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Boeing vs Airbus: come finirà?

Da qualche mese, parlando di Boeing, si pensa soprattutto ai due gravi incidenti avvenuti nei primi mesi dell’anno, quello della Lyon Air in Indonesia e quello della Ethiopian Airlines, appunto, in Etiopia dovute, sembra, a un problema critico nel software antistallo dei veicoli.

Queste tragedie hanno, ovviamente, avuto un grande impatto sia sulle vendite che sui conti del colosso americano, nonché generato una certa tensione a livello politico tra Usa e Ue in quanto patrie dei due principali competitor nella produzione di aerei commerciali, tanto che qualcuno ha parlato anche di una possibile crisi di Boeing ma vale la pena ragionare sui numeri reali.

I due incidenti e lo stop forzato dei jet 737 Max in tutto il mondo hanno portato i costi della società a lievitare per oltre un miliardo di dollari nel primo trimestre dell’anno, rappresentando, senza ombra di dubbio, il peggiore evento negativo nella storia dell’azienda con una contrazione delle vendite valutata intorno al 2%.

Ciononostante la società resta in forte utile, chiudendo il Q1 2019 con un segno positivo pari a 2,15 miliardi di dollari – che ragionando in termini di Eps (l’utile per azione), significa 3,75 dollari – in diminuzione, ovviamente, rispetto 2,48 miliardi di dollari dello stesso periodo dello scorso anno; si può dire che in termini finanziari il tutto sia costato circa un 13% abbondante di redditività che rappresenta una cifra importante ma non così pesante rispetto a quanto ci si potesse aspettare dopo l'accaduto.

Il titolo azionario, ovviamente, ha seguito il trend ribassista segnando anch’esso un -13% sui valori massimi, pur segnando ancora una performance positiva del 6,3% su base annua.

Questi dati andrebbero rivisti a fine anno, con la chiusura dell’esercizio, per verificare il reale impatto degli avvenimenti sul bilancio e sulla capitalizzazione ma, passato il periodo più “caldo” a livello emotivo, potrebbe non essere esclusa una ripresa della crescita degli utili e della quotazione del titolo di qui a dicembre. Tutto dipenderà, a dire il vero, dalla capacità di reazione di Boeing ai due incidenti e dalle aspettative del mercato.

Questa breve trattazione sembra, in effetti, molto fredda ma quando si parla di un’azienda leader al mondo non è possibile soffermarsi troppo sui disastri e occorre focalizzarsi sulla tenuta dei fondamentali e su come sappia reagire alle negatività, anche perché bisogna ricordare che da essa non dipendono solo gli emolumenti dei manager ma soprattutto il destino professionale di centinaia di migliaia di lavoratori, tra dipendenti e indotto, nonché dei risparmi di milioni di persone che, direttamente o indirettamente (tramite fondi d’investimento o fondi pensione), in essa abbiano investito.

La questione, però, ha avuto anche un seguito politico. Il mercato mondiale dell'aeronautica è spartito, infatti, soprattutto, tra due grandi competitor: l’americana Boeing, appunto, e l’europea Airbus. È evidente che se i problemi individuati sul 737 Max non fossero di facile soluzione, obbligando quindi a un blocco prolungato di produzione e consegne, le varie compagnie aeree si vedrebbero costrette, in caso di necessità di ampliare il parco veicolo o di sostituzione degli aerei obsoleti, a rivolgersi al modello concorrente, l’A320 di Airbus.

Questa possibilità ha fatto alzare il tiro del governo americano che, fin dall’insediamento della presidenza Trump, brandisce la minaccia di nuovi dazi alle importazioni come arma per ricontrattare tutti gli accordi commerciali a oggi esistenti con i principali partner. Nel mirino, ufficialmente, ci sarebbero i sussidi che l’Unione Europea concederebbe a Airbus per aumentarne la competitività sui mercati, creando una presunta distorsione che avrebbe come principale danneggiato proprio Boeing.

Per riequilibrare la situazione, il Potus propone l’inserimento di nuove tariffe doganali verso non solo i prodotti e la componentistica prodotta da Airbus ma anche verso diverse altre tipologie merceologiche europee, per rendere la minaccia ancora più pressante.

Probabilmente dimentico degli aiuti che nel passato il produttore statunitense ha ricevuto dalla Nasa – i quali gli hanno consentito di vendere i propri aeromobili a prezzi più che concorrenziali a danno proprio di Airbus – il governo Usa  cerca di tamponare la possibile crisi di Boeing spingendo l’incertezza sui mercati per azzoppare la possibilità dell’azienda europea di acquisire nuove quote di mercato.

Già si è detto, più di una volta, quanto la politica dei dazi sia distorsiva e poco produttiva, visto che va a penalizzare soprattutto il consumatore finale. Allo stesso modo il tentativo di frenare un competitor proveniente dal principale partner commerciale (l'Ue appunto) rischia di produrre un inasprimento delle politiche doganali da parte di Bruxelles verso cui la quota di export degli Usa è decisamente importante, oltre a poter generare quello che si chiama effetto reddito con il conseguente travaso della domanda dei prodotti americani verso succedanei provenienti da altre zone.

In definitiva la situazione di Boeing oggi è problematica ma non critica, sotto nessun aspetto al momento, mentre la questione politica si è infiammata ulteriormente. Il caso, tuttavia, sembra destinato a sgonfiarsi nei prossimi mesi che saranno, invece, importanti per capire se i due tragici incidenti possano diventare la base per un’evoluzione positiva nella sicurezza dei voli. Una magra consolazione, pensando alle vittime, ma un vero passo avanti per evitare, in futuro, nuove tragedie.

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