In Parlamento, nel giorno in cui il tragico precipitare della crisi in Ucraina lancia ombre sempre più drammatiche anche sulla capacità di approvvigionamento energetico di molti Paesi dell’Occidente, il premier Draghi traccia una sorta di mappa anti-crisi, indicando le mosse su cui punta il governo e gli strumenti per raggiungerle. Specificando che l’indipendenza energetica italiana dei prossimi anni dovrà passare attraverso un massiccio rafforzamento delle fonti rinnovabili, ma anche da un possibile ritorno al carbone.
Più in generale Draghi spiega che “il governo è al lavoro per aumentare le forniture alternative. Intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti. Il Presidente americano, Joe Biden, ha offerto la sua disponibilità a sostenere gli alleati con maggiori rifornimenti, e voglio ringraziarlo per questo. Tuttavia, la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione. Per il futuro, è quanto mai opportuna una riflessione anche su queste infrastrutture. Il Governo intende poi lavorare per incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico – come il TAP dall’Azerbaijan, il TransMed dall’Algeria e dalla Tunisia, il GreenStream dalla Libia”.
Ma il premier non esclude anche un ritorno al passato e dice: “Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato”. Resta il fatto, assicura Draghi, che “la risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, anche e soprattutto con una maggiore semplificazione delle procedure per l’installazione degli impianti. Gli ostacoli, guardate”, sottolinea il premier, “non sono tecnici, sono solo burocratici”.
Sin qui le opzioni economiche. Ma sul tavolo c’è anche altro. “L’Italia è uno dei più importanti contributori di truppe alle operazioni Nato. Siamo pronti a fare la nostra parte, come sempre, per mettere a disposizione le forze necessarie”, spiega il presidente del Consiglio, durante il suo intervento in videoconferenza al Vertice Nato sulla crisi in Ucraina dopo l’avvio delle operazioni militari russe. E questo ragionamento apre la porta a mille scenari. “Il presidente del Consiglio Draghi nel suo intervento sulla situazione ucraina è stato equilibrato”, afferma il leader della Lega, Matteo Salvini. “Mi piacerebbe però che fossimo più protagonisti con il dialogo e costruttori di pace”, aggiunge. Che è l’auspicio di tutti.