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Aborto: cosa ci insegna il voto argentino

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Il Senato argentino ha bocciato la proposta di legge per la legalizzazione dell’aborto con 38 voti contrari contro i 31 favorevoli. La campagna per la legalizzazione dell’aborto, la “Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito”, il cui simbolo sono i fazzoletti verdi usati dalle attiviste, era cominciata nel 2005 e si era conclusa con l’approvazione della legge da parte della Camera con 129 voti favorevoli e 125 contrari. L’elemento di novità della legge prevedeva la possibilità da parte della donna di abortire entro la 14esima settimana e a totale carico dello Stato, a differenza di quella attuale che prevede la possibilità di abortire solo se in presenza di un pericolo di vita della madre o quando la gravidanza sia dovuta ad uno stupro. Il cardinale Mario Aurelio Poli, Arcivescovo di Buenos Aires, si erarivolto ai senatori argentini invitandoli a proseguire “la onorevole e lodabile tradizione di legiferare per il bene comune e a favore di una cultura della vita” ed altresì aveva esortato i fedeli a dare voce “a chi non sa parlare, in difesa delle vite della madre e del bambino”. A seguito del voto, gruppi di sostenitori pro aborto hanno manifestato davanti al Parlamento argentino con lanci di sassi e bottiglie e sono stati dispersi dalla polizia che ha dovuto usare gas lacrimogeni e procedere all’arresto di alcuni contestatori. Certamente avrà contribuito a questavittoria di civiltà la speciale preghiera del Santo Padre per il suo popolo e all’amore che gli argentini hanno voluto dimostrare  con questo voto al “loro” Papa.

L’analisi di questo risultato è foriera di nuova speranza nel rispetto del concepito e dimostra una variazione di tendenza che già si era cominciata a registrare negli Stati Uniti con l’Amministrazione Trump, che nell’ottobre scorso ha dato dei segnali in tal senso, apprezzati dai Vescovi americani, con l’introduzione di un’ampia esenzione morale e religiosa da obblighi assicurativi che prevedevano il rimborso di servizi abortivi e contraccettivi introdotti precedentemente dall’Obamacare. La speranza e la lezione di civiltà trasmessaci dal popolo argentino con il proprio “No” all’aborto, ci spinge ad essere fiduciosi a che anche nel nostro Paese ci possa essere almeno una revisione della 194, una disincentivazione alle pratiche abortive di ogni tipo e, al contrario, una politica sociale che possa permettere ai nostri giovani di formare una famiglia e di invertire così il nostro triste primato europeo sulla denatalità.

Dott. Stefano Ojetti – Vicepresidente nazionale Associazione Medici Cattolici Italiani (Amci)

Stefano Ojetti: