Una campagna elettorale come l’attuale è improbabile rintracciarla nella ormai lunga esperienza repubblicana. Ufficialmente iniziata in piena canicola di fine luglio, prosegue fino a questa prima decade di settembre, avendo attraversato tutto il periodo agostano: periodo non proprio adatto ad impegno e attenzione a temi invitanti per persone che normalmente si immergono nel periodo tradizionalmente più lungo di riposo dell’anno. In definitiva, la campagna elettorale, per come la conosciamo dalla nostra esperienza; con comizi, incontri nei mercatini, con cocktail o cene di incontro, si riduce a poco più di 15 giorni pieni. Nonostante questa condizione non favorevole alla partecipazione, il tempo assegnato alle urne nella sola giornata di domenica 25 settembre, con una temperatura potenzialmente ancora invitante per un probabile weekend di fine stagione, riduce ancor più l’intero itinerario elettorale precario e striminzito.
Dunque bene che vada, l’elettore potrà informarsi e farsi una idea sulla contesa solo a mezzo tv e giornali, seguendo per lo più a leader nazionali che rendono i candidati dei loro collegi ancora più lontani quando non del tutto sconosciuti, selezionati da una legge elettorale che ostacola la scelta libera dell’elettore. Eppure dagli esiti di questa campagna elettorale dipenderà grandemente il futuro prossimo degli italiani, conoscendo ognuno di noi i nodi aggrovigliati di gran parte dei fattori vitali per l’economia e la coesione sociale.
L’andamento della gestione del PNRR, la gestione dell’emergenza energetica, il processo di costituzione degli Stati Uniti d’Europa, e della sicurezza europea compromessa dalla invasione dell’Ucraina, hanno bisogno di certezze e di stabilità; ma a sentire una buona parte dei contendenti in campagna elettorale, danno l’impressione di comunicare con i marziani. Sull’energia taluni imperterriti continuano con i loro no contro gli asset necessari alla sicurezza ed a costi competitivi, altri si esercitato ad allestire elenchi interminabili di costose regalie per tutti, dimenticando che il vero regalo per gli italiani è spendere presto e bene i 200 e passa miliardi del PNNR. Anche sul tema Europa c’è forte ambiguità e non si nascondono avversioni, come se con il mantenere le nostre sovranità nazionali potessimo fare tutto da soli, pur vivendo in un mondo dove dittatori, finanza e big tech, che invece richiederebbe una sovranità nuova continentale, con uno Stato europeo in grado di difendere i nostri interessi, la nostra indipendenza e sicurezza.
Sulla dolorosa invasione russa ai danni degli ucraini, altri ancora ci spingono a pensare che se vogliamo la pace dobbiamo accettare la ineluttabile condizione di assoggettamento del popolo aggredito, aprendo così una voragine di insicurezza che inviterebbe ogni Stato canaglia ad assoggettare con la violenza altri popoli. Dunque le questioni su elencate valgono la pena di ricordarle non per scoraggiarci, ma per aver presente la distanza con la situazione ideale. Ed allora la società civile deve aumentare il grado di auto organizzazione per favorire il cambiamento, e comunque non rinunciando al voto. Nonostante tutto nella realtà italiana ci sono ancora realtà culturali sensibili e responsabili su cui poter contare, e candidati affidabili. Si scelga con tal senso, come primo passo per iniziare a cambiare il Paese. Mai abbandonare l’idea che il cambiamento dipende proprio da ognuno di noi.