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Bambini innocenti vittime di aggressione: mancano programmi e misure di intervento

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Foto di congerdesign da Pixabay

Il 19 agosto 1982, in una sessione d’urgenza sulla questione in Palestina, l’Assemblea Generale delle NU, “sconvolta dal gran numero di bambini palestinesi e libanesi innocenti vittime degli atti di aggressione di Israele”, decise di definire il 4 giugno di ogni anno Giornata Internazionale dei Bambini Innocenti Vittime di Aggressione. http://undocs.org/en/A/RES/ES-7/8

Nel 2015, questo impegno è stato rinnovato inserendo nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile la sotto-misura 16.2 che prevede di “porre fine all’abuso, allo sfruttamento, alla tratta e a tutte le forme di violenza e tortura dei bambini” entro il 2030.

La realtà purtroppo è un’altra. A confermarlo sono i dati dell’ultimo Rapporto sullo stato globale della prevenzione della violenza contro i bambini realizzato da OMS, UNICEF, UNESCO, Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla violenza contro i bambini e dal Partenariato globale per porre fine alla violenza contro i bambini con i contributi di oltre 1000 esperti e relativo al 2020. I dati di 155 paesi mostrano che gli sforzi intrapresi non sono stati sufficienti: quasi un miliardo di bambini, adolescenti e ragazzi, di età compresa tra 2 e 17, ha subito violenza fisica, sessuale o emotiva oppure negligenza. Quasi 300 milioni di bambini di età compresa tra 2 e 4 anni subiscono regolarmente violenze da parte di chi dovrebbe prendersi cura di loro. Nel mondo, un terzo degli studenti di età compresa tra 11 e 15 anni è stato vittima di bullismo nell’ultimo mese. Si stima che 120 milioni di ragazze abbiano subito qualche forma di contatto sessuale forzato prima dei 20 anni. Violenze fisiche o di altri tipi colpiscono un bambino su tre. In tutto il mondo un bambino su quattro vive con un genitore che è vittima di violenza da parte del partner. Nel 2020, il tasso globale di omicidi tra 0 e 17 anni è stato del 1,7 per 100.000 abitanti (per i ragazzi è 2,4 per 100.000, più del doppio di quello delle ragazze che è di 1,1 ogni 100.000 abitanti).

I costi sociali di tutto questo sono tremendi. Tanti, secondo l’OMS, i rischi per la salute per i minori esposti a queste violenze. Lesioni gravi. Danni al sistema nervoso: l’esposizione alla violenza in tenera età può compromettere lo sviluppo del cervello e danneggiare altre parti del sistema nervoso, nonché il sistema endocrino, circolatorio, muscolo-scheletrico, riproduttivo, respiratorio e immunitario, con conseguenze per tutta la vita. Tra le conseguenze anche comportamenti negativi di coping. I minorenni esposti a violenze hanno maggiori probabilità di cedere al tabagismo, abusare di alcol e droghe e di adottare comportamenti sessuali ad alto rischio. Hanno anche tassi più elevati di ansia, depressione e altri problemi di salute mentale.

Anche le conseguenze economiche sono notevoli. Negli Stati Uniti, si stima che i costi conseguenza dei maltrattamenti che si sono verificati in un anno ammontano a 428 miliardi di dollari. Nell’Asia orientale e nel Pacifico questi costi equivalgono a una percentuale tra l’1,4% e il 2,5% di prodotto interno lordo annuo della regione.

Il punto più rilevante è che gran parte delle violenze sui minori potrebbero essere prevenute. E i relativi costi umani ed economici evitati o, almeno, ridotti. Invece, anche nei paesi sviluppati, spesso mancano le misure e i programmi di intervento. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite, il 56% dei 155 paesi esaminati potrebbe fornire un sostegno nazionale, ma solo il 20% ha adottato piani d’azione efficaci per contrastare i maltrattamenti sui minori e ancora meno (17%) per cercare di ridurre le violenze su minori.

Un problema che riguarda anche l’Italia. I dati della Polizia di Stato parla di decine di migliaia di casi registrati ogni anno: 37.902 nel 2019, 35.960 nel 2020 (i dati del 2021 sono influenzati dalla pandemia e dal lockdown). Servizio Analisi Criminale (poliziadistato.it)

Per porre fine a tutte le forme di violenza contro i bambini entro il 2030, sarebbe necessaria un’azione drastica e misure di prevenzione basate su strumenti efficaci. Ma questo non sempre avviene.

C. Alessandro Mauceri: