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L’amore richiede una vocazione convinta

Non è facile tradurre in realtà il sentimento di amore che ognuno sente dentro di sé. Liberare le corde del cuore richiede uno scatenamento, la capacità di liberarsi di tutti i “se” e di tutti i “ma” che si frappongono alla possibilità di realizzarlo, di metterlo in atto in tutta la sua pienezza, il che spiega, ad esempio, perché un uomo e una donna, pur volendosi donare in pienezza l’uno all’altra, siano poi condizionati nella quotidianità dei rapporti da sentimenti quali la gelosia, l’orgoglio, ecc. L’amore richiede una vocazione convinta, un “sì” totale da rinnovare ogni giorno di fronte alle tante difficoltà della vita, un “sì” pieno, un’adesione profonda a ciò che si fa, all’oggetto del proprio sentimento, perché è questa adesione profonda che rende possibile la realizzazione dei sogni.

Chi sogna arriva prima di chi pensa… E nel rapporto Io-Tu si può sognare, si può sentire vibrare il vero sentimento di amore. Buber ci ha insegnato che il Tu può “riempire la volta del cielo dell’Io” verso quel noi che rende il rapporto tra l’ego e l’alterità un tutt’uno: è l’Io-Tu, definito dal suddetto filosofo, la “parola fondamentale” dell’esistenza. Al principio di tutto c’è, quindi, la relazione. In particolare, in un rapporto di coppia, che dovrebbe essere sano e dovrebbe basarsi sulla capacità di entrambi i soggetti di essere davvero in comunione, di amarsi, unirsi in una relazione indissolubile di fedeltà e allegria. È un modo di intendere l’amore particolare, attraverso cinque caratteristiche propedeutiche ad un NOI saldo ed integro: Comunione, Amore, Indissolubilità, Fedeltà, Allegria. 

La Comunione, intesa come unione con l’altro, in una condivisione costante del proprio quotidiano. L’Amore, quello incondizionato, che è senza controllo, inteso etimologicamente, senza morte, eterno. Per viverlo, però, bisogna “sporcarsi le mani”, mettersi in gioco con coraggio, dal latino “cor”, ossia fare le cose con cuore e con determinazione, senza condizionamento alcuno. Un cuore che pulsa amore non può essere frenato da nessun ostacolo. Se l’amore è condiviso, niente può fermare l’onda più attesa nel mare della vita: la gioia del NOI che vince ogni difficoltà e gode di ogni bellezza.

L’indissolubilità è fondamentale in quanto niente e nessuno può sciogliere un legame eterno. Solo la violenza e la prepotenza possono spezzare un legame che, però, non era amore vero fin dall’inizio. Papa Francesco ha sostenuto più volte tale tesi più che condivisibile. Un legame d’amore, se ha basi solide ed è vero, non si può, dunque, sciogliere. È per sempre. La fedeltà è l’attenzione a sé stessi e all’altro per eccellenza. Chi ama vuole rinnovare quotidianamente il suo amore. Chi ama non tradisce mai. L’amore, infatti, non ha bisogno di prove e/o test. L’amore anticipa gli eventi ed è incline ad un rinnovamento quotidiano libero e responsabile. L’amore non si pone nella condizione del rischio ma rischia ogni giorno, si rinnova e s’impegna per renderlo il più vicino possibile all’Amore ideale, quello in cui convivono affetto, stima, empatia e armonia, capaci di superare ogni limite e di rendere ogni rinuncia una conquista. L’Allegria è la conditio sine qua non. Un rapporto in cui non si ride, è un “noi” senza speranza, senza futuro. Ridere insieme significa allargare i polmoni alla vita, spianare la strada dell’oltre che esiste al di là di qualsiasi ostacolo e che può trovare in una risata la risposta adatta per alleggerire, mai sminuire, ciò che crea difficoltà. Ridere, come poche altre cose al mondo, può riportare alla bellezza dell’essere, mettendoci in contatto con il nostro bambino libero interiore, sempre pronto a dare luogo alla magia di una battuta, alla genialità di uno scambio inatteso che restituisce a tutti la dimensione che ci appartiene: esseri in vita senza svalutare l’esistenza ma senza prendere tutto sul serio in modo eccessivo. Il rischio sarebbe quello di vivere ponendo al centro noi stessi. Il centro della vita, invece, è nella relazione con gli altri. Se in essa riusciamo a scorgere momenti di riso condiviso, la vita acquisirà un aspetto più gradevole e più pieno. Lì, nel ridere, l’amore si sente a casa, trova dimora ed è puro! Se la famiglia non si forma su queste basi, è difficile che un giovane riesca ad esprimere le proprie potenzialità positive.

Si sente a volte fermo, immobilizzato, cade nel disincanto, avverte presto una forte sensazione di vuoto che lo frena in quella scalata interiore che può renderlo capace di dare senso alla vita. È per questo motivo che avere dei validi modelli di riferimento si rende necessario perché non si può rischiare che i giovani diventino dei nerd e degli hikikomori, che si chiudano in una stanza isolandosi, magari davanti ad uno schermo, ed amando la propria solitudine. Isolamento, abulia, noia, non possono diventare condizioni di esistenza. Non bisogna permettere che si cada nel non-senso, nell’incapacità di relazionarsi con tutto ciò che di positivo c’è comunque nell’uomo e in questo universo che ci circonda nel quale, osservandolo con cuore libero ed occhi luminosi, ci è dato di scoprire spettacoli d’incredibile e misteriosa bellezza.

Noi adulti abbiamo la responsabilità di offrire ai giovani basi sicure, radici su cui poggiarsi per non cadere nell’inerzia, nel vittimismo, nel senso di vuoto, nella trasgressività, nella violenza. Se finora non siamo stati capaci di creare una società positiva, dobbiamo rimboccarci le maniche e impegnarci in ogni istante per aiutare i giovani a liberarsi da quelle dipendenze nelle quali la società, troppo lassista e comoda in cui li abbiamo fatti crescere, ha contribuito a farli cadere. Solo l’amore incondizionato può portarci a questo. È l’amore che sposta le cose! È l’amore che sposta l’asse della calma apparente e che dona risposte alle inquietudini sopite. È l’amore che ad ognuno di noi ricorda come la sfida sia quella di debuttare ogni giorno nella relazione con sé stessi e con l’altro. In questo debutto quotidiano avremo meno paure, accorgendoci di essere davvero vivi e pronti ad amare l’altro senza se e senza ma. Il sì pieno alla vita passa da qui.

Prof. Alfredo Altomonte: