Ed ecco che per la terza volta Luiz Inácio Lula da Silva ha vinto pur di stretta misura le elezioni presidenziali in Brasile. Lula, è stato sempre chiamato così dai suoi amici, ritorna presidente a 78 anni dopo un calvario giudiziario spinto da oscure trame per accusarlo di corruzione, che lo scaraventò persino in carcere nel grande sconcerto popolare. Tutto costruito dal teorema che noi italiani conosciamo, “non poteva non sapere”.
Tornitore metalmeccanico, rianimò il suo Sindacato alla fine della dittatura militare, e nell’80 insieme ad intellettuali antifascisti, diede vita al Partido dos Trabalhadores, che riuscì ad unire lavoratori, studenti, intellettuali progressisti, cattolici sociali. Da quell’epoca ha saputo costruire basi solide per scalare già nel 2002 la presidenza della repubblica federale brasiliana. Durante il suo primo mandato ha affrancato 24 milioni di persone dalla miseria, ha ridotto il tasso di disoccupazione dal 12 all’8%, ha creato circa 13 milioni di posti di lavoro in più. Anche la scolarità è aumentata fino a raggiungere il 90% così come i redditi dei brasiliani diventarono più alti.
Nel primo mandato, per estendere il welfare con il programma “bolsa famiglia” e redditi più alti, ha compensato la operazione di grande valore sociale con la crescita delle produzioni a ritmi molto sostenuti. Una impostazione che difficilmente si può rintracciare nelle esperienze degli altri paesi sudamericani, solitamente disposti a distribuire denari pubblici senza alcun corrispettivo di impegno. Così è clamorosamente accaduto in Venezuela che in pochi anni si è ritrovato con le casse pubbliche vuote e un tremenda recessione.
Nel secondo mandato ha reso più solido il sistema economico occupandosi positivamente dell’autonomia energetica attraverso maggiori produzioni di energie rinnovabili, ha rafforzato l’industria, il terziario, l’agricoltura, le infrastrutturazioni materiali ed immateriali. Ora nel terzo mandato, conoscendolo, vorrà dare più prestigio al Brasile, che ormai conta 210 milioni di cittadini, viaggia mediamente al 5% di Pil, è diventata una vera potenza economica mondiale. Dal Brasile ci si aspetta un impegno speciale per dare forza ed efficienza al “Mercosul”, una esperienza similare alla primordiale Comunità Economica Europea, per sviluppare i commerci tra sudamericani ed in relazione con altri partner mondiali.
C’è da sperare che Lula voglia e sappia anche raggiungere un rapporto solido anche con i paesi occidentali, impegnati come sono a fronteggiare paesi governati da autocrati che come si nota ormai, vogliono anche imporre un modello economico e di costumi illiberali che non può che annichilire lo sviluppo delle persone. Persona libera e di cultura popolare, avendo lottato contro le dittature conosce bene i rischi che si correrebbero nel mondo, a partire dai lavoratori per la loro crescita collettiva e personale. Dunque auguriamo al Brasile di continuare il cammino di prosperità e Democrazia per recuperare al benessere ancora sacche di povertà e di esclusione sociale.