“Uno di noi: la persona nel cuore dell’Europa” è il titolo del libro (Edizioni MPVI) pubblicato in occasione del decimo anniversario di nascita della Federazione europea “per la vita e la dignità dell’uomo: Uno di Noi”. Si è svolto a Parigi un convegno per ripercorrere le tappe del cammino fatto e soprattutto per rilanciare l’impegno della Federazione One of Us che vuole essere la voce dei popoli d’Europa a sostegno di una unità europea basata coerentemente sul riconoscimento dell’uguale dignità di ogni essere umano: sempre persona, soggetto, fine sin dal concepimento. È evidente una logica positiva, propositiva, inclusiva. Il Movimento per la Vita ha voluto dare il suo contributo non solo con una rappresentanza presente al convegno ma anche con la pubblicazione del libro. Interris.it ne ha parlato con Elisabetta Pittino, Presidente di FederVita Lombardia e direttrice del giornale “Si alla Vita”.
L’intervista
Come è nata l’idea di questo libro?
“È nata da un ‘compleanno’ quello della Federazione Europea One of Us per la Vita e la Dignità dell’Uomo, fondata formalmente 10 anni fa, il 4 settembre 2014, a Bruxelles dopo l’esperienza della Iniziativa Popolare Europea Uni di Noi nel 2013. Inoltre da un Seminario a Parigi, il 22-23 novembre 2024, nel quale il popolo di One of Us si è festeggiato, e soprattutto dall’intuizione e dalla volontà di Marina Casini, presidente del MpV Italiano e già Presidente di One of Us. Marina, figlia di Carlo Casini, ideatore prima della Iniziativa Popolare Europea One of Us e poi fondatore dell’omonima Federazione, nonché suo presidente anche onorario fino alla sua morte, ha avuto la bellissima idea di fare un regalo di compleanno a One of Us con alcuni scritti di Carlo dal 1984 al 2019, ‘che legano l’Europa a Uno di Noi’ come si legge nell’introduzione”.
Quale messaggio vuole offrire?
“Che il bambino concepito è Uno di Noi, cioè è vita umana, essere umano, è persona. Questo libro, attraverso le parole di Carlo Casini, vuole ‘esprimere la volontà di non rassegnarsi, di non arrendersi, di non scoraggiarsi, di mantenere la sfida sul punto decisivo – il concepito è o non è uno di noi? -, di sollecitare l’Europa a rispondere, di andare avanti con tenacia operosa per essere voce di chi non ha voce e portare lo sguardo delle istituzioni europee sul più piccolo, povero e inerme degli esseri umani’. Il bambino concepito è e vuole essere un cittadino europeo e l’Europa può ritrovarsi solo se riparte dal Uno di Noi”.
Quali sono state le principali attività della Federazione nel decennio trascorso e quali prospettive vuole tenere aperte?
“Le attività sono state davvero tante, soprattutto culturali. Una serie quasi infinita di congressi, seminari, convegni, webinar sui temi bioetici. Alcune donne aiutate a non abortire da una rete per la vita europea nata spontaneamente e informalmente. Le attività per cercare di fermare in UE i tentativi di dichiarare l’aborto un diritto…proprio su quest’ultima cosa, molto seria, si giocherà l’attività di One of Us. Rinvigorire, quindi, le 60 associazioni membri di questa federazione, prestare particolare attenzione ai giovani, valorizzare sempre di più le donne”.
Il libro raccoglie alcuni pensieri di Carlo Casini che mettono in evidenza il legame tra l’Europa come area politica, e non solo geografica, e il riconoscimento del più piccolo, povero e inerme degli esseri umani come uno di noi. Cosa ti ha colpito di più del suo pensiero?
Mi colpisce molto il richiamo a fondare un nuovo umanesimo che in effetti è ciò di cui abbiamo bisogno oggi in un mondo di persone sempre più disumanizzate. Ed è davvero innovativo che un nuovo umanesimo sia possibile soltanto con ‘il riconoscimento della uguale dignità di ogni vita umana’, ‘prima pietra di un nuovo umanesimo’. Poi l’apertura europea del suo pensiero in cui mi riconosco in pieno. Se si è italiani si è europei. Non ci può essere Europa senza i diritti umani e il primo è quello alla vita: dal concepimento fino alla morte naturale. Infine l’appello di Carlo a ‘un nuovo femminismo’, nell’ultimo scritto riportato nel testo, che si fonda sull’alleanza tra madre e figlio nel grembo. Cuore a cuore”.
Hai qualche ricordo di Carlo che vuoi condividere?
“Ne ho tanti…questa domanda mi commuove. Ne scelgo tre. Uno di Carlo che partecipava per la prima volta alla Marcia per la vita di Parigi, era il 2009 o il 2010, in prima fila, con Maria sua moglie, e noi giovani. Metteva la sua faccia per quella passione per la vita che lo guidava. Un altro di Carlo in un incontro che di fronte ai nemici che lo attaccavano sceglieva al via della pace. Sceglieva di non rispondere al male. Infine l’ultimo incontro ‘pubblico’ con One of Us in occasione dell’Udienza con Papa Francesco. Non sapevo ancora che Carlo fosse gravemente malato. Faceva fatica a parlare, ma in quell’ultimo Comitato Esecutivo testimoniò ancora una volta la passione per la vita e la necessità di continuare a difendere Uno di Noi”.
Insieme a Carlo Casini, si possono considerare idealmente animatori dell’impegno della Federazione One of Us San Giovanni Paolo II, Santa Teresa di Calcutta, il venerabile Jerome Lejeune. Quali riflessioni suscita questa considerazione?
“Senz’altro sono animatori e non soltanto idealmente. Quello che queste persone in vita e dopo la morte hanno fatto per la vita e per la cultura per la vita non solo ha ispirato One of Us, ma continua a portarlo avanti. La comunione dei santi! Ogni opera la si fa insieme. Tanto più la cultura per la vita”.
Quali sono le sfide che la Federazione One of Us dovrà affrontare?
“La sfida più grande è quella di rispondere in maniera positiva ai tentativi dell’UE (e non solo) di far dichiarare l’aborto un diritto, che nasce da un odio verso l’uomo e la donna. Uomo e donna valgono sempre meno, la vita è aggredita, la dignità umana è svilita. Le libertà vengono sempre più limitate, le discriminazioni aumentano. Noi, popolo della vita, sappiamo che tutelare e amare la vita nascente e la donna che la porta in grembo fanno il benessere di una società e la felicità di una persona. La sfida è mostrarlo”.
Il prossimo anno sarà l’anno del Giubileo “Pellegrini di Speranza”. Che collegamento c’è tra la difesa e la promozione della vita umana e la speranza?
“Possiamo dire che se non c’è vita non c’è speranza. Una società che vive nell’inverno demografico (era glaciale demografica) che da un lato non riesce ad avere figli e dall’altro li abortisce è senza speranza perché non è aperta all’altro, al sorprendente. È chiusa alla vita. Carlo Casini definiva ogni concepimento di un figlio/a un big bang. Infatti al momento del concepimento si realizza un tripudio di luce, una festa di fuochi di artificio (di zinco) perché nasce, inizia una nuova persona umana. Difendere la vita è aprire la strada per la speranza”.