A partire dall’approvazione della legge quadro 104 del 1992 ha preso piede in Italia – ma anche nell’intera Europa – un nuovo paradigma in materia di disabilità che non è più soltanto medico, ma spiccatamente sociale, ossia la disabilità non si identifica solamente con una condizione di salute, ma anche nelle barriere, ambientali e sociali, che rendono più difficile il processo di inclusione, soprattutto dei minorenni.
In particolare, i bambini e gli adolescenti con disabilità rappresentano la categoria più fragile tra i minorenni, quella maggiormente a rischio esclusione sociale e violenza, soprattutto in tale periodo storico dove – tra pandemia e guerra – gli stessi stanno pagando un tributo altissimo. Rispetto al numero dei bambini con disabilità – dobbiamo ricordare che – in base a quanto ci dicono le statistiche pubblicate dall’Onu, gli stessi sono oltre 240 milioni.
Le istituzioni nazionali ed internazionali hanno il dovere inderogabile di tutela questi bambini con fragilità e soprattutto devono impedire che – in questa dura epoca – soffrano ulteriormente a causa di guerre o conflitti crudeli e senza senso. Si deve attuare immediatamente quello che ci dice la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la quale rappresenta un argine fondamentale per garantire la protezione, l’inclusione ed un trattamento egualitario ai bambini con disabilità.
La guerra è un dramma per l’intera umanità e tutti noi dobbiamo sforzarci per ottenere la pace, aiutando e difendendo sempre chi soffre. Dobbiamo ricordare gli insegnamenti di Papa Francesco che – nell’enciclica Fratelli tutti – sottolinea l’essenzialità di verità, giustizia e misericordia per costruire la pace. Serve l’impegno di tutti e nessuno si può e si deve sottrarre.