Gli attuali mutamenti sociali dovuti prevalentemente all’inarrestabile processo della globalizzazione hanno prodotto come lato oscuro quello che il sociologo Bauman chiama il “mondo liquido” ove è difficile rintracciare valori solidi cui attingere per progettare una vita solidale di condivisione di storie e di sentimenti.
Una famiglia abbandonata a se stessa priva di quelle necessarie risorse e non dico solo economiche ma soprattutto di sostegno morale nelle sfide quotidiane, dovute soprattutto ai tempi veloci o inconciliabili che l’attuale società post moderna ci fa vivere, non può che produrre dei disastri relazionali (omicidi in famiglia, maltrattamenti, atti persecutori, violenze sessuali etc.).
Bambini abbandonati per le strade, che muoiono di fame, ridotti in schiavitù; bimbi che lavorano quindici ore al giorno al servizio delle multinazionali, mandati al fronte come soldati, massacrati, sfruttati dai clan criminali o dal mercato della pornografia, trucidati: si tratta di orrori cui la coscienza occidentale (almeno di quanti la possiedono una coscienza) non resta insensibile, contro i quali si lotta spesso purtroppo senza la necessaria efficacia e perseveranza.
I bambini hanno bisogno di essere amati, di giocare, di crescere circondati dall’affetto dei genitori, di avere risposte alle loro domande talvolta originali senza dover sempre ricorrere a strumenti informatici. Una società che abbia sensibilità verso i bambini è una comunità che può ancora guardare al futuro con speranza, che può progredire, che può salvarsi.
Una collettività che infierisce sui più deboli è una società violenta in cui nessuno è al sicuro: il dominio del disumano e del male stringono i cuori ed i cervelli in una morsa mortale. Questi episodi come quello di Loris ci impongono una riflessione che può sembrare persino banale e cioè la riscoperta della bellezza dell’incontro, come efficace strumento di relazione tra le persone al di là del gap generazionale, culturale, professionale. In qualsiasi modo sia avvenuto il decesso di Loris, la realtà oggi ci ha gettato in faccia l’ennesima morte di un innocente che ripropone una profonda riflessione: abbiamo forse sbagliato qualcosa?
Carlo Maria Capristo
Procuratore della Repubblica di Trani