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Basta piangersi addosso

maurizio_piccirilliSono più di trent’anni che in Italia ogni volta sale l’allarme terrorismo si parla di risorse insufficienti per le forze di polizia. Ma in questi decenni abbiamo visto aumentare il numero e la modernizzazione delle stesse. Poi certo, c’è stata una riduzione degli organici ma stiamo parlando di oltre duecentomila addetti tra carabinieri, polizia di Stato, Guardia di finanza . A questi si aggiungono Polizia penitenziaria e le migliaia di poliziotti locali armati e con la qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria. Abbiamo il maggior numero di forze dell’ordine d’Europa. Abbiamo sale operative numerose e supertecnologiche che costano milioni ma non abbiamo un numero unico d’emergenza. Il 112 numero dell’Unione europea è disatteso solo in Italia per mantenere privilegi di condominio tra le diverse strutture. E questo ha un costo, milionario, anche in termini di efficienza.

Dopo l’attentato di Parigi, molti sindacalisti della Polizia di Stato hanno denunciato le carenze. Storie che si raccontano da anni. I giubbotti scaduti, i proiettili che mancano. Ma certo un poliziotto non può ricevere, per sua natura e per compiti di istituto, l’addestramento di un reparto speciale.

Le armi. Ricordo che durante gli Anni di piombo, i sindacati di polizia denunciavano l’utilizzo della mitraglietta M12 perché troppo potente e arma da guerra, chiedevano fucili a pompa contro i terroristi brigatisti e neofascisti. Oggi reclamano armi più potenti ma l’M 12 lo è senz’altro. Altro punto.

La carenza di personale. E’ vero, la riduzione del turn over ha invecchiato l’organico ma mi domando dagli anni Ottanta, dalla riforma delle forze della polizia, quanti sindacati sono fioriti? Quanti poliziotti distaccati dall’attività sindacale iscritti a sigle nate da scissioni frutto di controversie interne. Una situazione che non giova all’efficienza e alla chiarezza dei problemi. Le nostre forze investigative antiterrorismo sono tra le migliori del mondo e i risultati lo dimostrano. Il controllo del territorio è deficitario perché manca un vero coordinamento, come – appunto – la centrale operativa unica. E’ sbalorditivo che si continui a pensare che per fermare questi terroristi ci vogliono più poliziotti. Militarizzare le città non scoraggia certo che fa dell’attentato suicida il suo fine più alto. E poi, nel periodo del terrorismo rosso e nero i sindacati di polizia protestavano contro l’abuso dei presìdi perché appunto potevano trasformarsi in obiettivi. Certo si può migliorare la dotazione ma sono tanti i milioni investiti in tecnologia, arma fondamentale oggigiorno contro il terrorismo. La professionalità è mediamente alta, frutto comunque di un addestramento dato.

Non è tutto rose e fiori ma basta piangersi addosso. Oltretutto dall’11 settembre con l’allarme terrorismo sono state favorite lobby della sicurezza, spesi miliardi per metal detector e e altri sistemi più o meno sofisticati praticamente inutili di fronte a chi come Mohammed Atta uccise l’hostess con una matita! O come a Digione dove un fanatico ha deciso di uccidere dieci francesi alla fermata dell’autobus investendoli con una macchina. Il terrorismo si sconfigge per l’intelligence, l’analisi. Agendo militarmente dove si può come nei Paesi santuari del jihadismo. Senza se e senza ma. E se servono più soldi per la sicurezza perché tagliare le risorse e gli uomini alle Forze armate che poi nei santuari dei terroristi inviamo, e a volte senza ordini precisi, per fermare ed eliminare la causa del terrore nelle terre dove si consolida.

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