Il suono della prima campanella è ormai alle porte e la scuola non si ferma mai; ma non sono solamente nomine in ruolo, assegnazione di supplenze, dirigenti scolastici, collaboratori…Quella viva, reale, che si rapporta quotidianamente non solo con le menti ma con il cuore e le vite dei nostri studenti è un’altra, e nei confronti della quale lo svolgimento di attività burocratico amministrative deve essere considerato solo ed esclusivamente ciò che è: un’azione finalizzata e di supporto.
La scuola vera, impegnata nella crescita complessa e complessiva dei nostri ragazzi è anche quella dei docenti di religione cattolica, una realtà troppo spesso non adeguatamente considerata nel valore del proprio ruolo dai colleghi stessi né dall’opinione pubblica, e che invece nei fatti e nel vissuto delle nostre aule – a testimonianza dell’importante funzione che in realtà questi docenti svolgono – è rappresentativa di chi con più facilità spesso anche intenzionale riesce ad entrare in contatto con la dimensione più personale degli studenti, da cui vengono assunti molto spesso a veri e propri confidenti e guide. Testimoni e non maestri, così come Papa Paolo VI nel 1974, oggi Papa Francesco.
L’insegnante di religione cattolica, al di là del proprio seppur importante ruolo istituzionale di guida nello studio del fatto religioso in una prospettiva conoscitiva, è molto più spesso di quanto non si possa pensare colui che viene a contatto con le esigenze, i conflitti interiori, le fragilità e i problemi più sentiti dei nostri giovani rispetto ai quali vedono per questo stesso motivo potenziata la normale funzione educativa di qualsiasi docente.
Docenti di una disciplina che pur non concorrendo a determinare la “media” nella valutazione scolastica – e forse proprio per questo – è formativa a tutto tondo e nell’accezione maggiormente positiva della definizione; in un momento in cui peraltro la nostra scuola – e sono proprio gli studenti e le famiglie coinvolte in un relativismo e disorientamento troppo diffusi a chiederlo – ha un fondamentale e indifferibile bisogno di recuperare la propria funzione educativa per guidare, dare risposte e orientare in un orizzonte di senso e valori ben preciso il delicato percorso di formazione delle persone che gli vengono affidate.
Un orizzonte di senso e di valori che già Giovanni Gentile nell’ormai lontano 1923 nella prospettiva di una scuola laica aveva definito quale forma spirituale storica del popolo italiano, riconoscendogli in questo modo il valore reale anche di matrice culturale e non solo religiosa del nostro Paese. Un patrimonio che mai come in questo momento storico va tutelato senza timori ma anzi con coraggio e, soprattutto, senza la preoccupazione che questo possa rappresentare un muro rispetto all’apertura verso quelle che sono altre realtà; ma che piuttosto sia esso stesso strumento di apertura e accoglienza consapevole verso queste dimensioni diverse.
La scuola italiana – che davvero può vantarsi di un patrimonio umano e professionale straordinario nei docenti di tutte le discipline – ha bisogno che gli insegnanti “Irc” con grande senso di responsabilità prendano sempre più coscienza del proprio ruolo e che lo svolgano effettivamente come nelle loro potenzialità, qualificandosi anche attraverso il proprio modo di essere come autorevoli educatori ma anche sempre più come sentinelle di un patrimonio storico insostituibile per la nostra nazione e per l’Europa tutta, e insieme come tutori speciali del rispetto del primato educativo della famiglia da parte della scuola.