Nel 1989 il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Dimitrios I proclamò il 1° settembre come Giornata di Preghiera per il Creato per la Chiesa ortodossa Orientale. Quel giorno è stato importante per tutte le Chiese cristiane, visto che è stato seguito da molte di esse nel 2001; nel 2008 l’appello ai fedeli è stato rilanciato dal Consiglio Mondiale delle Chiese e da Papa Francesco nel 2015, che poi ha firmato l’enciclica Laudato si’ che proprio in queste ore viene aggiornata con L’Esortatazione apostolica “Laudate Deum”.
Ma la prima enciclica per la tutela del creato risale al 2012 e l’ha firmata l’attuale patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I: la sua preghiera per «la conservazione dell’ambiente naturale» è stata un appello a Dio affinchè cambi «la mentalità dei potenti del mondo e li illumini perchè non distruggano l’ecosistema del pianeta per ragioni di profitto economico e di effimero interesse». Già allora il patriarca denunciava «l’aumento della temperatura dell’atmosfera, le condizioni meteorologiche estreme, l’inquinamento degli ecosistemi, sia a terra che in mare, e la minaccia globale – che a volte arriva alla distruzione totale – della possibilità di vita in alcune regioni del mondo».
La tutela del creato dunque è un elemento fondante dell’ecumenismo ed ogni anno dal primo settembre al quattro ottobre, cioè dal giorno prescelto da Dimitrios I a quello dedicato a San Francesco, i cristiani si uniscono per ascoltare e prendersi cura della casa comune. Il tema scelto dal Comitato Direttivo Ecumenico per il 2023 è stato questo: “Che la Giustizia e la Pace scorrano” come suggerito dal profeta Amos: “Piuttosto come le acque scorra il diritto e la giustizia come un torrente perenne” (Amos 5 24).
Cosa voleva dirci il profeta Amos con queste parole? La domanda, nel luglio del 2022, se la è posta Francesco, durante il suo pellegrinaggio sulle sponde del Lago Sant’Anna, nella provincia di Alberta, in Canada. Lo ha rivelato lui stesso il primo settembre scorso, nel messaggio per giornata di preghiera per la cura del creato. Ha scritto Francesco ripensando al lago Sant’Anna: “Quel lago è stato ed è un luogo di pellegrinaggio per molte generazioni di indigeni. Come ho detto in quell’occasione, accompagnato dal suono dei tamburi: quanti cuori sono giunti qui desiderosi e ansimanti, gravati dai pesi della vita, e presso queste acque hanno trovato la consolazione e la forza per andare avanti! Anche qui, immersi nel creato, c’è un altro battito che possiamo ascoltare, quello materno della terra. E così come il battito dei bimbi, fin dal grembo, è in armonia con quello delle madri, così per crescere da esseri umani abbiamo bisogno di cadenzare i ritmi della vita a quelli della creazione che ci dà vita”.
Siamo in un contesto per noi innovativo e che ci ricorda come “kosmos”, il vocabolo greco da cui viene il nostro vocabolo “cosmo”, sia sin dalle sue origini un termine che vuol dire “ordine”, o meglio “buon ordine”. Il disordine, ha ricordato opportunamente il professor Andrea De Santis in una recente pubblicazione, per i greci era “akosmia”, cioè mancanza di kosmos-ordine. Dunque nel vocabolo è insita l’idea di coordinamento, di ciò che lega e collega il molteplice in un’unità organica. Ecco il brano illuminante, impressionante, di Anassimene, il primo filosofo greco a parlare di cosmo come mondo, “Principio delle cose che sono è l’infinito”, passaggio decisivo per il nostro pensiero, collegando l’ordine e l’infinito. Lasciamo le citazioni filosofiche e il professor De Santis, ricordando però ciò che nel prosieguo del testo di Anassimene collega infinito e ordine è un altro vocabolo decisivo per il nostro discorso; la giustizia. Ci può essere un ordine ingiusto a tenere insieme il cosmo?
E’ dunque l’ordine cosmico il torrente perenne di cui ci parla il profeta Amos? A me sembra che in altri termini, sia il coordinamento dei battiti di cui parla Francesco il vero punto. Tutto questo è antico, profondamente radicato nel pensiero dell’uomo, ma sorprendentemente ora che siamo andati molto avanti tutto questo ci appartiene di meno, sembriamo molto lontani da questa ricerca di “armonia”, quasi inconsapevoli che senza aria nessuno può vivere, e senza acqua non possiamo sopravvivere. Anzi, quando a San Pietro si svolse il sinodo per l’Amazzonia e alcuni esponenti dei popoli indigeni parlarono della Madre Terra qualcuno si disse scandalizzato, senza spiegare perché.
Annunciando la pubblicazione del suo aggiornamento dell’enciclica Laudato sì, cioè l’Esortazione Apostolica “Laudate Deum” attesa in queste ore, Francesco ha parlato di guerra mondiale al creato. A molti è apparsa una notizia, nel senso di una novità. E invece è nel testo che abbiamo appena citato, il massaggio del primo settembre per Giornata Mondiale di Preghiera per il Creato. Scriveva il primo settembre il papa: “In questo Tempo del Creato, soffermiamoci su questi battiti del cuore: il nostro, quello delle nostre madri e delle nostre nonne, il battito del cuore del creato e del cuore di Dio. Oggi essi non sono in armonia, non battono insieme nella giustizia e nella pace. A troppi viene impedito di abbeverarsi a questo fiume possente. Ascoltiamo pertanto l’appello a stare a fianco delle vittime dell’ingiustizia ambientale e climatica, e a porre fine a questa insensata guerra al creato. Vediamo gli effetti di questa guerra in tanti fiumi che si stanno prosciugando. «I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi», ha affermato una volta Benedetto XVI. Il consumismo rapace, alimentato da cuori egoisti, sta stravolgendo il ciclo dell’acqua del pianeta. L’uso sfrenato di combustibili fossili e l’abbattimento delle foreste stanno creando un innalzamento delle temperature e provocando gravi siccità. Spaventose carenze idriche affliggono sempre più le nostre abitazioni, dalle piccole comunità rurali alle grandi metropoli. Inoltre, industrie predatorie stanno esaurendo e inquinando le nostre fonti di acqua potabile con pratiche estreme come la fratturazione idraulica per l’estrazione di petrolio e gas, i progetti di mega-estrazione incontrollata e l’allevamento intensivo di animali. “Sorella acqua”, come la chiama San Francesco, viene saccheggiata e trasformata in merce soggetta alle leggi del mercato”.
Proprio sorella acqua può richiamarci alla mente le incredibili immagini di New York, la città che non si ferma, improvvisamente paralizzata nei giorni trascorsi dall’alluvione che l’ha sommersa. Sono gli eventi climatici estremi, che seguono agli sfruttamenti estremi e causano il disordine per cui non c’è più sintonia tra i battiti dei cuori di molti uomini e dell’ambiente.
Per ritrovare l’ordine occorre un punto di partenza e Francesco lo individua: “Per prima cosa, contribuiamo a questo fiume potente trasformando i nostri cuori. È essenziale se si vuole iniziare qualsiasi altra trasformazione. È la conversione ecologica che San Giovanni Paolo II ci ha esortato a compiere: il rinnovamento del nostro rapporto con il creato, affinché non lo consideriamo più come oggetto da sfruttare, ma al contrario lo custodiamo come dono sacro del Creatore. Rendiamoci conto, poi, che un approccio d’insieme richiede di praticare il rispetto ecologico su quattro vie: verso Dio, verso i nostri simili di oggi e di domani, verso tutta la natura e verso noi stessi”.