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Cattolici in politica, il leader che non c’è

Il tempo che ci attende potrà essere quello decisivo per metterci alla prova: movimenti, associazioni, piccoli partiti mossi da una dedizione popolare, attenti al bene delle persone, creativi e innovativi sulle problematiche economiche per cominciare a ridare speranza al nostro Paese, dovranno dimostrare ed esercitare il coraggio dell’unità e della comunione.

Due termini i cui significati potranno fare la differenza nell’organizzazione e nell’attuazione di un movimento/partito condiviso che avrà la sua dichiarazione nel riportare la voce e la sovranità popolare, in un tempo dove la democrazia e la libertà, intesa come scelta consapevole e non obbligata rispetto al proprio credo, devono essere riconsegnate al popolo italiano.

La confusione generata in questi ultimi anni tra appartenenza europea e ingabbiamento forzato, hanno reso il valore “Europa” una macchinazione soprattutto economica, dove l’appartenenza è stata dettata dalla convinzione di un adeguamento all’Ue, come un allineamento incondizionato a prescindere delle radici e tradizioni e dello stesso stile di vita di ogni Paese. Ma la comunione non è l’omologazione dei popoli, l’identità mantenuta di ogni Nazione rende valore alla diversità che esprime in sé ricchezza, potenzialmente scambievole.

Come l’unione e la comunione tra associazioni, movimenti e piccoli partiti in Italia che si rifanno alla Dottrina sociale della Chiesa verso un nuovo umanesimo, non dovranno cadere nello stesso errore. Tutti potranno e dovranno esprimere il proprio esserci in funzione della propria appartenenza e della ragione per la quale sono nati. Questo sarà un guardare oltre gli steccati, questo sarà creare ponti tra forze che negli ultimi anni hanno sorretto l’Italia quando lo Stato era assente. Ora se daremo ascolto al solo protagonismo autoreferenziale non riusciremo mai a compiere tale convergenza, tanti saranno i motivi di contrasto che guardando alle differenze impediranno il giusto cammino verso l’unità, pur nella diversità.

Questo deve essere molto chiaro al popolo dei cristiani che scelgono nella politica l’esercizio della carità evangelica perché l’impegno politico, per un credente, è comunque camminare e operare sulla Terra, finché la abita, con lo sguardo rivolto al Cielo, da dove prende Luce, Forza e Coraggio per servire il proprio Paese nella Verità. E’ questo che rende uomini e donne testimoni liberi e costruttori di Bene. E’ questo il vivere nello Spirito, Colui che ha risvegliato negli ultimi tempi, in tanti di noi, il desiderio di riportare nel Paese equilibrio, riscatto da una vita vissuta nell’incertezza del domani, speranza e fiducia nelle istituzioni.

Lo stesso incontro tra il Presidente della Repubblica Mattarella e Papa Francesco, ha ben evidenziato l’urgenza del momento politico. I temi ai quali guardare, dunque, dovranno sciogliere alcuni nodi. Afferma il Papa: “Viviamo tuttavia un tempo nel quale l’Italia e l’insieme dell’Europa sono chiamate a confrontarsi con problemi e rischi di varia natura, quali il terrorismo internazionale, che trova alimento nel fondamentalismo; il fenomeno migratorio, accresciuto dalle guerre e dai gravi e persistenti squilibri sociali ed economici di molte aree del mondo; e la difficoltà delle giovani generazioni di accedere a un lavoro stabile e dignitoso, ciò che contribuisce ad aumentare la sfiducia nel futuro e non favorisce la nascita di nuove famiglie e di figli. Mi rallegra però rilevare che l’Italia, mediante l’operosa generosità dei suoi cittadini e l’impegno delle sue istituzioni e facendo appello alle sue abbondanti risorse spirituali, si adopera per trasformare queste sfide in occasioni di crescita e in nuove opportunità”. E ancora: “A tale scopo, da tutti coloro che hanno responsabilità in campo politico e amministrativo ci si attende un paziente e umile lavoro per il bene comune, che cerchi di rafforzare i legami tra la gente e le istituzioni, perché da questa tenace tessitura e da questo impegno corale si sviluppa la vera democrazia e si avviano a soluzione questioni che, a causa della loro complessità, nessuno può pretendere di risolvere da solo”.

Dunque un programma politico che dovrà guardare in modo prioritario alle questioni nazionali: famiglia, lavoro, educazione, ambiente; ma anche internazionali con un parallelo lavoro di tessitura verso le zone dove l’emigrazione sembra essere l’unica soluzione possibile alla guerra, alla distruzione e alla povertà.

Ma due considerazioni finali sento di dove aggiungere. La prima riguarda la ricerca di una figura “leader” che dovrà accompagnare questa manovra di coesione politica e difficile sarà la sua determinazione se tra i protagonisti delle forze intercettate non ci sarà chi alla propria chiamata politica non darà un valore oblativo. Molti vivono un protagonismo solo opinionista, veicolato su ogni tipologia mediatica, ma pochi ne assumono il valore e il senso della responsabilità partecipativa come servizio e risposta in prima persona alla sfida che ci deve vedere tutti coinvolti.

La seconda riguarda il tema delle donne e la loro partecipazione al governo del Paese. Come già affermato da troppi anni le istituzioni, i partiti, i governanti in genere sono diventati luogo di potere, di corruzione, di ingiustizia sociale. Nella società tutti ci sentiamo come ingabbiati da un malessere che ci lascia un senso di sgomento, non troviamo via di uscita e il senso d’impotenza che ci sovrasta, inevitabilmente ci crea immobilismo e per tanti il richiamo alla fine, alla morte spirituale e spesso nel corpo, rimane come ultimo atto. Ma le donne, portatrici di vita, di tenerezza, allenate al servizio e al valore della gratuità potranno fare la differenza. Il mondo femminile ha un modo diverso di comprendere, di sentire, di guardare alle cose, diverso da quello maschile. Se saranno poste nella condizione di poter esprimere la loro interiorità ai tavoli delle rappresentanze politiche, come semplice condivisione di un diverso sguardo sulle molteplici problematiche di questo tempo, l’intero mondo ne vedrà la bellezza.

Dunque afferriamo la sfida di questo tempo storico dove la tempesta degli eventi sembra non aver fine, ma dove la Grazia è presente e in abbondanza. L’Unione e la Comunione tra forze storiche del nostro Paese, daranno voce ai tanti italiani che da troppo tempo sono desiderosi di voler crescere. “Guardo all’Italia con speranza. Una speranza che è radicata nella memoria grata verso i padri e i nonni, che sono anche i miei, perché le mie radici sono in questo Paese. Memoria grata verso le generazioni che ci hanno preceduto e che, con l’aiuto di Dio, hanno portato avanti i valori fondamentali: la dignità della persona, la famiglia, il lavoro… E questi valori li hanno posti anche al centro della Costituzione repubblicana, che ha offerto e offre uno stabile quadro di riferimento per la vita democratica del popolo. Una speranza, dunque, fondata sulla memoria, una memoria grata”. Papa Francesco ce lo ricorda… ma, con dovuto rispetto, queste parole devono tornare ad essere sentite da tutti noi, uomini e donne insieme.

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