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Cosa rende la Giustizia universale più grande di ogni confine

Oggi 17 luglio ricorre la Giornata internazionale della giustizia penale in cui si commemora l’anniversario dell’adozione dello Statuto di Roma, cioè del trattato istitutivo della Corte penale internazionale (CPI)[1]. È un momento di estrema importanza, anche alla luce della cronaca attuale, per tutte le vittime di gravi crimini internazionali ed i loro sostenitori verso la ricerca della Giustizia.

Questa commemorazione è il frutto di coloro che, nella storia, da Kant a Kelsen, da Russel a Rawls, fino agli italiani Giuliano Vassalli e Antonio Cassese, hanno elaborato il concetto di una giustizia globale ed internazionale per dar forma e sostanza, all’idea di un tribunale penale internazionale dal carattere permanente e dall’efficacia universale. Proprio a Roma, il 17 luglio 1998, ne fu finalmente approvato lo Statuto[2].

Questa istituzione fu pensata e voluta dalla comunità internazionale sin dal 1948, quando l’Assemblea generale dell’ONU, nella Convenzione per la prevenzione e la punizione dei crimini di genocidio, (art. 6 della risoluzione n. 260) aveva previsto la possibilità per gli Stati di deferire i giudizi sui crimini di genocidio ad un Tribunale internazionale appositamente costituito. All’epoca la guerra fredda allontanò però l’accordo tra gli Stati, mettendo in stallo il progetto fino al 1994, anno in cui venne costituito un apposito comitato all’interno delle Nazioni Unite che lo portò poi a compimento negli anni successivi.[3]

Lo “Statuto di Roma” è oggi la base giuridica più completa per la definizione dei crimini di genocidio (articolo 6), dei crimini contro l’umanità (articolo 7), e dei crimini guerra (articolo 8). Con la Conferenza di revisione di Kampala del 2010, inoltre la Corte ha esteso la sua competenza e ha definito anche il crimine di aggressione (articolo 8 bis), ovvero l’attacco ingiustificato alla sovranità di uno Stato.

La Corte è chiamata ad intervenire secondo il principio di complementarietà cioè qualora gli Stati “non vogliano o non possano” giudicare i colpevoli per unwillingness, “difetto di volontà”, o per inability, “incapacità” o “collasso istituzionale” dello Stato; ha la propria sede all’Aia e rappresenta l’impegno collettivo di 123 Stati Membri, tra cui l’Italia, dedicati a combattere l’impunità per i crimini più atroci al mondo nella comunità internazionale.

Attualmente, l’Ufficio del Procuratore Karim Asad Ahmad Khan sta conducendo 31 processi, 14 Indagini investigative e 3 Esami preliminari e sono 13 i mandati di arresto emessi riguardanti imputati a piede libero. Da ultimo, alla ribalta delle cronache, il 17 marzo scorso, la II Camera Preliminare della Corte, ha spiccato due mandati di arresto nei confronti del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin e di Maria Alekseevna L’vova-Belova, commissaria presidenziale per i diritti dei bambini in Russia.

Nonostante il difficile panorama globale che ha visto il percorso della giustizia penale internazionale attraversare tanti banchi di prova e dure contestazioni, nell’arco degli ultimi anni ci sono stati progressi nella sua implementazione; infatti l’assenza, tra gli stati che hanno firmato e/o ratificato il trattato, di Cina, Stati Uniti e Russia da sempre, ne avevano minato il potere e il valore.

Significativo è stato il dietro front di Biden rispetto all’amministrazione Trump che in passato ostacolava attivamente la Corte anche con sanzioni e con grande sconcerto internazionale. Attualmente gli Stati Uniti le stanno offrendo grande supporto anche se, politicamente, il nuovo atteggiamento statunitense non è indenne da valutazioni di un qualche opportunismo visto il conflitto Ucraina- Russia. La Russia, aveva firmato il trattato nel 2000, ma già da diversi anni ne aveva comunque ritirato la firma[4], mentre la Cina ha sempre mantenuto un atteggiamento critico e monolitico di non adesione.

I progressi si sono registrati anche rispetto alle critiche mosse dai rappresentanti delle istituzioni e della società civile del continente africano[5] che avevano spesso tacciato di “doppiopesismo” la Corte nei confronti dell’Africa, suscitando il disappunto di gran parte dei leader africani sul suo operato; negli ultimi anni infatti si sono iniziate analisi preliminari e indagini rilevanti fuori del continente africano, differenziando le attività della Corte e mettendo sotto osservazione l’Occidente; oltre ai crimini in Ucraina (che peraltro erano sotto indagine sin dal 2014), le azioni israeliane in Palestina, quelle statunitensi in Afghanistan, e, in Iraq, quelle dei soldati britannici.

Va in ogni caso tenuto presente che lo “stralcio” e la “chiusura” di diverse di queste analisi e indagini, non ha ancora definitivamente sopito la preoccupazione di un double standard, sia nell’utilizzo delle risorse che nel rispondere a delle aspettative di natura politica. Da parte sua il procuratore Khan ha sempre ribadito ad istituzioni e società civile un forte messaggio di sicura indipendenza da ogni interesse politico confliggente con le esigenze di Giustizia.

Ciò che comunque è auspicabile è che, la celerità e l’efficacia, dimostrata dalla Corte per il caso Ucraina, dove molti paesi aderenti al Trattato (es: Polonia, Lituania, Olanda[6] e l’intera UE) hanno offerto con Eurojust[7]  un apporto davvero significativo in termini di budget e risorse, sia un tesoro importante di esperienza che possa essere applicato anche ad altre questioni internazionali.

La ricorrenza che celebriamo in questa Giornata Mondiale dovrebbe portare a guardare con occhi diversi e nuova attenzione la Corte Penale Internazionale nel contesto geopolitico attuale; l’interdipendenza e la globalizzazione rendono la Giustizia universale più grande di ogni confine, e anche la giurisdizione e competenza di questo Tribunale rispetto agli Stati, dovrebbe consolidarsi ed essere rinnovata in questa direzione e verso una geopolitica dei diritti piuttosto che degli interessi. Mai come in questa epoca storica Giustizia e Pace necessitano di camminare assieme.


[1] Di seguito il link per visitare il sito della Corte https://www.icc-cpi.int/
[2] Testo in lingua originale (inglese) https://www.icc-cpi.int/sites/default/files/NR/rdonlyres/ADD16852-AEE9-4757-ABE7-9CDC7CF02886/283503/RomeStatutEng1.pdf
[3] Fondamentale fu l’istituzione dei Tribunali per i crimini internazionali commessi nella ex Jugoslavia ed in Rwanda
[4] https://www.internazionale.it/notizie/2016/11/17/la-russia-esce-dalla-corte-penale-internazionale
[5] La critiche hanno portato al ritiro dal trattato di Roma del Burundi https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2016/10/21/south-africa-burundi-rome-statute/
[6] https://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2022/04/11/borrell-ue-sosterra-indagini-corte-dellaja-su-crimini-di-guerra-in-ucraina_df332a2f-75cb-4a84-9e6b-c5b15662ee8d.html
[7] https://european-union.europa.eu/institutions-law-budget/institutions-and-bodies/search-all-eu-institutions-and-bodies/eurojust_it

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