Negli ultimi decenni abbiamo assistito alle grandi trasformazioni tecnologiche che hanno migliorato la qualità della vita delle persone. Queste ultime ci permettono, attraverso internet e i relativi dispositivi, lavorare in modalità “smart working”, studiare e partecipare alle riunioni, condividere i dati, acquistare i prodotti, muoversi meglio in città e ricevere servizi smart ed efficienti. Le tecnologie digitali hanno però una capacità di influenza sulle persone al punto da cambiarne i comportamenti a seconda delle categorie di appartenenza definite dal ricercatore statunitense Marc Prensky: i “nativi digitali”, quelli nati dopo il 1995. Essi sono cresciuti assieme ai vari dispositivi tecnologici e le vivono con naturalezza. Ed invece le generazioni precedenti, come quelli nati tra gli anni ’70 e ’80, considerano il digitale come estranea alla loro epoca di formazione e tuttavia se ne impossessano come se si dovesse pensare nella lingua madre e tradurla in un’altra.
Questi nuovi strumenti rappresentano dunque una grande opportunità per i nativi digitali, i quali possono contare sull’aiuto del web e delle piattaforme per numerose attività scolastiche, anche se nascondono molti rischi. Il pericolo viene dalla dipendenza da internet nel seguire i social networks. Questi aspetti provocano i disturbi di cui soffrono oltre 300.000 ragazzi italiani, diventati intanto schiavi del proprio cellulare. Questa condizione conduce facilmente all’allarmante problema della perdita di contatti e di relazioni sociali a vantaggio di quelle virtuali. Ed infatti una moltitudine di ragazzi preferisce isolarsi dal mondo esterno entrando nel mondo irreale che li spinge alla
distorsione della lettura della vita che si svolge intorno a loro. Catturati come sono da questa dipendenza possono giungere a trascorrere la maggior parte del loro tempo (più di otto ore al giorno) sui video games. L’uso eccessivo può compromettere la capacità di apprendimento e di concentrazione, e causare disturbi del sonno e quelli della personalità.
Tra i problemi legati a internet e ai social networks c’è inoltre il cyberbullismo. Questi strumenti, infatti, si sono rivelati delle armi usate dai bulli per compiere atti di violenza subdola ai danni dei loro coetanei che ormai non raramente provocano anche in suicidi.
Come si spiega tutto questo? L’adolescenza è una fase problematica della vita, ed i ragazzi si trovano immersi in una “società liquida” senza solidi punti di riferimento e princìpi
valoriali fondamentali per il proprio sano sviluppo psicologico. Sovrastata da immaturità
personale, che il più delle volte è conseguenza di scelte educative troppo tolleranti dei
genitori, i ragazzi imboccano la strada dela fuga dal futuro attraverso il rifiuto della realtà.
Ne deriva un grave disagio psicologico che si accompagna a comportamenti aggressivi e
violenti, e fino all’uso di sostanze psicoattive e alcool e a tante altre forme di evasione dalla
realtà. Di fronte a questi fenomeni sociali difficili e complessi, la scuola rappresenta uno dei principali contesti per lo sviluppo della persona, sia in quanto istituzione preposta alla formazione e al trasferimento delle conoscenze, sia in quanto luogo privilegiato di
aggregazione sociale.
Ed allora la scuola è chiamata a rafforzare l’azione educatrice alla cittadinanza attiva dei ragazzi, favorendo la maggiore consapevolezza sui rischi connessi all’uso scriteriato del web e dei dispositivi come il pc, il cellulare e il tablet. Però la scuola da sola, non può da sola contrastare il bullismo e il cyberbullismo dal momento che queste piaghe sociali si manifestano anche in contesti aggregazione giovanile extrascolastici. Ecco perché è necessario restituire alla famiglia (come ci ricorda anche l’articolo 30 della Costituzione sui diritti e doveri dei genitori) la funzione di agenzia educativa primaria accompagnata dall’obbligo di “aggiornamento” a fronte della società della informazione. Le tecnologie digitali sono una grande risorsa per il mondo del lavoro e delle imprese, per la formazione scolastica e universitaria, per i servizi essenziali (e secondari) delle città e per la vita di tutti i giorni. Ed allora gli adolescenti, devono essere educati dalla famiglia e dalla scuola saper a cogliere il meglio dalla tecnologia, sfruttarla per accrescere la propria cultura e utilizzarla in modo consapevole. Insomma internet e social networks non sono strumenti da demonizzare, ma l’attitudine al loro corretto e responsabile uso deve essere la costante preoccupazione.