La nostra “Casa Comune”, in questo momento storico profondamente travagliato, è attraversata da diversi conflitti insensati tra popoli che dovrebbero essere fratelli e dall’emergere di nuove fragilità sociali le quali, obbligatoriamente, devono farci riflettere sulla necessità inderogabile di essere portatori di bene e di promuovere quello che, con assoluta grandezza, Papa Francesco ha definito lo “sviluppo umano integrale”. Fare il bene, indipendentemente dalle funzioni rivestite e dalle religioni professate, significa essere autenticamente prossimi a coloro che stanno soffrendo, cercando di alleviare le sofferenze attraverso l’ascolto ed un aiuto concreto. Nel corso della mia vita, diversi eventi personali e pubblici, mi hanno sempre guidato, attraverso la luce di Maria, ad essere attento al prossimo, alle sue necessità e soprattutto alla tutela della dignità nonché della sacralità della vita umana in ogni sua declinazione. Questi valori si sono radicati nella mia personalità dopo che, da giovane viceprefetto, ho avuto la fortuna di incontrare più volte Madre Teresa di Calcutta la quale, con il suo esempio di santità e di vicinanza instancabile agli ultimi, mi ha dato l’opportunità di sperimentare l’amore profondo di Gesù, attraverso la devozione all’Immacolata, di cui ho vissuto il coinvolgimento e la potenza indescrivibile attraverso il mio ruolo di Prefetto della Repubblica e Missionario della Carità, che ho sempre cercato di espletare con umiltà e vicinanza ad ogni persona.
Sono ormai trascorsi anni da quell’incontro con Madre Teresa e dal mio pensionamento ma, gli stessi valori, in maniera anche più forte, animano la Chiesa e, di luminoso riflesso, la mia persona. Pochi giorni fa, ho letto integralmente la dichiarazione “Dignitas Infinita”, redatta dal Dicastero per la Dottrina della Fede su impulso del Santo Padre e, da fervente cattolico, ho provato una grande gioia. In questo bellissimo documento, attraverso l’affermazione della dignità della vita e della sua tutela in ogni forma, ho rivissuto lo spirito di Madre Teresa e della sua volontà di essere “una piccola matita nelle mani di Dio” per stare vicino a chi sta male, contribuire ad alleviare le loro sofferenze e a comprendere il grande dono della vita. Vorrei che, sulla base del mirabile insegnamento della “Dignitas Infinita”, si riaffermino immediatamente i valori di fraternità tra i popoli su scala globale. Tutti coloro che rivestono funzioni pubbliche, senza se e senza ma, devono impegnarsi senza scuse per la pace ad ogni latitudine. Servire le istituzioni vuol dire, in primis, aiutare chi sta male. Questo è il primo tassello per tutelare la dignità delle persone a cui, se ci si vuole definire credenti, bisogna puntare, seguendo lo spirito della nostra cara Mammina Celeste che ha un Cuore di Madre e ci guida verso il bene universale.
Mi permetto infine di formulare un prezioso e soave suggerimento: se è vero e lo è che la pace interiore conduce alla gioia, allora non ci resta che coltivare il sorriso, la bontà e la carità. Ma è vero il contrario: la gioia conduce alla pace e ciò la scorgiamo in un piccolo bambino che appena schiude gli occhi rivolge alla propria mamma un sorriso meraviglioso, che stupisce perché esso è semplice, innocente, donando alla stessa mamma una pace e una felicità indescrivibili: il volto della mamma diventa luminoso e contagia il prossimo. Luce vicina, Luce lontana e via via, grazie al Vento, si propagano fino all’orizzonte: come sarebbe bello non poter più vedere missili, sostituiti da rondini e farfalle che librandosi nei cieli azzurri aprirebbero tanti cuori induriti. Ebbene, se ogni uomo si impegnasse a “tornare bambino “quanta gioia e pace scorrerebbero sulle vie del mondo: un piccolo sforzo alla ricerca della gioia ci porterebbe a quella sospirata tranquillità del cuore che è il vero segreto di una vita vera quasi celestiale.