Archiviato il voto delle regionali, vera iniezione di fiducia per la maggioranza che sostiene il governo Meloni, dato che stabilizza il quadro politico, nel centrodestra si è già iniziato a guardare oltre il perimetro di Lazio e Lombardia. Tanti e tali sono i temi sul tavolo da esserci l’imbarazzo della scelta. Ovviamente lo scacchiere europeo resta una delle priorità, ma su quella tavola le mosse devono essere studiate a lungo, essendoci di mezzo il capitolo dell’energia. E siccome a Palazzo Chigi vogliono lavorarci su con calma, con i riflettori spenti o orientati su altro, meglio allargare l’orizzonte degli impegni. In particolare, spiegano in Transatlantico, Fdi vuole iniziare a discutere del capitolo nomine, a partire dalla Rai, senza dimenticare i circa 500 incarichi da assegnare ai vertici delle partecipate: un dossier che la premier Giorgia Meloni aprirà comunque non prima dell’inizio di marzo. Però è comunque un bel mezzo per seguire i propri fini, lavorare sui temi caldi parlando d’altro.
Non è un mistero, del resto, che l’ultima edizione del festival di Sanremo, segnata dalle polemiche politiche, abbia in qualche modo accelerato la voglia di alcuni settori del centrodestra di intervenire nel modo più muscolare possibile sulla prima industria culturale del Paese. Matteo Salvini, che ha criticato ogni giorno la kermesse sanremese, ha dettato l’agenda, lanciando la sua sfida, chiedendo subito un rinnovamento dei vertici e puntando l’attenzione sulle spese di Viale Mazzini. Difficilmente la premier potrà far finta di nulla. Dopo Sanremo, sostiene il segretario leghista, “ci sarà da fare una riflessione sul canone, su quello che costa la Rai, su certi superstipendi e sugli agenti esterni”. Quindi aggiunge che “bisogna togliere il canone Rai dalla bolletta e lavorare per ridurlo, abbassarlo o, come in altri Paesi europei, per eliminarlo”. Insomma, a giudizio del vicepresidente del Consiglio, “va ripensato profondamente il ruolo del servizio pubblico”. Tutti i torti Salvini non li ha. Ad aver irritato particolarmente il leader della Lega sarebbe stato il compenso, a suo giudizio eccessivo, versato a Roberto Benigni per l’esibizione sulla Costituzione. Fonti parlamentari riferiscono che nel centrodestra sta emergendo l’intenzione di far cadere qualche testa, a partire da quella dell’Ad Carlo Fuortes, nominato nel 2021, il cui mandato scade nel 2024. C’è chi, ad esempio dentro Fratelli d’Italia, pensa che proprio l’esito delle ultime regionali sia lo specchio di un Paese che non si riconosce in quelli che vengono definiti “eccessi” rappresentati sul palco dell’Ariston. Questa la posizione dei partiti.
Diversa sembra essere la valutazione della premier, che al momento sceglie di prendere tempo. Secondo quanto trapela in ambienti di governo, Meloni non avrebbe nessuna fretta di sostituire Fuortes. E in alcuni settori della maggioranza si sottolinea come sia stato significativo l’applauso che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tributato al monologo di Benigni a Sanremo. Ovviamente il Colle non si occupa di nomine, ma la presidente del Consiglio non intenderebbe creare tensioni con interventi che potrebbero essere giudicati troppo invadenti, con il rischio di pesanti strascichi di polemiche. La scelta strategica sarebbe di non toccare Fuortes, ma di applicare nei suoi confronti una sorta di moral suasion anche con l’obiettivo di ridisegnare in maniera soft gli equilibri interni. Una strada che, secondo alcuni esponenti di Fdi, potrebbe essere quella di affiancare l’Ad con Giampaolo Rossi, uomo di Fratelli d’Italia (già membro del Cda di Viale Mazzini) come direttore generale. Una strada che si starebbe valutando anche se giudicata tecnicamente molto difficile in un quadro organizzativo che prevede una testa sola al comando.
Ma al centro dell’attenzione ci sarebbe anche la casella del responsabile di Rai1, ora occupata da Stefano Coletta, nel mirino per l’organizzazione del Festival, e la poltrona del direttore del Tg1. Su questo secondo fronte, da tempo si fa il nome dell’attuale direttore dell’AdnKronos, Gian Marco Chiocci, considerato molto vicino a Fdi. Ma sembra che Lega e soprattutto Forza Italia non vedrebbero di buon occhio questa nomina perché di un esterno alla Rai. Infine, resta irrisolto il nodo della presidenza della commissione di Vigilanza. Sulla carta dovrebbe andare ai Cinque Stelle, ma il Movimento avrebbe indicato il nome di Riccardo Ricciardi che sarebbe giudicato troppo divisivo dalla maggioranza che avrebbe chiesto al suo posto Alessandra Todde. Ma contro questa soluzione sarebbero sorti due problemi: uno è che non è componente della commissione, l’altro che la diretta interessata avrebbe altre ambizioni.