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Bieca ideologia dietro la guerra al diesel

Respirare aria pura e vivere in unĀ ambiente salubreĀ ĆØ una delle ā€œambizioniā€ di chiunque e, per questo, la lotta allā€™inquinamento non deve essere solo un vagoĀ slogan politico, buono a tutti gli usi, ma un impegno concreto di ogni amministratore pubblico e, perchĆ© no, di ogni cittadino anche se nel piccolo delle sue possibilitĆ .

Spesso, perĆ², quando si studianoĀ soluzioniĀ per migliorare la qualitĆ  dellā€™ariaĀ si guarda al dito che indica la lunaĀ non alla realtĆ , cercando un colpevole eĀ non una soluzione pragmatica, e il blocco dei veicoliĀ dieselĀ in alcune regioni ricade proprio in questa immagine.

Solo in Lombardia, dallā€™oggi al domani, sono stati ā€œmessi fuorileggeā€ piĆ¹ di un milione di automezzi su circaĀ sei milioni di veicoli circolanti, ovviamente colpendo soprattuttoĀ lavoratori e artigianiĀ ovvero chiunque non possa cambiare auto a ogni capriccio della politica.

Nel frattempoĀ pare che si sia arrivati al limite fisico dei materiali perĀ lā€™evoluzione dei motori, tanto che gli Euro7 non solo non sono stati ā€œnormatiā€ ma addirittura sembra che non potranno mai essere prodotti. Cā€™ĆØ, poi,Ā giĆ  la prospettiva che gli ultimi Euro6 subiranno ilĀ blocco della circolazioneĀ a partire dal 2025 mentre nel 2040 si pensa giĆ  al blocco di tutti i veicoli aĀ motore endotermicoĀ (leggi, quindi, benzina,Ā diesel, metano, gpl, idrogeno, biodiesel, etc.).

Questo cosa vuol dire? Significa semplicemente che ogni auto che oggi verrĆ  comprata avrĆ  unaĀ data legale di scadenzaĀ oltre la quale non potrĆ  piĆ¹ circolare. In particolare si ĆØ deciso per uccidere il mercato delĀ diesel, sia per leĀ auto ancora da immatricolareĀ (che tra sei anni saranno, credibilmente, da rottamare) sia per tutto ilĀ parco ā€œusatoā€ dei concessionariĀ che, ora, dovrĆ  essere smaltito in un qualche modo.

La cosa divertente ĆØ che sui social difficilmente si trovano deiĀ post indignatiĀ per un provvedimento, questo, che presenta unĀ impatto ben maggioreĀ rispetto, ad esempio, aiĀ sacchetti per la frutta a pagamentoĀ nei supermercati che, perĆ², ha scandito per giorni e giorni commenti acidi su Facebook e su tutte le altre piattaforme di social network per una cosa che, alla fine, non ha datoĀ nessun rincaro sensibileĀ a livello macro nel settore alimentare. Il blocco dei motori euro3, invece, sarĆ Ā ben piĆ¹ strutturaleĀ e comporterĆ  dei costi non indifferenti per chiunque usi, ad esempio, il suo vecchio Golf TDI del 2005, anche se in condizioni perfette, per andare al lavoro e che si troverĆ  costretto a cambiare.

Che soluzione si potrebbe trovare, quindi? Stando allaĀ lettera delle norme, se ci si trovasse nellā€™impossibilitĆ  di usareĀ mezzi pubblici efficienti, basterebbe comprare unā€™auto elettrica, ibrida o a benzina. Queste ultime dueĀ soluzione temporaneaĀ in ottica 2040 ma ventā€™anni sono tanti e lā€™opzione benzina permetterebbe lā€™acquisto anche di un usato a buon prezzoā€¦ non so unĀ Range Rover 4.2 del 1983Ā che consuma come una petroliera e immette in aria fumi equivalenti e decisamente superiori a quelli di unā€™Alfa 146 JTD del 2004Ā ma che sarebbe assolutamente ligio alle norme attuali.

Certo qualcuno porrebbe lā€™accento sulle ā€œpolveri sottiliā€ che, effettivamente, i motoriĀ dieselĀ producono in maniera superioreĀ rispetto a quelli a benzinaĀ e che sono, senza possibilitĆ  di smentita, assai dannose ma se si andassero a ricercare le fonti parrebbe, dalla maggioranza degli studi, che solo un quarto di queste possa essere attribuito al traffico mentre la maggioranza delĀ PM10, ad esempio, di origine antropica derivi dagli impianti diĀ riscaldamento obsoleti, come le caldaie a carbone o a nafta, per non parlare del riscaldamento attraverso la combustione di legna o pellet. Non ĆØ un caso, infatti, che i mesi con la maggiore concentrazione di questi inquinanti siano quelli invernali, mentre in primavera ed estateĀ si riducono sensibilmenteĀ e, inoltre, va sottolineato che il gran numero degli impianti piĆ¹ inquinanti sia installato negliĀ edifici pubbliciĀ dove gli investimenti per il rinnovamento sono bloccati da anni.

Dal lato delle auto elettriche, invece, si apre un discorso, oggi,Ā piĆ¹ ideologico che reale, visto che le proposte sul mercato non sono ancoraĀ per nulla efficientiĀ (nemmeno le Tesla, sottolineiamolo) e lā€™evoluzione del settore, se pur in veloce sviluppo, ancora non sembrerebbe matura per unĀ mercato di massaĀ sia per lā€™autonomia sia per le modalitĆ  di rifornimento.

Non ĆØ solo una questione diĀ tempi di ricarica, ovviamente, ma anche diĀ sistema energetico, da una parte perchĆ© occorrerebbe implementare tutta la rete nazionale per permettere di gestire laĀ potenza richiestaĀ ai nuovi distributori e dallā€™altra perchĆ© occorrerebbe potenziare gliĀ impianti di produzione dellā€™elettricitĆ Ā che, come ricordano i tecnici, non ĆØ una fonte energetica ma un vettore e, quindi, il ruolo delle centrali a idrocarburi diviene essenziale, poichĆ© non si puĆ² fare affidamento alle c.d. energie alternative (come aveva illustrato magistralmente Vaclav Klaus nel libro ā€œPianeta blu, non verdeā€¦ā€) e parlare diĀ ritorno al nucleareĀ sarebbe politicamente arduo.

Questo farebbe cadere ogni motivazione ecologica perchĆ© la produzione di elettricitĆ  deve essere continua per garantire i momenti diĀ picco della domandaĀ e non unā€™erogazione di energia ā€œon demandā€ come nel caso delĀ motore a combustioneĀ eĀ lā€™inquinamento generatoĀ dalle turbine sarebbe solo delocalizzato, rispetto a quello prodotto dalle auto, e, potenzialmente, anche superiore, in attesa che non siano sviluppate delle fonti energetiche pulite ed efficienti.

Quello che resta, quindi, ĆØ solo ilĀ fastidio e il danno economicoĀ che i possessori di autoĀ dieselĀ hanno incontrato oggi con le euro3 e che incontreranno nei prossimi anni con leĀ versioni superiori, il tutto unito alla beffa fiscale che li obbligherĆ  aĀ versare il bollo autoĀ per intero anche se la macchina fosse chiusa in garage per cinque giorni su sette durante i mesi invernali.

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