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Chi ha paura di Papa Francesco?

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Se i social fossero uno specchio veritiero della realtà, dovrebbe esserci uno scisma al giorno. E invece, malgrado urla e strepiti virtuali di rumorose minoranze pregiudizialmente ostili al pontificato di papa Francesco, la Chiesa è unita attorno al Vicario di Cristo. Sostanzialmente i nemici del Pontefice sono gli stessi che da mezzo secolo accusano il Concilio Vaticano II di aver fatto deragliare la cattolicità dai binari di una “tradizione” disegnata a immagine e somiglianza dei sedicenti “veri cattolici” anti-Bergoglio. Le parole di Francesco sono più illuminanti di qualunque retroscena giornalistico: prima la misericordia poi il resto. Una concezione della sua missione che fa di papa Bergoglio non solo il capo della Chiesa o il portavoce dell’intera cristianità, bensì un interlocutore e referente morale di “tutti gli uomini di buona volontà”, secondo la lezione di Giovanni XXIII, il predecessore cui Francesco maggiormente si ispira nel magistero e che ha proclamato santo a piazza San Pietro nella stessa cerimonia di canonizzazione di Karol Wojtyla.

Mettendo in fila i momenti della sua predicazione si scopre un costante richiamo alla misericordia come strumento di evangelizzazione in un mondo secolarizzato e confuso che ha smarrito molti valori ereditati da una fede radicata malgrado infedeltà e inadeguatezze. Il 23 ottobre 2015 Francesco esprime lo stesso concetto del suo maestro Angelo Giuseppe Roncalli. I tempi cambiano, anche i cristiani cambino. Senza paura e nella fede in Gesù. Alla messa celebrata alla Domus Santa Marta, prima dell’inizio della penultima congregazione generale del Sinodo sulla famiglia, ormai alle battute finali, Jorge Mario Bergoglio riconosce che non è facile capire i segni dei tempi, cosa vuole realmente dirci Cristo: troppo facile conformarsi, bisogna invece fare silenzio e osservare. E dopo fare una riflessione. E così i tempi cambiano e i cristiani devono cambiare continuamente, con libertà e nella verità della fede.

I nemici di Francesco non gli perdonano di parlare incessantemente di una Chiesa che deve operare facendo attenzione ai segni dei tempi, senza cedere alla comodità del conformismo, ma lasciandosi ispirare dalla preghiera. Un’esortazione a camminare saldi nella fede in Gesù Cristo, saldi nella verità del Vangelo, ma l’atteggiamento dei cristiani deve muoversi continuamente secondo i segni dei tempi. I cristiani sono liberi per il dono della libertà che ha donato Gesù Cristo. Ma il lavoro dei cristiani è guardare cosa succede dentro, discernere i loro sentimenti e pensieri. E cosa accade fuori discernendo i segni dei tempi. Secondo Francesco, dunque, i tempi fanno quello che devono: cambiano. I cristiani devono fare quello che vuole Cristo: valutare i tempi e cambiare con loro, restando saldi nella verità del Vangelo. Ciò che non è ammesso è il tranquillo conformismo che, di fatto, fa restare immobili. Gesù parla dei segni dei tempi dando degli ipocriti a coloro che sanno comprenderli ma non fanno altrettanto con il tempo del Figlio dell’Uomo. Dio ha creato gli uomini liberi e per avere questa libertà occorre aprirsi alla forza dello Spirito e capire bene cosa accade dentro e fuori il loro animo, usando il discernimento. Gli uomini hanno, secondo Francesco, questa libertà di giudicare quello che succede fuori di essi. Ma per giudicare devono conoscere bene quello che accade fuori da loro stessi. E come si può fare questo? Come si può fare questo, che la Chiesa chiama conoscere i segni dei tempi? I tempi cambiano. Per Francesco è proprio della saggezza cristiana conoscere questi cambiamenti, conoscere i diversi tempi e conoscere i segni dei tempi. Cosa significa una cosa e cosa un’altra. E fare questo senza paura, con la libertà. Bergoglio riconosce che non è una cosa facile, troppi sono i condizionamenti esterni che premono anche sui cristiani inducendo molti a un più comodo non fare.

Giacomo Galeazzi: