globale 14,83 milioni di decessi in eccesso, cioè 2,74 volte di più rispetto ai 5,42 milioni segnalati come attribuibili a COVID-19. Queste marcate differenze numeriche sarebbero dovute: a variazioni nell’accesso ai test, alle diverse capacità diagnostiche ed alla mancata certificazione del COVID-19 come causa di morte, che si registrano nei diversi Paesi del mondo.

Ora il presidente cinese, Xi Jinping, chiede “campagne più mirate” per la salute pubblica e sottolinea l’importanza di “costruire una linea di difesa sociale per la prevenzione e il controllo delle epidemie”, mentre la Cina si trova ad affrontare la peggiore ondata di contagi dall’inizio della pandemia di Covid, esplosi dopo la revoca delle restrizioni della politica di tolleranza zero verso il virus nelle scorse settimane. “Attualmente la prevenzione e il controllo dell’epidemia di Covid in Cina stanno affrontando nuove situazioni e nuovi compiti”, ha detto Xi.

“E’ necessario condurre campagne di salute patriottica in modo più mirato”, tra cui il presidente cinese prevede l’organizzazione e la mobilitazione delle masse nell’apprendere le regole sanitarie. Occorre, ha proseguito, “sviluppare buone abitudini di igiene personale, praticare uno stile di vita civile e sano, e costruire una linea di difesa sociale per le prevenzione e il controllo delle epidemie” con la creazione di ambienti sani “per proteggere efficacemente la vita e la salute delle persone“. Un cambio di strategia che riguarda il mondo intero.

Prof. Roberto Cauda: