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Le armi nucleari: una delle minacce più attuali e gravi per l’umanità

La lotta per porre fine ai test nucleari ha oramai più di sei decenni; già nel 1954, nove anni dopo il test “Trinity” – la prima esplosione nucleare del mondo, condotta ad Alamogordo, New Mexico, Stati Uniti, il 16 luglio 1945 – il primo ministro dell’India, Jawaharlal Nehru, propose e sostenne un accordo per una moratoria internazionale sui test nucleari. Successivamente i drammatici eventi di Hiroshima e Nagasaki documentarono l’orrore.

Dall’inizio dei test sulle armi nucleari, ne sono stati effettuati più di 2.000 con la produzione di gravissime sofferenze umane e squilibri ambientali.

Tra il 1946 e il 1958 gli Stati Uniti condussero 67 test nucleari e la radioattività è, ancora oggi, talmente elevata da rendere improponibile la ricolonizzazione di isole diventate famose, come Bikini: è quanto risulta da uno studio recente pubblicato su PNAS (https://www.pnas.org/content/116/31/15425 ),condotto da ricercatori della Columbia University (New York).

Nell’agosto 1956, a seguito di un test dell’Unione Sovietica in atmosfera condotto al Poligono nucleare di Semipalatinsk, più di 600 persone residenti nella città industriale di Ust’-Kamenogorsk, situata circa 400 chilometri più a est, dovettero essere portate d’urgenza in ospedale perché colpite dalla malattia da radiazione. Non è documentato il numero di persone che morirono in città in conseguenza di quell’episodio.

Riguardo ai test nucleari della Cina tra 1964-1996 fonti giornalistiche (The National Interest- P. Suciu: https://www.aninews.in/news/world/asia/chinas-nuclear-tests-killed-194-lakh-people-due-to-acute-radiation-exposure20210822201901/ ), stimano che 194.000 persone siano sono morte per esposizione acuta alle radiazioni, mentre circa 1,2 milioni potrebbero aver ricevuto dosi abbastanza alte da indurre leucemia, tumori solidi e danni al feto.

Dal 1966 al 1996 la Francia realizzò 179 esperimenti nucleari a Mururoa e Fangataufa. Nel 1974 la nuvola radioattiva (troppo bassa rispetto al previsto) raggiunse Tahiti, contaminando 110 mila persone, come documenta un’altra recentissima ricerca (Marzo 2021- www.dislose.ngo)

Le tracce degli esperimenti nucleari compiuti da Stati Uniti, Russia, Francia e altri Paesi, facendo esplodere nell’aria centinaia di testate atomiche durante gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, si possono ritrovare oggi anche nel miele: la scoperta, inquietante, arriva dai ricercatori dell’Università William & Mary di Williamsburg, in Virginia, che hanno analizzato 122 campioni di miele provenienti da diverse zone degli USA, e hanno poi pubblicato i risultati del loro lavoro sulla rivista Nature Communications. 

A fronte di tanta devastazione il 2 dicembre 2009, la 64a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite istituì il 29 agosto la Giornata internazionale contro i test nucleari adottando all’unanimità la risoluzione n.64/35. La risoluzione venne avviata dalla Repubblica del Kazakistan, insieme a un gran numero di sponsor e co-sponsor a commemorazione della chiusura del sito di test nucleari di Semipalatinsk il 29 agosto 1991.

Il testo prevede e sollecita gli Stati ad aumentare la consapevolezza e l’educazione “sugli effetti delle esplosioni dei test delle armi nucleari o di qualsiasi altra esplosione nucleare e sulla necessità della loro cessazione come uno dei mezzi per raggiungere l’obiettivo di un mondo senza armi nucleari“. E se il 2010 ha segnato la prima commemorazione inaugurale di questa Giornata internazionale, dalla sua istituzione, molti sviluppi bilaterali e multilaterali a livello governativo, così come ampi movimenti della società civile, hanno contribuito a portare avanti la causa della messa al bando delle armi atomiche e dei test nucleari.

La Giornata internazionale contro i test nucleari, insieme ad altri eventi e azioni, ha favorito un ambiente globale a forte sostegno di un mondo libero da armi nucleari.

La storica entrata in vigore del Trattato per la messa al bando delle Armi nucleari del gennaio 2021 è stato uno dei frutti anche di quest’impegno, seppur con tutto il profondo sconcerto dei cittadini italiani per la mancata adesione del nostro Paese.

La speranza delle Nazioni Unite e della società civile è che un giorno tutte le armi nucleari siano eliminate, fino ad allora, sarà sempre necessario commemorare la Giornata internazionale contro i test nucleari adoperandosi nel mondo per promuovere la pace e la sicurezza.

A questo riguardo è altrettanto importante il forte impegno per uno degli altri strumenti internazionali diretto a porre fine a tutte le forme di test nucleari, il Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBT) del 1996. Purtroppo infatti, questo deve ancora entrare in vigore perché mancano all’appello le necessarie ratifiche dei possessori delle tecnologie Cina, Egitto, Iran, Israele e Stati Uniti e le firme di coloro che non lo hanno mai sottoscritto: Corea del Nord, India e Pakistan.

Questo trattato limitando lo sviluppo di nuovi tipi avanzati di armi nucleari, pone un freno alla corsa agli armamenti e costituisce una potente barriera normativa contro potenziali Stati che potrebbero cercare di sviluppare, produrre e successivamente acquisire armi nucleari in violazione dei loro impegni di non proliferazione.

Le armi nucleari, con tutti gli altissimi rischi rispetto alla cybersicurezza, sono ancora una delle minacce più attuali e gravi per l’Umanità ed il Pianeta. Il disarmo, la messa al bando delle armi atomiche e dei test nucleari, la loro non proliferazione, rimangono strumenti indispensabili per contribuire a creare un ambiente sicuro per la sopravvivenza, lo sviluppo dell’essere umano e del Creato!

I test nucleari e la produzione, il possesso e lo spiegamento di armi nucleari dovrebbero essere per sempre relegati alla Storia, quella buia Storia da cui ancora purtroppo non abbiamo imparato ad ascoltare il “grido del povero e della Terra”!

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