Uno degli handicap più rilevanti scaturiti dall’improvvisa crisi di governo e dalle conseguenti elezioni anticipate riguarda l’attuazione del PNRR. Nelle comunicazioni del 20 luglio il premier Mario Draghi si è soffermato su questo problema, ricordando i passi in avanti compiuti e quali adempimenti sarebbero stati necessari fino alla conclusione dell’anno in corso. ‘’Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è un’occasione unica per migliorare la nostra crescita di lungo periodo, creare opportunità per i giovani e le donne, sanare le diseguaglianze a partire da quelle tra Nord e Sud. Entro la fine di quest’anno – ha ricordato Draghi – dobbiamo raggiungere 55 obiettivi, che ci permetteranno di ricevere una nuova rata da 19 miliardi di euro. Gli obiettivi riguardano temi fondamentali come le infrastrutture digitali, il sostegno al turismo, la creazione di alloggi universitari e borse di ricerca, la lotta al lavoro sommerso. Completare il PNRR è una questione di serietà verso i nostri cittadini e verso i partner europei. Se non mostriamo di saper spendere questi soldi con efficienza e onestà, sarà impossibile chiedere nuovi strumenti comuni di gestione delle crisi. L’avanzamento del PNRR richiede – ha proseguito Draghi – la realizzazione dei tanti investimenti che lo compongono. Dalle ferrovie alla banda larga, dagli asili nido alle case di comunità, dobbiamo impegnarci per realizzare tutti i progetti che abbiamo disegnato con il contributo decisivo delle comunità locali. Dobbiamo essere uniti contro la burocrazia inutile, quella che troppo spesso ritarda lo sviluppo del Paese. E dobbiamo assicurarci che gli enti territoriali – a partire dai Comuni – abbiano tutti gli strumenti necessari per superare eventuali problemi di attuazione’’.
Quando diceva queste parole Draghi sperava ancora di ricompattare quella maggioranza di unità nazionale che avrebbe consentito al governo di continuare il suo lavoro. Oggi l’esecutivo è in carica per l’ordinaria amministrazione, ma pare esservi un gentlemen agreement tra le forze politiche per procedere almeno con i decreti delegati più importanti. Per il resto si vedrà col prossimo governo. Se – come sembra – dovesse vincere il centrodestra sarà il caso di capire quali siano effettivamente le intenzioni annunciate nel programma a proposito del PNRR. La coalizione assicura che le riforme previste per il PNRR saranno portate a termine, ma si lavorerà per una revisione dello stesso Piano “in funzione delle mutate condizioni, necessità e priorità”. Chiunque è in grado di capire che le revisioni si fanno insieme e che l’indicazione delle ‘’mutate condizioni, necessità e priorità’’ apre un campo molto ampio dai confini non definiti. C’è poi un altro problema. E’ vero che anche i cammini più lunghi cominciano sempre con un primo passo: ma quello compiuto fin ora dal nostro paese può considerarsi adeguato? È il caso di ricorrere a un recente (1° agosto) rapporto di valutazione della Corte dei Conti (CdC). Secondo la magistratura contabile: ‘’Dal complesso delle risorse finanziarie trasferite sui conti di contabilità speciale si sono determinate uscite per l’anno 2022 complessivamente pari ad euro 952.989.032,68 di cui euro 607.300.000,00 relativi agli interventi oggetto di controllo. Sempre a valere sui 31 interventi esaminati, si osserva che la gran parte degli obiettivi da conseguire nel primo semestre 2022 sono stati raggiunti (da parte delle Amministrazioni centrali). La valutazione complessiva sulla condotta osservata dalle Amministrazioni centrali è complessivamente positiva, ciò non toglie, tuttavia, che sotto il profilo sostanziale sono emerse criticità fatte rilevare nei singoli rapporti’’.
Aspetti e criticità di carattere generale
- Innanzitutto, un cambiamento del quadro economico finanziario rispetto alle previsioni iniziali, determinando l’emersione di elementi di incertezza legati in particolare al rincaro delle materie prime che, unito all’aumento dei costi di elettricità e gas, sta causando conseguenze dirette sull’attuazione del PNRR perché destinate ad influenzare il rialzo dei costi di realizzazione di progetti stimati più bassi quando il Piano è stato scritto ed approvato dall’UE. Questo dato è stato ulteriormente confermato dai dati del Rapporto SVIMEZ (l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) del 3 agosto. Gli investimenti sono maggiori nel Mezzogiorno, ma non in termini idonei a pareggiare la ripresa con il Centro-Nord;
- la seconda criticità osservata mette in evidenza la necessità di accelerare la capacità di spesa delle nostre Amministrazioni per finanziare i progetti previsti dal Piano, tenuto conto che le ultime stime elaborate dell’Ufficio parlamentare di bilancio evidenziano come, nel 2021, ci sia stata una realizzazione degli interventi del PNRR inferiore a quanto ipotizzato, con una spesa pari al 37,2% di quanto preventivato;
- altra criticità riscontrata riguarda, da un lato, il mancato raccordo fra afflusso di nuove risorse provenienti dall’Europa e miglioramento delle capacità amministrative e di spesa da parte delle amministrazioni stesse, dall’altro, la constatazione che maggiore disponibilità e maggior impiego di risorse non ha corrisposto automaticamente ad una capacità di sviluppo;
- è emersa, inoltre, in tema di disponibilità di risorse, la necessità di rafforzamento delle strutture amministrative (la costituzione di “uffici PNRR” presso le singole amministrazioni è solo il volano del complesso di attività che deve essere svolta a monte ed a valle dei singoli investimenti), nonché il doveroso completamento, nel rispetto di una tempistica particolarmente serrata, del reclutamento degli esperti la cui adeguatezza è condizione della compiuta attuazione del Piano;
- permangono preoccupazioni per gli interventi in ambito territoriale laddove, soprattutto in alcune aree del Paese, da tempo risulta necessaria un’azione di razionalizzazione per garantire uniformità ed omogeneità di presidio e di offerta dei servizi nonché per consentire lo svolgimento di efficaci controlli sui flussi di risorse e sul raggiungimento degli obiettivi finali. Anche in questo caso la maggiore disponibilità di risorse non appare di per sé sufficiente ad assicurare che vengano prontamente raggiunte le finalità ultime dell’intervento, in mancanza di interventi complementari sul funzionamento delle strutture destinate ad erogare i servizi alla cittadinanza;
- altro punto di criticità emerso dall’attività di controllo ha consentito di verificare come l’afflusso di nuove risorse abbia l’effetto di determinare nel tempo, specie in alcuni settori ad alta componente imprenditoriale (vedasi, in particolare, gli investimenti tesi a favorire i processi di internazionalizzazione delle imprese), modifiche o aggiustamenti delle strategie aziendali da parte delle imprese coinvolte in qualità di utilizzatrici dei finanziamenti.
Il rapporto affronta altre problematiche riguardanti i 31 progetti sui quali si è focalizzata l’attività di controllo della CdC, i quali hanno scadenze (anche intermedie) principalmente nel corso del biennio 2021–2022. Dall’insieme delle considerazioni della CdC emerge un’effettiva difficoltà a ‘’far atterrare’’ i progetti nel territorio. Il che costituisce un problema serio poiché dei 191,5 miliardi complessivi messi a disposizione a livello europeo per l’Italia (Next Generation EU), la Ragioneria generale dello stato ha valutato che circa il 37%, cioè 66 miliardi, sia la dimensione finanziaria delle misure (in gran parte investimenti, assai meno per riforme) sarà realizzato da Regioni, Comuni, Città metropolitane o altre amministrazioni locali in quanto soggetti attuatori (questa dimensione finanziaria aumenta a 80 miliardi se accanto al PNRR si considera anche il Piano nazionale complementare).