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Smartphone e social, i pericoli dell’uso precoce

Le azioni necessarie per salvaguardare i giovani dagli effetti negativi portati dall'uso precoce dei social spiegati a Interris.it dal dott. Claudio Marcassoli, psichiatra e psicoterapeuta

L’uso precoce dello smartphone e dei social media è diventato un tema di crescente rilevanza, con effetti significativi sullo sviluppo psicologico e sociale dei giovani. L’accesso a queste tecnologie, sebbene offra opportunità̀ educative e di socializzazione, comporta anche rischi, tra cui l’isolamento, la dipendenza digitale e il deterioramento delle capacità comunicative dirette. In questo contesto, è fondamentale comprendere le implicazioni di un uso non controllato e le strategie per promuovere un utilizzo consapevole e responsabile. Interris.it, in merito a questo tema, ha intervistato il dott. Claudio Marcassoli, psichiatra e psicoterapeuta libero professionista.

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Foto di KNFind da Pixabay

L’intervista

Dottor Marcassoli, quali sono i possibili effetti negativi dell’utilizzo precoce degli smartphone e dei social da parte dei più̀ giovani?

“L’utilizzo precoce degli smartphone e dei social media da parte dei giovani può̀ comportare diversi effetti negativi, sia sul piano psicologico che sociale. In primo luogo, l’esposizione continua a contenuti digitali può̀ influire negativamente sulla concentrazione, riducendo la capacità di focalizzarsi su attività̀ scolastiche e altri impegni importanti. Inoltre, l’accesso a informazioni non sempre appropriate o verificate può̀ generare confusione, ansia e dipendenza. L’interazione online, purtroppo, spesso sostituisce la socializzazione faccia a faccia, limitando lo sviluppo di abilità relazionali ed empatiche. L’uso eccessivo dei social può̀ anche favorire fenomeni di cyberbullismo e confronti sociali dannosi, con impatti sulla percezione di sé e sull’autostima dei giovani. Infine, l’esposizione prolungata agli schermi è stata associata a disturbi del sonno e a problemi legati alla salute fisica, come affaticamento oculare e posture scorrette”.

Cosa ci dicono i dati in merito a questo fenomeno?

“Una recente ricerca, denominata ‘Eyes Up’, condotta dall’Università di Milano-Bicocca con l’Università di Brescia, dall’associazione Sloworking e dal Centro Studi Socialis, ha evidenziato che, gli studenti, i quali aprono un profilo social in prima media, ottengono punteggi mediamente più bassi nelle prove standardizzate di italiano e matematica rispetto a chi aspetta i 14 anni. Inoltre, è emerso che, l’impatto dei social media, pur essendo trasversalmente negativo in queste fasce d’età, è più accentuato tra i ragazzi. Infine, un ulteriore dato allarmante, riguarda l’aspetto pervasivo nell’uso dello smartphone: basti pensare che, oltre il 50% dei giovanissimi, lo utilizza spesso o sempre appena sveglio, il 22% lo consulta con la stessa frequenza anche durante la notte, interrompendo il riposo. Inoltre, il 51% di loro, ammette di usarlo durante i pasti in famiglia”.

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Foto di Simon Maage su Unsplash

Quali possono essere le strategie da introdurre per arginare i fenomeni precedentemente descritti? Che ruolo possono avere le istituzioni educative su questo versante?

“Al fine di favorire un uso consapevole delle nuove tecnologie e dei social da parte dei giovanissimi, è fondamentale implementare strategie educative che promuovano la responsabilità̀ digitale. Le istituzioni educative devono integrare nelle loro attività̀ corsi di educazione digitale, sensibilizzando gli studenti sui rischi e le opportunità̀ delle tecnologie, e insegnando l’importanza della privacy e del rispetto online. Le famiglie, da parte loro, svolgono un ruolo cruciale nel monitorare e limitare l’uso eccessivo dei dispositivi, creando momenti di dialogo e riflessione sui comportamenti online. Collaborando strettamente, scuole e famiglie possono formare giovani consapevoli, in grado di utilizzare la tecnologia in modo sicuro e produttivo, evitando abusi e danni psicologici. In altre parole, il mondo adulto nella sua totalità, deve formare un’alleanza educativa tesa a tutelare le giovani generazioni in ambito digitale”.

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