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Consacrare la propria vita

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Ricorre oggi, festa della Presentazione al Tempio di Gesù, la Giornata mondiale della Vita Consacrata. Nelson Mandela diceva: “Il santo è un peccatore che non si arrende mai”. E' troppo facile non prendersi le responsabilità della vita e rimanere “sdraiati” sul letto della propria depressione o di tristezza di non senso. La Sacra Scrittura c'invita continuamente: “Alzati, rivestiti di Luce.Talità Kum! Alzati e Cammina! Gioisci”. Gesù conosce la pigrizia del cuore dell'uomo e ci sprona sempre ad rialzarci, sollevarci, sorridere, sperare e vivere con entusiasmo. Gesù è meglio di un “personal trainer”, perché ci stimola incessantemente a correre sulle strade del Vangelo incontro agli uomini di oggi.

Poco tempo fa una signora, segnata dalla vita e dal dolore, con un'immagine sbagliata di Dio, mi dice: “Padre, se Dio esiste mi deve delle scuse!”. Riflettendo ed invertendo la risposta ho pensato se io veramente esisto devo dei “grazie” e delle “scuse” a Dio. Ho imparato a ricominciare ogni giorno e “prendere appunti” non solo per quello che dice il grande accademico, il saggio o “l'illuminato” del momento, ma anche per tutto quello che dice la gente semplice: un bambino, un povero, un matto, una contadino o una persona semplice.

Tutti m'insegnano la vita e la strada per il Cielo partendo su cose concrete sulla terra. La santità della povera gente vale più di tutti gli incensi o le candele delle chiese. La santità della povera gente è la colonna portante che regge la Chiesa (casta meretrix, come la chiama sant'Ambrogio), per evitare tutti i terremoti spirituali che ci dicono di abbandonare la Sposa di Cristo sulla terra. Quanta fede c'è nel cuore di un bambino che con timore, stupore e grande sorpresa riceve per la prima volta l'Eucarestia? Quanta fede c'è in un povero che mi dice, con le lacrime agli occhi, che il suo cuore scoppia d'amore per Cristo? Quanta fede c'è in una mamma, che si alza presto la mattina, e canta il suo: “Laudato sii” nel lavoro semplice e umile casalingo?

Quanta fede c'è in una vecchietta che all'ultimo banco della chiesa, sgrana il rosario, e per la sua preghiera fatta con il cuore avvengono miracoli? Quanta fede c'è in un missionario che si “spezza” per il suo villaggio per sfamare gli abitanti nel corpo e nell'anima? Quanta fede c'è nei semplici, nei puri, negli innocenti e nei santi di ogni giorno? Ci scandalizziamo dei peccati degli altri, ma non ci scandalizziamo dei nostri che sono occasione per fare un “esame di coscienza” e iniziare una vera e sincera conversione. Rimaniamo sorpresi e applaudiamo per le parole del Papa sul vivere il Vangelo radicalmente e sui poveri, e non facciamo niente per cambiare il nostro stile di vita, la nostra pastorale e il nostro “sguardo” per vedere il mondo con gli occhi della misericordia di Dio.

Mi chiedo spesso: che cos'è la Chiesa? Un museo antico, un'intrattenimento per gli anziani, una “baby-sitter” per le famiglie, un'organizzazione di volontariato o di assistenza sociale, una “macchinetta automatica” di sacramenti, un luogo pieno di arte e di storia, un posto assicurato per i “buoni” (perché fuori ci sono i “cattivi”), una struttura con le porte chiuse e sopratutto il cuore chiuso. Papa Francesco parla  di una Chiesa “in uscita” e non “in entrata”, una casa per tutti, una chiesa con le porte aperte ( anche con i cuori e i portafogli aperti per gli altri). Faccio ogni tanto un pensiero “cattivo”: “Alle volte preferisco lasciare le 99 pecorelle (perché sembrano che non si convertano e non mi convertano), per la pecorella 'smarrita' (che mi converte, mi istruisce e m'illumina come vivere il vangelo)”.

La Tradizione ci ricorda sempre di evitare due estremi: lo spiritualismo e l'attivismo. Lo spiritualismo è quell'atteggiamento di vita di pensare sempre al Cielo dimenticando quelli accanto a noi e le persone che sono sulla terra, invece l'attivismo o il martanismo (da Marta del Vangelo) è l'atteggiamento di occuparsi di tante attività, per la parrocchia, per gli altri e per i poveri, trascurando il “primo povero che siamo noi stessi” e la preghiera che è il vero motore di ogni apostolato. Ho detto ad una persona che prega poco: “Prima o poi uno si stanca di amare. Si stanca di essere moglie, madre, marito, lavoratore, insegnante, sacerdote…, ma Chi e che cosa ci dà la forza di amare? Dio e la preghiera. Dio è il “punto d'appoggio” per sollevare tutta la nostra vita e la preghiera è la vera forza ed energia per amare. Consiglio di essere tanto devoti oltre che della Vergine del Silenzio anche della Vergine dell'Equilibrio che come diceva Papa Paolo VI appena ricevette copie della sua immagine nel settembre del 1968, raggiante in volto esclamava: “Santa Maria dell’Equilibrio! … Ah proprio quella che ci vuole” oggi nella Chiesa!

fra Emiliano Antenucci: