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Come cambia la famiglia

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La fine dell’anno è un tempo di bilanci e la Festa della Sacra Famiglia è occasione per tentare di fare un bilancio sullo stato della famiglia: una realtà talmente vasta, pervasiva e interdisciplinare che l’impresa di dirne qualcosa di sintetico risulta indubbiamente riduttivo.

Riferendoci al contesto italiano e volendo sintetizzare al massimo potremmo dire che in questo momento sono tre gli atteggiamenti che si possono avere di fronte al cambiamento epocale a cui assistiamo con accelerazione crescente.

Il primo è quello di fare finta che nulla stia succedendo; è l’atteggiamento di quelli che pensano che in realtà la famiglia – a parte qualche deviazione – sostanzialmente resta uguale a quella di 50anni fa. È una posizione ingenua, probabilmente sincera ma comunque pigra, che può permettersi chi vive in contesti isolati e protetti. Penso alle molte famiglie di agricoltori e allevatori della mia bassa veronese, o ad alcune comunità carismatiche molto coese e poco permeabili dall’esterno.

Il secondo è quello del catastrofismo, degli “apocalittici” per dirla con Umberto Eco: queste persone vivono di pessimismo anticipatorio, ricercano nevroticamente tutte le prove per dimostrare che ormai siamo allo sfacelo, che non ci sono più valori, che non ci sono più sistemi di riferimento. È una posizione paradossale perché evidenzia ed amplifica ciò che si teme. Le bacheche social di molti cattolici sono campi di battaglia nei quali si trovano tanti di quegli scandali che ci chiediamo se davvero avremmo voluto saperli, e se una volta che li conosciamo ci sentimo più sollevati o più ansiosi e sperduti.

Il terzo è quello degli ottimisti. La famiglia sta cambiando in meglio. Qui ritroviamo le posizioni di chi guarda con simpatia e speranza ai nuovi scenari del familiare: l’instabilità coniugale renderebbe i rapporti più veri e flessibili, le coppie omogenitoriali sono le benvenute e in un futuro di “peace & love” tutti vivremo con rispetto e tolleranza e ognuno si farà la famiglia che desidera, purché non crei danno agli altri. Questa posizione non tiene conto della realtà, delle derive di questa forma di libertarismo: figli senza radici, ansiosi, pratiche di fecondazione fortemente discutibili, liquidità che rendone ogni legame uguale agli altri e quindi nessuno importante…

La verità – e la Buona Notizia visto che siamo in clima natalizio – è che la famiglia può essere oggetto di indagine ma è prima di tutto un soggetto.

La famiglia – non è una novità – è stata data per morta fin troppe volte. Ma continua a vivere perché è una trama che collega nel tempo l’umanità. Sembra avere una vita propria, qualcosa di simile all’inconscio collettivo di Jung, e una struttura di base che rimane uguale a se stessa nella diversità, che trascende i vizi e le virtù di ogni epoca.

Si pensi alla battaglia ideologica intorno ai temi del maschile e del femminile nei ruoli familiari: da decenni, dal femminismo, eserciti schierati nelle trincee del tradizionalismo e del modernismo hanno scritto pagine di tutto e del contrario di tutto.

E poi troviamo la famiglia nella sua semplicità, magari quella in cui viviamo. Chi la vive da dentro sente che marito e moglie sono creature differenti, che portano una mascolinità e una femminilità innegabili, che tuttora sono portatori di matris-munus e di patris-munus. Al tempo stesso sentono che il loro modo di essere maschi e femmine è differente da quello dei loro padri e delle loro madri e dei loro nonni e delle loro nonne. Nella gioia e nel dolore i rapporti si trasformano, ma in maniera armonica, pervenendo a nuovi equilibri funzionali alla società in cui la famiglia è immersa.

La famiglia cambia mantenendo la sua struttura di base. Casomai possiamo rilevare che mentre fino a pochi anni fa questa struttura era in qualche modo garantita dall’esterno, adesso chi la sceglie deve costruirla tutti i giorni. Ci pare un grande passo in avanti. Oggi il benessere della famiglia dipende dalla volontà dei singoli membri di mettere in atto gesti di amore, con affetto, passione, dedizione, impegno.

È un sacrificio? Certo! Nel senso più pieno del sacer- facio, rendo sacro. Nel giorno della sacra famiglia, scegliamo allora di soffermarci un attimo a prendere consapevolezza che è ognuno di noi – con le sue azioni – a rendere la famiglia sacra.

 

Marco Scarmagnani: