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Costruire la Repubblica ogni giorno

Non si può avere una visione celebrativa e ricorrenziale della festa della Repubblica, che diverrebbe puramente e, forse, inutilmente commemorativa se legata ad un avvenimento remoto, che rimarrebbe del tutto privo di un dinamismo attuale, se non se ne cogliesse il significato nazionale, istituzionale e sociale.

Nazionale è stata la ricostruzione morale, economica e sociale del Paese, riunificato e risollevato dalle macerie della guerra, pur nella contrapposizione tra forze politiche animate da diverse e contrastanti radici ideali. Istituzionale è stata la scelta per la forma repubblicana di Stato, mediante l’esercizio diretto della sovranità popolare, espressa con il referendum che il 2 giugno segna nella storia. La Costituzione vede in quel voto il suo primo fondamento, e delinea un assetto delle istituzioni che ha trovato adesiva rispondenza nel recente rifiuto popolare della riforma costituzionale approvata dalla maggioranza parlamentare.

La Costituzione incorpora valori fondamentali radicati nella comunità nazionale, che devono costituire un fermento dinamico delle istituzioni e della società anche nel contesto della attuale situazione del paese. Per orientare l’azione politica e i rapporti sociali, è forse inutile richiamare il dovere, qualificato come “inderogabile”, di solidarietà politica, economica e sociale, che la Carta pone tra i principi fondamentali? Ancora: è un fuor d’opera ricordare che il lavoro concorre, nel disegno costituzionale, ad assicurare la dignità sociale della persona e concorre al progresso materiale e spirituale della società, e che la retribuzione deve assicurare alla famiglia “un’esistenza libera e dignitosa“?

Risponde ad una visione irrealistica la affermazione che ha diritto di asilo lo straniero al quale sia impedito nel suo paese di esercitare le libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana? Questi interrogativi, e queste prescrizioni costituzionali ci pongono al centro dei temi che la stessa cronaca segnala come tra i più dibattuti.

Si potrebbe continuare con previsioni della Carta che, con i principi democratici e con la garanzia dei diritti fondamentali, sono il nucleo essenziale della Repubblica e, quindi, della festa che per essa si celebra. Se oscuriamo questi principi, se smorziamo la tensione a realizzare nell’attuale contesto gli obiettivi che la Costituzione prescrive di raggiungere, la festa diventa inutile e priva del suo significato.

Sta ai cittadini ricordarlo, sta a chi nelle istituzioni ha la guida politica del Paese non perdersi nel labirinto delle piccole beghe per l’esercizio di un potere sterile, perdendo di vista come quei principi orientano nel trovare le soluzioni per i grandi problemi che oggi si impongono nella vita sociale. La festa apre sempre alla speranza, ma richiede anche un impegno che non si chiude nel giorno delle celebrazioni.

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