In questi ultimi giorni ci sono state una serie di notizie che, alla luce degli ultimi dati epidemiologici sia nazionali che mondiali, erano largamente attese. L’Organizzazione Mondiale della Sanità a breve dichiarerà terminata la pandemia. Inoltre l’Università John Hopkins ha chiuso dopo tre anni il “dash board” di monitoraggio di casi COVID nel mondo. Di queste due notizie si può dare una valutazione estremamente positiva. Ciò, quindi, rende necessario cambio di passo nell’informazione.
L’attenzione scientifica sul virus, ovviamente non scende nella comunità scientifica. Tra le possibili terapie innovative di COVID-19, si segnala l’inibizione del carrier del piruvato mitocondriale attraverso un sensibilizzante insulinico di seconda generazione (MSDC), che determina nei topi infettati una riduzione dell’infiammazione polmonare e, nel contempo, abbassa i livelli di glucosio nel sangue con un netto miglioramento dell’infezione sperimentale. Inoltre, questa molecola migliora la risposta nei confronti del paxlovid. Anche per questo farmaco sono necessarie ulteriori conferme prima di poter ipotizzare un suo impiego in patologia umana. Inoltre l’insorgenza di un’infezione intercorrente da variante Delta o Omicron in soggetti in precedenza vaccinati, determina la rapida comparsa di cellule specifiche (linfociti T) che sono dirette contro lo spike virale. Questo è quanto emerge da uno studio che sottolinea l’importanza di questo tipo di immunità nel controllo della replicazione virale quando si verificano questo tipo di infezioni ed al tempo stesso spiega la relativa benignità delle infezioni intercorrenti nei vaccinati.
Una indagine scientifica condotta in Ontario (Canada) ha valutato l’efficacia delle dosi di richiamo del vaccino a mRNA nel prevenire gli esiti gravi di Omicron, rappresentati dall’ospedalizzazione e/o dalla morte. L’indagine è stata condotta dal 2 gennaio al 1° ottobre 2022. Dai risultati si evince che il richiamo vaccinale (con vaccini monovalenti) è in grado di ripristinare una forte protezione nei confronti delle forme gravi di malattia per almeno 3 mesi dopo la vaccinazione. Questa protezione diminuisce leggermente nel tempo e questo soprattutto è evidente nel periodo di dominanza delle varianti Omicron 4 e 5. Uno studio italiano ha dimostrato che lo sviluppo di anticorpi anti SARS-CoV-2 di classe M, si associa a livelli di anticorpi protettivi di classe G più elevata. Questo ha come corrispettivo clinico che la maggior parte di chi sviluppa una risposta anticorpale specifica M non si è mai infettata, il che suggerisce un minor rischio di infezione in questo gruppo di soggetti. L’efficacia della vaccinazione nel ridurre la morbilità (frequenza percentuale di malattia) e mortalità post-operatoria causata da COVID-19 emerge da uno studio condotto in 41 centri ospedalieri francesi, dal 15 marzo al 30 maggio 2022.
Infatti, in una popolazione altamente immunizzata sottoposta ad interventi di chirurgia generale, COVID-19 insorta nel periodo pre-operatorio, non ha determinato forme gravi di malattia, contrariamente a quanto avveniva in passato. L’obesità ed in generale le alterazioni metaboliche come causa di sviluppo di forme gravi di COVID-19 in soggetti vaccinati, sono stati oggetto di uno studio condotto nel Regno Unito che ha coinvolto oltre 20.000 persone, 33% e 67% delle quali avevano ricevuto una o più dosi di vaccino. Dai risultati ottenuti è emerso che l’obesità e le alterazioni metaboliche, in particolare l’aumento della glicemia, dei lipidi e l’ipertensione erano fattori che incidevano anche nei vaccinati se infettati. Significativo il fatto che le alterazioni metaboliche sono fattori di rischio indipendenti dalla presenza dell’obesità. È importante altresì rimarcare che l’uso di farmaci che correggono queste alterazioni metaboliche, diminuivano significativamente il rischio di un’evoluzione grave di COVID-19. Uno studio ha affrontato i temi legati all’evoluzione ed all’espansione dell’attivismo anti vaccinale in era COVID-19 negli USA, sottolineando come questo attivismo nel corso della pandemia sia diventato più visibile attraverso lo sviluppo di una specifica identità, di pensiero filosofico sulle libertà di scelta e la creazione di una rete informatica per raggiungere gli obiettivi strategici. Partendo da queste premesse, nello studio vengono suggeriti una serie di approcci per migliorare l’informazione sui vaccini alla popolazione generale.