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Perché gli “Accordi di Abramo” sono di portata storica per la pace in Medio Oriente

Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein hanno firmato, con la regia degli Stati Uniti, un significativo accordo di normalizzazione dei rapporti diplomatici. La storica cerimonia si è svolta alla Casa Bianca, con il presidente Donald Trump speranzoso che quelli che ha battezzato gli “Accordi di Abramo” possano aumentare le sue possibilità di rielezione.

Secondo il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, gli accordi di normalizzazione potrebbero “porre fine al conflitto arabo-israeliano una volta per tutte. Questo giorno è un perno della storia e annuncia una nuova alba di pace”. Il ministro degli Esteri degli Emirati, Abdullah bin Zayed Al-Nahyan, ha sottolineato la scelta per la pace e ha ringraziato Netanyahu “per aver fermato l’annessione dei Territori palestinesi”. Trump ha sottolineato: “Siamo qui per cambiare il corso della storia. Dopo decenni di divisioni e conflitti, segniamo l’alba di un nuovo Medio Oriente”.

Fonti dell’Amministrazione Usa hanno fatto intendere che altri cinque stati arabi sarebbero praticamente giunti “in fondo alla strada” per finalizzare accordi simili con lo Stato ebraico. Il tessitore delle intese, il genero del presidente e suo consigliere per l’area, Jared Kushner, ha parlato di un accordo capace “di cambiare l’intero corso del Medio Oriente”. Tuttavia, per i palestinesi si tratta di un nuovo “giorno nero”, di una vera e propria pugnalata alle spalle dai ‘fratelli’ arabi. Il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, ha dichiarato che gli accordi non porteranno alla pace, che non ci sarà “sino alla fine dell’occupazione israeliana. Il problema non è tra i Paesi che hanno firmato gli accordi e l’Autorità di occupazione israeliana, ma con il popolo palestinese ,che soffre sotto l’occupazione”.

Mentre a Washington venivano firmati gli accordi, dalla Striscia di Gaza controllata dal movimento islamista palestinese Hamas, venivano lanciati razzi contro Israele. Pronta la risposta dei jet con la stella di Davide, che hanno colpito obiettivi delle milizie islamiste nella Striscia. Trump e i firmatari attendevano soprattutto la reazione dell’Arabia Saudita. Da Riyad è giunta una dichiarazione a sostegno della posizione palestinese: “Il Regno è dalla parte del popolo palestinese e sostiene tutti gli sforzi volti a raggiungere una soluzione giusta e globale, che consenta al popolo palestinese di stabilire il proprio Stato indipendente nei confini del 1967 e con Gerusalemme est come capitale. In conformità con le decisioni di legittimità internazionale e l’iniziativa di pace araba”.

Condanna degli accordi anche dalla Turchia e dall’Iran, super nemico di Gerusalemme nella regione. Secondo molti osservatori gli accordi conterrebbero anche nuovi legami di sicurezza, in un’area dove molti degli Stati arabi del Golfo condividono con gli israeliani l’ostilità rispetto alle mire egemoniche di Teheran. Prima degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrein, gli unici altri paesi arabi a riconoscere ufficialmente Israele sono stati l’Egitto e la Giordania, che hanno firmato i trattati di pace rispettivamente nel 1978 e nel 1994.

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