Intervento

Camminare insieme per valorizzare il bene comune

Il magistero di Papa Francesco, in quest’epoca connotata dall’emergere di nuove fragilità sociali ed economiche, cambiamenti climatici e conflitti recrudescenti, dona a tutti i cristiani una grande fonte di ispirazione per delineare il percorso della Chiesa in uscita e delle azioni sociali che ne conseguono. L’associazionismo cattolico quindi, in un momento storico sempre più afflitto dalla rassegnazione e da una crescente indifferenza, deve dimostrare la capacità di costruire ponti e dare speranza alle persone in difficoltà. Il cristianesimo sociale costituisce un esempio e una radice viva a cui protendere. Dobbiamo dimostrare la capacità di saper camminare insieme per valorizzare il bene comune, nonostante le diversità di idee e di metodo che ci possono essere tra di noi.

La nostra famiglia umana ha bisogno di unirsi per contrastare le ingiustizie e dare opportunità ai giovani che si stanno affacciando alla vita. Nella mia mente è ancora vivido il ricordo di don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Giuseppe Dossetti, Aldo Moro, don Lorenzo Milani e Pietro Scoppola, dei grandi uomini che, in un periodo storico di grande difficoltà, hanno saputo portare la prossimità ai più deboli e la volontà di unire, propri dei cristiani, all’interno delle istituzioni, donandoci le basi della democrazia come la conosciamo.

Oggi però, in base al loro esempio, abbiamo il dovere di affrontare i problemi del nostro tempo, mettendo al centro le persone e soprattutto coloro che non hanno voce. Ognuno di noi deve impegnarsi per fare un balzo in avanti, dando prova concreta di pace e fraternità, in un mondo segnato da crescenti lacerazioni. Questo cammino, devi iniziare partendo dalle nostre comunità, fino ad arrivare all’Europa e affermando in ogni sede i diritti universali sul piano sociale e ambientale. Il mio auspicio più grande è che, il rinnovato impegno dei cristiani per il bene comune, possa contrastare efficacemente la cultura dello scarto, sempre più pervasiva nelle nostre società.

Dobbiamo dare forma a una nuova democrazia, imperniata su una forte partecipazione e sulla coesione sociale in grado di ridurre le distanze e rendere i cittadini protagonisti. Occorre disegnare un futuro in grado di prendersi cura della nostra famiglia umana, attraverso l’attuazione di buone pratiche educative, sociali e culturali. Solo così potremmo dare alle future generazioni gli strumenti umani e intellettuali per costruire un avvenire migliore. Non possiamo più attendere.

Martino Troncatti

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