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Abbiamo gli strumenti per evitare altre tragedie: non sprechiamoli

Foto di Chris Gallagher su Unsplash

La giornata di oggi, 9 ottobre, è dedicata alla memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo. Per noi geologi, ma mi sento di poter dire che dovrebbe essere così per chiunque abbia un ruolo nelle istituzioni del nostro Paese, questo è un giorno di profondo dolore ma, allo stesso tempo, di riflessione e di denuncia. Di dolore perché il pensiero non può che andare alle troppe vittime innocenti di incuria e dissennatezza, di cui la tragedia del Vajont (avvenuta proprio in questo giorno del 1963) è uno dei simboli. Parlo, però, anche di riflessione e di denuncia perché i disastri ambientali non sono certo un ricordo del passato, ma un tema di strettissima attualità.

Allora sfruttiamo l’attenzione mediatica sul tema per sollevare alcune questioni di vitale importanza. Quanti Comuni del nostro Paese hanno redatto un piano di adattamento climatico? Questo strumento dovrebbe servire a pianificare gli interventi utili a prevenire o mitigare le conseguenze di alluvioni, ondate di calore, siccità, incendi. Non avere questo piano significa – tra le altre cose – che spesso nemmeno i sindaci hanno un’idea chiara di quanto denaro abbia bisogno il proprio Comune per mettersi in sicurezza e, com’è facile immaginare, non si possono fare richieste allo Stato né partecipare a bandi, senza neanche sapere di cosa si ha bisogno. A oggi sono poche le amministrazioni ad avere un piano di adattamento climatico. Per colpevole incuria? Per irresponsabilità? Non sta a noi dare un giudizio. Di certo non tutti i Comuni dispongono di professionisti in grado di adempiere a un tale compito.

Questo ci porta a un altro tema: la cartografia geologica regionale (Carg). Si tratta di un documento fondamentale di conoscenza del territorio, ma anche di pianificazione e programmazione. Attraverso la cartografia Carg è infatti possibile conoscere le caratteristiche geologiche e geomorfologiche dei territori a scala generale. Queste informazioni possono essere preziose per preparare i piani paesaggistici regionali e provinciali e a volte sono alla base dei piani regolatori. Per essere ancora più chiari: da una lettura attenta del Carg è possibile pianificare lo sviluppo di un territorio senza mettere a repentaglio vite umane, infrastrutture ed edifici. Se all’epoca fosse esistita la cartografia Carg, ad esempio, si sarebbe evitato di costruire all’interno di crateri vulcanici a Pozzuoli o ai Campi Flegrei.

Il governo ha stanziato 55 milioni di euro proprio a questo scopo, demandando a Ispra l’utilizzo di questi fondi che, però, rischiamo seriamente di perdere se non impegnati entro il 2025. Ispra sostiene che queste carte possano essere realizzate da Università, Servizi geologi provinciali e regionali e Cnr, ma nessuno di questi ha abbastanza professionisti per lavorarci. È necessario quindi coinvolgere i professionisti Geologi, attraverso il Consiglio Nazionale dei Geologi e gli Ordini Regionali, per produrre la cartografia geologica Carg in fretta, perché non c’è più tempo da perdere. Noi geologi delle Marche conosciamo bene le drammatiche conseguenze di una scarsa prevenzione e siamo disponibili a collaborare con gli enti preposti perché la nostra regione possa al più presto dotarsi di questo strumento. Siamo certi che questo sia anche il pensiero dei colleghi degli altri ordini regionali. Facciamo che questa giornata nazionale sia un punto di partenza per evitare altre vittime innocenti.

Piero Farabollini, presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche

Piero Farabollini: