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Dal binomio Intelligenza artificiale e musica nasce Jukebox

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Abbiamo già parlato di Intelligenza Artificiale e degli innumerevoli suoi utilizzi. Sappiamo di computer imbattibili a scacchi… di strumentazioni in grado di far decollare e atterrare un aereo di linea senza l’intervento umano… di sistemi avanzati di domotica in grado di regolare temperatura, umidità, volume della televisione in base alle nostre abitudini o all’utilizzo della voce… di applicazioni per l’assistenza clienti in grado di interpretare le richieste del cliente e fornire risposte adeguate… di videocamere in grado di riconoscere volti, animali e cose e compiere azioni in base a ciò che viene inquadrato… di strumentazioni in grado di elaborare linguaggi anche sconosciuti con finalità di comprensione del testo e traduzione… di veicoli in grado di guidare autonomamente per le strade cittadine…

Uno studio pubblicato su “Current Biology” e condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Max Planck di scienze cognitive umane e cerebrali, in Germania, ha verificato che l’Intelligenza Artificiale può aiutarci, tramite complicatissimi algoritmi, a determinare anche il grado di piacevolezza di una serie di accordi musicali. Studiando oltre 80.000 accordi di 745 classici del pop internazionale, i ricercatori hanno scoperto che il successo di una canzone pop è direttamente collegato alle sensazioni che certe combinazioni di accordi creano nell’ascoltatore. È stata, infatti, analizzata l’attività cerebrale di ascoltatori volontari, attraverso una risonanza magnetica funzionale elaborata da un supercomputer.

Ma ora c’è di più: Jukebox, l’Intelligenza Artificiale che canta da sola! OpenAI ha evoluto il concetto di “musica artificiale”. Jukebox è un sistema basato sull’Intelligenza Artificiale che può generare intere canzoni suddivise anche per genere. Il codice sorgente non è ancora stato rilasciato ma è presente una playlist, “Jukebox Sample Explorer”, con circa 8.000 brani generati, ascoltabili su Web. Per l’addestramento di Jukebox è stato processato più di un milione di canzoni, attraverso operazioni complicate che analizzano musica, voci e testi. I passaggi per arrivare alla pubblicazione di una nuova canzone sono veramente complessi, quasi impossibili da descrivere… Sappiamo che vengono utilizzate delle reti neurali che estraggono le sequenze di accordi, analizzano i testi e sintetizzano le voci per poi elaborare il tutto, comprimere le informazioni e assemblare nuove sequenze che, poi, vengono ritrasformate in canzoni “inedite”, con risultati piuttosto convincenti. Inserendo in Jukebox genere, artista e testi, viene generato un nuovo campione musicale.

L’Intelligenza Artificiale ha già prodotto “nuovi successi” di Pink Floyd, Ella Fitzgerald, 2Pac, Frank Sinatra, Katy Perry, Elvis Presley e altri. Si chiamano “deepfake”: contenuti audio (e video) generati artificialmente, grazie ad un software capace di ricreare la voce e la forma di persone realmente esistite. A maggio abbiamo sentito Bob Dylan cantare “Baby One More Time” di Britney Spears e qualche giorno fa Frank Sinatra ha cantato una nuova canzone a tema natalizio. Siamo di fronte ad un nuovo “concept” che potrebbe portare un cambiamento epocale nel mondo della musica! Un cantautore potrebbe studiare un nuovo stile, un nuovo modo di cantare, e ciò potrebbe “stimolare” la sua creatività. Le intelligenze artificiali in grado di imitare gli artisti sollevano, però, anche domande di tipo etico: perché un artista è così seguito? Quali sono le sue virtuosità? Una voce generata artificialmente da un algoritmo può farci provare le stesse sensazioni di una voce reale? Nel futuro preferiremmo ascoltare vera musica o chiederemo ai “jukebox” vocali di ascoltare qualsiasi cosa cantata dal nostro performer preferito?

L’idea che un’Intelligenza Artificiale possa riprodurre le voci degli artisti “on demand” è piuttosto inquietante. Per altri, specialmente per i tecnici musicali, si tratta di una possibilità entusiasmante. Il problema principale è quello del copyright: far cantare “virtualmente” un artista porterebbe a non pagare più i diritti musicali? A chi appartiene la voce generata da un’Intelligenza Artificiale? Al cantante di cui si riproduce la voce oppure a chi ha creato deepfake? Ancora non esistono leggi in materia. Oggi si possono solamente proteggere i testi e le melodie, ma nessun artista avrebbe mai pensato di dover proteggere la propria voce dalla fantasia altrui!

Paolo Berro: