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Chiesa, amore e sesso

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“E non c’è sesso senza amore, è dura legge nel mio cuore” canta Antonello Venditti in una delle sue canzoni più belle, “Ricordati di me”. Eppure, la “società liquida” in cui viviamo sembra muoversi esattamente nella direzione opposta. Il sesso senza impegno, vissuto in modo superficiale, all’insegna del “che male c’è”. E’ la stessa società che accusa la Chiesa di essere sessuofoba, retriva e medievale.

E invece è vero esattamente il contrario. Il libro di padre Knotz è solo un esempio. Basta leggere cosa c’è scritto nel Catechismo della Chiesa cattolica: “La sessualità è sorgente di gioia e di piacere: Il Creatore stesso (…) ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone”.

Il punto è proprio il modo in cui si vivono le gioie del sesso, che per la Chiesa non è affatto un tabù. Lo è stato forse in passato, per certe visioni parziali che privilegiavano l’aspetto procreativo, la trasmissione della vita, a scapito di quello unitivo, altrettanto fondamentale per il bene degli sposi. Quello che non si stanca di ripetere l’insegnamento della Chiesa è la necessità di riservare questa “reciproca donazione” ai coniugi perché, come spiega ancora il Catechismo, “la sessualità, mediante la quale l’uomo e la donna si donano l’uno all’altra con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l’intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si realizza in modo veramente umano solo se è parte integrante dell’amore con cui l’uomo e la donna si impegnano totalmente l’uno verso l’altra fino alla morte”.

Qui sta la differenza. La mentalità relativista e consumista dominante rifiuta questa visione alta della persona umana e banalizza il sesso, riducendolo all’aspetto ludico ed edonista che in fondo non è altro che lo sfruttamento del partner, più o meno occasionale, per il proprio tornaconto personale. Magari in modo inconscio, mascherato da amore che “è bello finché dura”. E che non di rado ha come conseguenza la chiusura alla vita. Il dilagare della pornografia, facilitato dalla tecnologia anche tra i giovanissimi, è il simbolo più evidente di un modo di ragionare “usa e getta” figlio di quella “cultura del provvisorio” tanto criticata da Papa Francesco che invece vede nella castità, parola ormai fuori moda, un nuovo tabù.

In fin dei conti, lo stesso Pontefice ha più volte affermato che i coniugi possono litigare, possono perfino rompere i piatti, a condizione di non andare a dormire senza aver fatto pace. E quale posto migliore della camera da letto per farla?

Andrea Acali: