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Con Trump serve più Europa

La vittoria di Trump ha messo in discussione un intero sistema di potere. Con lui non ha vinto solamente la destra repubblicana ma anche una nuova idea del mondo. Di fronte alle gravi emergenze occupazionali, alle drammatiche disuguaglianze economiche e sociali e all’insicurezza legata ad immigrazioni gestite spesso in modo non appropriato, i nostri sistemi democratici risultano essere estremamente fragili e le élite al potere non in grado di reagire alla paura.

L’affermazione di Trump coincide con un degrado e un impoverimento culturale delle nostre società e, allo stesso tempo, con la forte critica nei confronti delle élite e dell’establishment al comando. Ciò che ha annunciato il nuovo Presidente degli Stati Uniti preoccupa anche se i primi segnali sembrano mostrare delle discontinuità con i toni usati in campagna elettorale. I suoi messaggi, fino al giorno delle elezioni, sono stati aspri e alla ricerca di un nemico, identificato di volta in volta negli immigrati, nel libero commercio, nella globalizzazione, nella messa in discussione di diritti acquisiti, nel ristabilimento di relazioni con Mosca a prescindere dal rapporto con l’Unione europea e dal quadro di riferimento dell’Alleanza Atlantica. Dalla sera delle elezioni, però, alcuni toni sono stati smussati e anche nell’incontro con il presidente Obama ha prevalso una buona dose di prudenza.

Vedremo, ma certo con Trump si apre indubbiamente una fase nuova. Come ha dichiarato il Presidente della Commissione europea, Juncker, Stati Uniti e Ue sono legati a stessi valori e a medesimi interessi. Sarebbe inutile attendere con le mani in mano. E non dovremmo arrivare a decisioni imposte dagli avvenimenti. L’Europa dovrebbe compiere subito alcuni passi. Non dovremmo farcelo dire dagli Stati Uniti quanto sia necessario oggi lavorare sulla difesa comune europea, sulla politica estera, sull’immigrazione. Ma per avere politiche europee dobbiamo trasferire poteri all’Europa, essere convinti che l’Unione è la migliore assicurazione sulla vita dei nostri paesi.

In mezzo al guado non si può più stare. Specie adesso, in attesa che si definisca la politica della nuova amministrazione. Dobbiamo essere fiduciosi ma anche molto attenti. Ed è indubbio che l’epoca Trump chiami l’Europa a rafforzarsi, a integrarsi, a dotarsi di governance in grado di affrontare le sfide. Il vento populista e l’antipolitica, d’altronde, soffiano con troppa forza e possono travolgere i sistemi democratici. Ecco perché serve più Europa, prima che sia troppo tardi.

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