La Costituzione della Repubblica italiana – redatta dalla Commissione dei 75, approvata (quasi all’unanimità – 453 voti favorevoli e solo 62 contrari) dall’Assemblea costituente il 22 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1º gennaio 1948 – compie 77 anni. Eppure, conserva intatta la sua estrema giovinezza in quanto “è stata fatta con tanta saggezza da avere norme che si adattano a condizioni anche imprevedibili […] è fatta di norme che si connotano per elasticità e duttilità”, come mette in luce il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
La Commissione dei 75 (al pari dell’Assemblea costituente) è ricordata anche per l’elevato livello culturale degli eletti, giuristi di altissimo profilo, presenti in tutti i partiti, chiamati a rendere concrete le parole del Presidente dell’Assemblea Giuseppe Saragat: “dare un volto alla Repubblica, un’anima alla democrazia, una voce eloquente alla libertà. Dietro a voi sono le sofferenze di milioni di italiani, dinnanzi a voi le speranze di tutta la nazione. Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano”.
Come noto, compito dei componenti la Costituente è stato proprio quello di dare forma ad una democrazia moderna (un modello di democrazia rappresentativa fondato su una sovranità popolare) che imponeva di mettere, a fondamento della nuova Repubblica, quella dignità e quella libertà della persona che la dittatura aveva prima oscurato e poi travolto.
Del resto, i nostri 556 padri costituenti conoscevano bene il valore della libertà che aveva ispirato e guidato la Resistenza fino alla Liberazione: “la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni […] sulla libertà bisogna vigilare…”, come afferma magistralmente Piero Calamandrei (Microsoft Word – discorso Calamandrei.docx), il quale, tra l’altro, pone in rilievo il legame indissolubile tra libertà e legalità: “Colla legalità non vi è ancora libertà, ma senza legalità libertà non può esserci” (saggio “Libertà e legalità”).
L’impostazione della Carta costituzionale, oltre a garantire la libertà, è tesa a realizzare la giustizia sociale e l’uguaglianza. Al centro è posto “il riconoscimento sostanziale della persona umana rispetto allo Stato e la destinazione di questo a servizio di quello”, nell’ambito di un sistema di “necessaria socialità di tutte le persone, le quali sono destinate a completarsi e perfezionarsi a vicenda mediante una reciproca solidarietà economica e spirituale”, come sostenuto da Giuseppe Dossetti, in un noto ordine del giorno (o.d.g. durante la seduta del 9 settembre 1946, p.22, sed003nc.pdf).
La nostra Legge fondamentale – intrisa dello spirito eccezionale che l’ha generata: lo sforzo di ciascuna forza politica e sociale di aprirsi ai dialoghi con le altre forze politiche e sociali – è frutto di “alto compromesso” delle diverse ideologie partitiche presenti all’interno dell’Assemblea costituente, accomunate dall’obiettivo di dare all’Italia una Costituzione democratica largamente condivisa. Indubbiamente, nei 139 articoli che la compongono “c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre gioie. Sono tutti sfociati qui in questi articoli”. “Grandi voci lontane, grandi nomi lontani”: Mazzini, Garibaldi, Beccaria, Cavour, … si sentono “dietro a questi articoli” (come illustrato da Calamandrei agli studenti, nel suindicato discorso).
La Costituzione italiana, che reca l’impronta di uno spirito universale e in certo modo transtemporale, è anche il risultato del sangue e del dolore di “umili nomi”, caduti combattendo, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte in questa Carta. Dalla straordinaria rinascita che prese le mosse dalla lotta di Liberazione, i Costituenti, con spirito di leale collaborazione, hanno disegnato una democrazia, un ordinamento pluralista fondato sull’inviolabile primato della persona e sulla preesistenza delle comunità rispetto allo Stato.
Anche sul piano strutturale, l’impostazione della Legge fondamentale fondativa della Repubblica italiana ricalca la forma geometrica di una “piramide rovesciata secondo il criterio della socialità progressiva” (espressione coniata da Aldo Moro, durante una delle riunioni informali della Commissione, presieduta da Meuccio Ruini), il cui vertice è la persona umana nella sua individualità che progressivamente vede il riconoscimento dei suoi diritti nelle formazioni sociali dove la persona opera (famiglia, scuola, confessione religiose, lavoro, associazioni) e nella dimensione politico-istituzionale.
Da qui la suddivisione in due parti: la prima rubricata “Diritti e doveri dei cittadini” e la seconda “Ordinamento della Repubblica”, anticipate dai “Principi fondamentali”.
I valori che la Costituzione pone a base della nostra convivenza: libertà, uguaglianza, solidarietà, giustizia, l’aspirazione al bando della guerra, sono i valori fondanti della nostra civiltà che appartengono all’identità stessa dell’Italia che è “una Repubblica democratica caratterizzata da libertà e uguaglianza” (Diretta video).
La nostra Costituzione, scrigno di valori a tutela dei nostri diritti e delle nostre libertà, come affremato dal Presidente Mattarella: “Va conosciuta, amata, difesa, vissuta, ogni giorno per accogliere nuovi bisogni, per tutelare chi si trova ai margini, per affrontare le nuove sfide di convivenza e di pace” (Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione dell’inaugurazione della 6ª Milano Civil Week).