E’ ormai dal lontano 1223 che con il primo “presepe” di Greccio voluto e ideato da San Francesco, che nel corso degli anni e potremmo dire dei secoli, le rappresentazioni della Natività in ogni paese del mondo hanno reso ancora più bello il giorno di Natale.
A Roma, la Basilica di S. Maria Maggiore sul colle Esquilino, anticamente venne chiamata anche S. Maria ad Praesepem: sotto l’altare maggiore conserva, infatti, un prezioso reliquiario che custodisce dei frammenti della mangiatoia che accolse Gesù Bambino. Questo reliquiario è noto come “Sacra Culla”. Esso ospita i frammenti della mangiatoia ed è una vera opera d’arte di grande valore, realizzata dall’architetto Giuseppe Valadier (1762-1839) nel XIX secolo. Al suo interno, si possono osservare cinque assicelle di acero disposte orizzontalmente, che secondo la tradizione costituivano parte della mangiatoia di Gesù.
Il reliquiario si posa su di uno zoccolo di legno dipinto a mano, con un basamento parallelepipedo in argento con quattro bassorilievi. Nel lato anteriore è rappresentato il presepe, in quello posteriore l’ultima cena, nei lati minori la fuga in Egitto e l’adorazione dei Magi. Al di sopra si trova il reliquiario in cristallo a forma di culla, sorretto da quattro putti dorati.
Si ritiene che sotto il pontificato di Teodoro I (642-649) questi frammenti siano stati portati a Roma dai pellegrini di ritorno dalla Terra Santa, che desideravano condividere con la comunità cristiana occidentale un pezzo così tangibile della storia della salvezza. La “Sacra Culla” rappresenta quindi un legame diretto con la grotta di Betlemme e un potente simbolo della devozione popolare. In passato, durante le festività natalizie, il reliquiario veniva portato in processione per consentire a un maggior numero di persone e fedeli di venerarlo. C’è da aggiungere che nella cappella delle reliquie situata al centro della navata destra della basilica stessa, sono anche custodite alcune pietre della stalla, un po’ di fieno sul quale venne adagiato il Bambino Gesù e frammenti delle fasce.
In questa stupenda basilica mariana, è custodito il primo presepe realizzato nella storia, opera in marmo di Carrara dello scultore toscano Arnolfo di Cambio (1245-1310) nel 1291, su commissione di Papa Niccolò IV (1288-1292) primo francescano eletto al soglio pontificio, che voleva così omaggiare sia il valore spirituale e sia quello artistico del presepe di Francesco d’Assisi.
Il presepe è costituito da sculture in marmo bianco che raffigurano: San Giuseppe: avvolto nel suo mantello, con le mani incrociate sul bastone, i Re Magi, tre figure, di cui una inginocchiata in preghiera, e teste del bue e dell’asino, poste ai piedi della mangiatoia, mentre la Vergine Maria è rappresentata con il Bambino, seduta su un blocco di roccia, è la figura più grande alta circa un metro. Potremmo definire quest’opera innovativa per quel periodo storico, infatti la rappresentazione della Natività in forma scultorea era un’idea rivoluzionaria, che anticipava di secoli le rappresentazioni più complesse e dettagliate dei presepi successivi.
Un simbolo della devozione popolare: il presepe di Santa Maria Maggiore è diventato nel corso dei secoli un punto di riferimento per i fedeli, che vi si recano per venerare le reliquie della Natività e per pregare. Nel corso dell’Anno Santo la “Sacra Culla” e il presepe di Arnolfo di Cambio, verranno esposti affinché sia data a tutti, pellegrini e fedeli, la possibilità di poterli ammirare.
Per quanto riguarda questa sacra rappresentazione dobbiamo tornare molto indietro nel tempo, quando papa Sisto III (432-440) creò nella primitiva basilica una “grotta della Natività” simile a Betlemme.
Da quel preciso momento la basilica prese la denominazione di Santa Maria ad praesepem (dal latino: praesepium = mangiatoia), e i numerosi pellegrini che tornavano a Roma dalla Terra santa, portavano in dono preziosi frammenti del legno della Sacra Culla (cunabulum) oggi custoditi nella teca dorata dell’altare della Confessione.