Nel giorno in cui il Brasile ha superato la tristissima soglia dei 300mila morti, la crisi del Covid-19 assume contorni ancora più tristi, preoccupanti e spaventosi a causa di un altro problema che da decenni affligge il Paese: la fame.
La pandemia, responsabile della morte di migliaia di brasiliani, ha messo in luce la povertà del Paese, soprattutto dopo la fine degli aiuti di emergenza, sussidio assistenziale, nel dicembre 2020.
I dati dell’Istituto brasiliano di geografia e statistica (IBGE), pubblicati nel mese di settembre 2020, indicano un aumento dell‘indice di fame in Brasile negli ultimi anni, rappresentando 10,3 milioni di persone in condizioni di estrema povertà, cioè che non sono in grado di mangiare. E negli ultimi mesi si sta notando un aumento significativo dei tassi di fame nel Paese.
Il Brasile é uno dei paesi più ricchi al mondo e quello che spreca di più. Prima della pandemia, circa cinquantasette milioni di persone vivevano in condizioni di insicurezza alimentare. Adesso non é inverosimile, che stiamo raggiungendo novanta, cento milioni di persone che vivono senza sapere se avranno qualcosa da mangiare in quantità, qualità nel prossimo pasto.
Situazione che colpisce per esempio la famiglia di Dona Maria, una delle famiglie accompagnate nel nostro progetto nel Centro social Santa Terezinha, nel quartiere/favela di Coqueiral. Per mantenere i suoi 3 figli, Dona Maria riceve da anni la Bolsa Família (R$ 170,00 al mese correspondenti a circa 27,00 Euro). Nel 2020 la crisi della pandemia ha portato il beneficio degli aiuti di emergenza, responsabili dell’aumento del potere d’acquisto della famiglia. Mi diceva Dona Maria che “gli aiuti mi hanno davvero aiutato molto, e lo scorso anno non ho passato necessità. Ma dall’inizio di quest’anno ricevo solo R$ 170,00 dalla Bolsa Família e questo valore non è sufficiente per provvedere loro da mangiare, perché tutto costa molto più caro. Con tre bambini non è niente. Grazie a Dio, ricevo dalle persone come voi e della parrocchia generi alimentari, che mi aiutano per cercare di completare durante il mese il mio frigorifero”.
La stessa difficoltà deve affrontare la domestica Joana, sempre del quartiere/favela di Coqueiral, che si trova in una situazione di fame. Da quando ha perso il lavoro all’inizio del 2020 nella famiglia in cui lavorava, ha cercato di chiedere aiuto al governo, cosa che gli è stata negata. Il sollievo è arrivato con l’aiuto della parrocchia e di un amico che ha offerto la possibilità di guadagnare qualcosa, stirandoli settimanalmente i panni.
Mi diceva Joana, “ho perso il lavoro e non avevo terreno, non potevo mettere il cibo in tavola. Ho cercato assistenza di emergenza del Governo, ma loro hanno negato. Avevo bisogno dell’aiuto delle persone per poter mangiare, e qui grazie a Dio, ho trovato persone generose e solidali”. Joana ha quattro figli, tra gli undici e sei anni di età. E continuava dicendomi che “è molto difficile soffrire la fame. Spesso mi sveglio la mattina e non so cosa mangeremo a pranzo. A volte ho smesso di mangiare per lasciarlo ai miei figli. Mi fa troppo male vederli senza cibo. È doloroso avere fame“.
L’indagine condotta dall’IBGE mostra un aumento del 42% dell’indice di fame grave in Brasile, da 7 milioni a 10 milioni in cinque anni. Nel 2004, quando esisteva nel primo governo Lula il programma Fame Zero, il Brasile aveva 14 milioni di persone in situazioni di fame estrema, un indice sceso a 11 milioni nel 2008 e 7 milioni nel 2013.
Sicuramente l’aumento di questi ultimi anni è dovuto alla mancanza di incentivi federali, e alla corruzione che mina eventuali programmi assistenziali.
Il Brasile è un paese molto ricco, e nonostante questo, vive questo tragedia della pandemia in toni accentuati, dovuta alla preesistente profonda ingiustizia sociale, che ha segnato, e purtroppo segna, la storia di questo enorme paese.
Che la vaccinazione possa attenuare la tragedia di tante vite portate via agli affetti dei propri cari, e che la situazione di fame che grande parte della popolazione comincia a sperimentare sempre più, possa essere attenuata dalla solidarietà e fraternità di tante persone.
La pandemia ci allontana fisicamente, ma la solidarietà fraterna, può farci più prossimi, facendo si che le tante Maria e Joana che incontriamo nel nostro cammino, possano avere non solo cibo per i propri figli, ma dignità umana.