Lo sport è una pratica in grado di promuovere la coesione e di combattere l’isolamento. Per questo motivo, dopo la specifica formazione dei tecnici e dei manager sportivi, prende il via in 26 province d’Italia il progetto Sport di Squadra e Gioco a scuola, promosso da AiCS direzione nazionale e realizzato con il supporto finanziario del Ministro per lo Sport e i Giovani attraverso il dipartimento sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si tratta di una grande opportunità per gli studenti di età compresa tra i 6 e i 14 anni, i quali potranno svolgere sport gratuito e qualificato
L’intervista
Per comprendere meglio l’iniziativa, Interris.it ha intervistato Valeria Gherardini, responsabile ufficio di progettazione nazionale e internazionale AiCS.
Dottoressa Gherardini, ad oggi, l’offerta sportiva globale nelle scuole è carente e se sì, in che cosa?
“Lo è. Da pochi anni, la riforma intervenuta consente l’attività sportiva qualificata, ma solo dalla classe quarta elementare. Se consideriamo lo sport come un diritto e una politica pubblica, come anche lascia intendere il suo inserimento in Costituzione, allora vien da sé che dovrebbe essere garantito fin dai primissimi anni della scuola, e affidato a personale competente e qualificato. Molte scuole italiane, soprattutto nei piccoli Comuni, dispongono di palestre e spazi sportivi inadeguati o del tutto assenti. Questo limita la possibilità di praticare sport in modo efficace. Inoltre, esistono differenze significative tra nord e sud Italia, con il Mezzogiorno che soffre maggiormente per la mancanza di infrastrutture e risorse. La collaborazione con enti di promozione sportiva come l’AiCS creano grandi opportunità per offrire occasioni costanti e continuative di praticare attività ludico-motoria extra curriculare negli spazi delle scuole, o vicine ad esse, e all’aperto. I nostri studenti sono un capitale umano di altissimo valore e per tale motivo vanno trattati con cura. La stessa attenzione va riservata alla loro attività fisica quale strumento di prevenzione e di educazione”.
Il modello americano è un esempio per voi?
“Certamente offre degli spunti molto interessanti, come l’importanza di migliorare l’organizzazione delle attività sportive scolastiche e le stesse strutture scolastiche o, ancora, creare sinergie tra scuola, università e mondo sportivo per scoprire e coltivare talenti. Il sistema italiano dovrebbe però adattare queste idee alla sua realtà, mantenendo il focus educativo, sociale e inclusivo dello sport, evitando un’eccessiva pressione sui risultati competitivi, tipica invece dell’approccio americano. Lo sport scolastico a cui ci ispiriamo principalmente è il modello europeo”.
Al vostro progetto hanno aderito 26 province. Siete soddisfatti di un numero così alto?
“Sì, siamo alla terza edizione di Sport di squadra e gioco a scuola, progetto coordinato da Cosimo Renzi, dell’ufficio di progettazione AiCS e quest’anno sostenuto dal Ministro allo sport attraverso il Dipartimento Sport del Consiglio dei ministri. Il piano ha trovato grande apertura e slancio da parte delle scuole, che hanno saputo accogliere i nostri operatori sportivi con spirito di collaborazione e grande condivisione. Questo primo risultato è merito della rete che AiCS esprime sui territori, attraverso i suoi comitati provinciali, capaci di costruire relazioni proattive con le istituzioni e gli istituti locali”.
Ad oggi che ruolo ha l’attività fisica nella vita dei nostri giovani?
“Secondo l’Oms, sono oltre 340 milioni i bambini e gli adolescenti dai 5 ai 19 anni in eccesso di peso. Tra i Paesi dell’Unione Europea, l’Italia ha alcuni tra i peggiori punteggi per quanto riguarda l’obesità infantile: nei maschi il dato è del 21% (2° posto UE), mentre le femmine si attestano al 14% (4° posto UE). Nonostante secondo l’Istat le persone che praticano sport sono aumentate, ancora manca una vera e propria cultura sportiva. Per questo motivo crediamo sia fondamentale promuovere la cultura del movimento, quale fonte di benessere e di socialità, nelle scuole Inoltre, sarebbe opportuno far comprendere che lo sport, in alcuni casi, può anche diventare un’opportunità di lavoro e anche in questo AiCS si impegna per formare i futuri manager dello sport di base”.
Come lo sport può combattere l’isolamento?
“Lo sport è socialità, condivisione ed educazione al rispetto dell’altro. Permette di uscire di casa, di sentirsi meglio con se stessi e in gruppo. Al centro del nostro progetto c’è il tema della socialità e della condivisione, contro ogni forma di isolamento, affrontato con un approccio particolare allo stare insieme. L’iniziativa prevede 4 ore settimanali per 6 mesi consecutivi di pratica motoria multisportiva e un gioco da tavolo volto alla promozione della cooperazione tra i giovanissimi, il rispetto e il fair-play.”