Un argomento che è stato oggetto di attenzione e dibattito in questi ultimi mesi è la durata dell’efficacia della vaccinazione anti COVID-19 in un momento in cui circola la variante Omicron. Per questo motivo, è stata esaminata la letteratura dal 3 dicembre 2021 al 21 aprile 2022, con l’obiettivo di verificare l’efficacia nel tempo del vaccino nel periodo di prevalenza di Omicron.
Degli oltre 145.000 studi inizialmente considerati, 409 sono stati analizzati e di questi 17 rispondevano ai criteri di inclusione per l’ulteriore analisi. Sette studi hanno valutato l’efficacia del vaccino dopo vaccinazione primaria (due dosi), uno solo con la vaccinazione di richiamo e 10 con entrambe (3 dosi). Un mese dopo il completamento della vaccinazione primaria, l’efficacia del vaccino contro la malattia grave COVID-19 risultava essere inferiore per Omicron, rispetto alle varianti pre-Omicron, ma l’ulteriore diminuzione dell’efficacia del vaccino tra 1 e 6 mesi dopo la vaccinazione è stata trascurabile. Anche l’efficacia della vaccinazione primaria contro la malattia sintomatica era inferiore per Omicron, ma a differenza di quanto osservato per la malattia grave, l’efficacia del vaccino è diminuita rapidamente tra 1 e 6 mesi. Un mese dopo la vaccinazione di richiamo (3° dose), l’efficacia del vaccino contro Omicron è stata generalmente superiore per tutti gli esiti considerati (malattia grave, forme sintomatiche). In particolare, la diminuzione dell’efficacia del vaccino dopo il richiamo è stata modesta per la malattia grave, più accentuata nei confronti della malattia sintomatica. Gli autori quindi concludono che l’efficacia della vaccinazione primaria nei confronti della malattia grave causata da Omicron, è inferiore a quella osservata contro le altre varianti, con un lieve ulteriore declino nel tempo. La vaccinazione di richiamo aumenta l’efficacia del vaccino che resta alta per 4 mesi dopo la vaccinazione.
L’efficacia del vaccino contro la malattia sintomatica diminuisce rapidamente dopo la vaccinazione primaria così come dopo il richiamo, anche se in misura minore, rispetto a quanto avviene per la sola vaccinazione primaria. L’efficacia della quarta dose di vaccino a mRNA nel prevenire la mortalità in soggetti ricoverati nelle residenze sanitarie protette e negli anziani, è stato oggetto di uno studio di coorte retrospettivo condotto in Svezia. Si sono valutate due coorti di soggetti utilizzando i registri nazionali; la prima costituita dai residenti delle strutture di assistenza a cui è stata somministrata la 4° dose di vaccino a mRNA dal gennaio 2022 in poi e la seconda che comprendeva, tutti gli individui di età pari o superiore a 80 anni a cui è stata somministrata la 4° dose. È emerso dai risultati dello studio che rispetto alla 3° dose, la 4° dose di un vaccino a mRNA somministrato nel periodo di circolazione di Omicron, si è associato ad un ridotto rischio di morte per tutte le cause nei residenti delle strutture di assistenza e nelle persone più anziane durante i primi due mesi, passati i quali, la protezione si è lievemente ridotta.
La 4° dose quindi può prevenire la mortalità nelle persone più anziane e più fragili, anche nei confronti di Omicron, anche se i tempi della vaccinazione potrebbero rappresentare un elemento limitante per il possibile calo della protezione. Per valutare l’attività anticorpale neutralizzante nei confronti di 21 varianti di SARS-CoV-2 in anziani e vaccinati con vaccino Pfizer, sono stati testati 72 campioni di sieri provenienti da 37 individui di età compresa tra 70 ed 89 anni, vaccinati con due dosi, per valutare a distanza di tempo la capacità neutralizzante virale da parte degli anticorpi. I risultati della ricerca hanno confermato una sostanziale immuno-evasione per le varianti Omicron, Delta e Theta. In particolare, si è dimostrato che il cambiamento nella posizione 484 nel sito recettoriale di legame (RBD) si rende responsabile della riduzione di efficacia degli anticorpi neutralizzanti.