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Conversazione sull’Isis con una studentessa musulmana

“Salve prof. scusi per il disturbo…le volevo domandare: come faccio a far capire a chi mi è intorno, che chi fa attentati terroristici non è musulmano! Ma è solo un disgraziato, malato mentale grave … e che l’Islam, per quanto possa sembrare assurdo (solo per alcuni), è molto simile al cristianesimo??? Le faccio questa domanda perché sono stata un mese intero con una persona di 68 anni (colta) che non ha fatto altro che dirmi di cambiare religione, che confrontando le due religioni il cristianesimo è migliore ecc… lei cosa ne pensa?”

Carissimo Dio, cosa devo rispondere a Khalida? Tu lo vedi cosa stiamo passando sulla terra, vero? Il Cielo è così unito alla Terra che a te non sfugge nessuna lacrima e nessuno sorriso. E certamente non ti sta sfuggendo il cuore in ricerca di Khalida. Cosa dovrei dirle?

Qui, Signore, siamo in allarme rosso. La paura del futuro ci sta travolgendo e la voglia di ripararsi dietro dei muri per dividere i buoni dai cattivi è tanta. Tutti parlano (e sparlano); tutti pregano (e imprecano); tutti si informano (e disinformano). Sembra di stare in una nuova – l’ennesima – Torre di Babele, Signore. Che devo dirle? Dovrei pian piano portarla a lasciare la sua religione, quell’Islam che l’ha cresciuta mite e generosa (perché tu la conosci e sai che è così)? Dovrei darle una lista di libri da leggere per farle capire che un conto è l’Islam ed un conto sono gli islamici?

O forse dovrei spiegarle la differenza tra una religione ed i suoi estremismi? E dovrei dirle che la parola “Islam” dice tutto e niente perché è strapiena di sfumature diverse, per cui ad est si può trovare un islam e ad ovest un altro? Oppure dovrei invitarla a parlare sia con un sacerdote che con un imam in modo che, per par condicio, lei si destreggi tra le cose spirituali in comune e quelle differenti?

Una cosa è certa: Khalida ha ben chiaro che in questa faccenda dell’Isis, la religione non c’entra niente. Ha capito perfettamente che, sulla terra, se vuoi fare spudoratamente cose terribili, devi nasconderle dietro qualcosa di bello. Allora crei subito una gran confusione. A quel punto pochi saranno in grado di distinguere la ricerca spirituale di una religione dagli omicidi fatti in nome di Dio. Anzi. In preda a tanti limiti invisibili (ignoranza, paura, ideologia…) inizieranno a gridare che bisogna togliere di mezzo ogni religione, perché solo così la pace ritornerà.

Ma Khalida non fa parte di questo popolo. Lei, da persona sensibile qual è, spesso ha guardato dentro il suo cuore. Ed ha visto che è da lì che partono le scelte degli uomini. È lì che si annida il segreto della felicità e del dolore. Ed il cuore di Khalida, Signore, è uguale a quello di tutti noi. È un campo di battaglia tra il bene ed il male.

Dio dell’Universo, dove sono ora quei tuoi figli uccisi in Spagna? Li hai sollevati con un’overdose di vita e di gioia, fino a cancellare la paura dei loro ultimi attimi di vita? E dov’è ora quel tuo figlio che a Cambrils, dopo aver scelto di seminare terrore d’intorno, si era messo a provocare la polizia, andando incontro alla morte, ridendo sprezzante? Dove sono, Padre? E dove sei tu?

Sai cosa farò, per iniziare? Farò leggere a Khalida il testamento di Frère Christian de Chergé. Nella notte tra il 26 ed il 27 marzo 1996 lui, insieme ad altri sei monaci trappisti, furono rapiti da un gruppo di terroristi. Christian era il priore di quella bellissima comunità monastica di Tibhirine, sorto nel 1938 a novanta chilometri da Algeri. Prima del rapimento in tanti, per proteggerli, avevano tentato di convincerli a scappare perché si sospettava un’azione del genere; ma non se ne vollero andare. Dopo il rapimento furono fatte delle trattative per liberarli, ma fu tutto inutile. Il 21 maggio il sedicente Gruppo Islamico Armato annunciò la loro uccisione. Il 30 maggio furono ritrovate le loro teste. I corpi invece non furono mai ritrovati.

Frère Christian, monaco dal 1969, in Algeria dal 1971, aveva scritto un testamento spirituale. Sapeva che i suoi giorni sulla terra erano contati. In quelle righe traspare tutta la sua forza interiore. Bisogna essere forti, infatti, per amare fino in fondo. Il male è banale. È alla portata di tutti. Il bene, Signore, è forte. È come Te.

E siccome Frère Christian voleva essere vicino a Te, parlava della sua comunità come di “oranti in mezzo ad altri oranti”. Aveva una conoscenza profonda dell’islam e una straordinaria capacità di esprimere la vita. Le sue ultime righe, scritte poco prima del rapimento, le ha dedicate all’Islam e a chi lo avrebbe ucciso:

“So il disprezzo con il quale si è arrivati a circondare gli algerini globalmente presi. So anche le caricature dell’islam che un certo islamismo incoraggia. È troppo facile mettersi a posto la coscienza identificando questa via religiosa con gli integralismi dei suoi estremisti. … la mia morte sembrerà dar ragione a quelli che mi hanno rapidamente trattato da ingenuo o da idealista: ‘Dica adesso quel che ne pensa!’. Ma costoro devono sapere che sarà finalmente liberata la mia più lancinante curiosità. Ecco che potrò, se piace a Dio, immergere il mio sguardo in quello del Padre, per contemplare con lui i suoi figli dell’islam come lui li vede, totalmente illuminati dalla gloria di Cristo, frutti della sua passione, investiti del dono dello Spirito, la cui gioia segreta sarà sempre lo stabilire la comunione e il ristabilire la somiglianza, giocando con le differenze… E anche te, amico dell’ultimo minuto, che non avrai saputo quel che facevi. Sì, anche per te voglio questo grazie e questo ad-Dio profilatosi con te. E che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due. Amen! Inshallah

Algeri, 1º dicembre 1993

Tibhirine, 1º gennaio 1994

Christian †”

Caro Dio, a questi fratelli liberi dal male, io voglio guardare. Ed un’altra cosa dirò a Khalida. Le dirò, per fiducia in Te e negli uomini di buona volontà, che l’Isis perderà. Finirà. Verrà sconfitto. Ma glielo voglio dire adesso. Prima che accada.

Come Sophie Scholl che, calma e senza paura, di fronte alle urla di Roland Freisler – noto giurista del Terzo Reich – che nel febbraio del ’43 la stava condannando a morte, disse: “Presto vi troverete qui al mio posto”. Presto voi sarete falliti. Presto verrà la vostra fine. E così, caro Dio, anche io, per fede nella vita ed in Te, dirò a Khalida: “Presto l’Isis fallirà. Presto verrà la sua fine. Quando di preciso? Presto. Molto presto”.

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