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Perché si colleziona? La differenza tra raccolta e accumulo

Raccogliere oggetti rappresenta uno stimolo cognitivo e operativo, a patto che non precipiti in una dipendenza: fattispecie negativa che non permette di discernere e di assumere sane decisioni

Il piacere di collezionare oggetti, di vario tipo, è un bisogno dalle origini antiche, diffuse in tutto il mondo, che contribuisce alla formazione della personalità. Si tratta, infatti, di un’attività molto importante, che permette di dar sfogo alla creatività, alla capacità di ricerca, di valutazione e di conservazione; un ottimo esercizio che sviluppa le capacità cognitive e manuali, favorisce anche la socializzazione, soprattutto nello scambio, di informazioni e beni, con altri collezionisti.

Dal punto di vista della personalità, la ricerca di un pezzo costituisce una sfida che, in termini equilibrati e sensati, può essere letta in positivo, poiché stimolante e creativa. Si tratta di un passatempo che contribuisce a formare l’identità e a infondere autostima nel momento in cui si aggiunge un esemplare. Nel caso, invece, in cui l’hobby dovesse scadere verso ossessioni e capricci, costituirebbe una grave deriva. Il piacere, difatti, non deve degenerare in una sorta di mania e di ossessione, con pesanti ripercussioni a livello economico e pratico che condurrebbero all’isolamento, all’egoismo e a un malessere psicofisico; né deve tradursi in un’ottica materialista del possesso, dell’accumulo.

Da hobby riservato, originariamente, alla nobiltà rinascimentale per ostentare le proprietà e le capacità economiche nonché una puntuale inclinazione verso l’arte e la cultura, è divenuto, nel Novecento, complice la rivoluzione industriale e il crescente consumismo, un passatempo per tutti, a seconda delle disponibilità economiche e di spazio.

Ora, il web e i social contribuiscono a diffondere vari tipi di collezioni e a crearne di nuove: sono un ottimo volano per incrementare e velocizzare scambi di materiale, favorendo anche l’incontro, in modo rapido, fra i cultori di tutto il mondo. Le raccolte riguardano articoli disparati, dai più classici a quelli più insoliti. Le più diffuse riguardano le monete, i francobolli, le calamite da frigorifero, i libri, i fumetti, i dischi, le bambole, gli orologi.

Papa Francesco, durante l’Udienza generale del 24 gennaio 2024, ammoniva “Parliamo dell’avarizia, cioè di quella forma di attaccamento al denaro che impedisce all’uomo la generosità. Non è un peccato che riguarda solo le persone che possiedono ingenti patrimoni, ma un vizio trasversale, che spesso non ha nulla a che vedere con il saldo del conto corrente. È una malattia del cuore, non del portafogli”. Il rischio è di una “Regressione allo stadio dei bambini che stringono il giocattolo ripetendo: ‘È mio! È mio!’. In questa rivendicazione si annida un rapporto malato con la realtà, che può sfociare in forme di accaparramento compulsivo o di accumulo patologico. […] Noi, fratelli e sorelle, possiamo essere signori dei beni che possediamo, ma spesso accade il contrario: sono loro alla fine a possederci”.

Il professor Elio Grazioli è l’autore del testo “La collezione come forma d’arte”. Il volume, pubblicato da “Johan & Levi”, pur non recente (edito nel 2012), esprime l’essenza, sempre valida, del raccogliere come “Lo stesso collezionista è un artista che accetta di esprimersi tramite immagini dotate di un forte potere simbolico, tanto da essere quasi un’estensione della sua persona. Appena l’occhio li cattura, gli oggetti si caricano di qualità supplementari: spogliati della loro funzione, un sapiente lavoro di accostamenti e rimandi crea fra loro dialoghi inattesi, dando vita a un insieme organico che non tollera mutilazioni. La collezione assume così lo statuto di opera d’arte. Eclettismo, trasversalità, soffio personale definiscono una tipologia di collezione agli antipodi rispetto a quella chiusa e preordinata dei musei”.

Dal sondaggio commissionato da E-bay e condotta da Ipsos, visibile, dal 14 novembre scorso, al link https://www.ebayinc.com/stories/press-room/it/dal-vintage-al-digitale-il-collezionismo-%C3%A8-una-passione-per-6-italiani-su-10/, si evincono  numerosi dati e curiosità riguardanti il mondo del collezionismo. Fra questi, si legge “Italiani, amanti del collezionismo. […] Il 60% possiede attualmente una collezione e il 33% ne ha avuta una in passato. […] Una passione che conquista in modo trasversale uomini (57%) e donne (43%), con preferenze che variano a seconda dell’età. Tra i più giovani spopolano le collezioni di ultima generazione: il 58% di chi colleziona trading card e il 52% degli appassionati di action figure ha tra i 18 e i 34 anni. I più adulti prediligono, invece, oggetti dal gusto vintage: è over 45 il 50% dei cultori di francobolli, il 62% di chi colleziona vinili e il 52% di chi predilige film e DVD. […] Al collezionismo si dedica molto tempo -e spazio- nel proprio quotidiano: la collezione preferita ha in media 7 anni e conta circa 140 oggetti. La maggior parte dei collezionisti riserva 2 ore settimanali a questa passione e mediamente ciascuno ne possiede più di 2 tipologie diverse. Un valore anche in termini economici: mediamente ciascuna collezione vale sui 3.500 euro. […] L’online si conferma un canale primario per l’acquisto (62%) e la vendita (42%) di oggetti da collezione. Nel 2023 la spesa media online è stata di 902 euro e il 20% dei collezionisti ha dichiarato un incremento nel 2024”.

C’è distinzione tra una semplice raccolta di oggetti “tematici” e omogenei e il puntare a una vera e propria collezione. La prima, tuttavia, può assumere le caratteristiche della seconda, quando, senza particolari mire, consolida numeri importanti nel lungo e lunghissimo periodo. Il “mettere da parte” conduce, col tempo, alla collezione. Un altro aspetto del fenomeno si fonda sul dimostrare di intraprendere un progetto e di condurlo a termine, completando il tutto. Un esempio classico, in questo senso, è quello della raccolta delle figurine, in cui l’obiettivo finale è di completare la raccolta, raggiunto attraverso l’acquisto ma anche con un attento e proficuo scambio. Raggruppare fotografie, cartoline, calamite per frigorifero, è un modo per ricordare viaggi ed eventi.

Altra motivazione è quella di entrare in possesso di beni ricercati e di ricavarne un profitto attraverso la vendita in tempi brevi, oppure rimandando la cessione a tempi più lunghi, aumentando, nel frattempo, la numerosità dei pezzi. Le passioni e le abilità personali sono, spesso, il motore di alcune raccolte: chi è interessato alla pittura nutre particolare desiderio di acquistare quadri per apprezzare e imparare l’arte di altri colleghi, al di là di velleità collezionistiche. Se vissuto in maniera equilibrata (e non a livelli esasperanti), il “mettere insieme” può costituire anche un ottimo rimedio contro lo stress, favorendo la riflessione, appagando l’individuo nel momento in cui viene in possesso di un oggetto da apprezzare e osservare più volte con attenzione.

La “caccia” all’articolo, studiando e pianificando la strategia per avere informazioni su dove rintracciarlo, la fatica per ottenerlo, mercanteggiando con il possessore per acquistarlo, rappresenta la fase più creativa e appassionante. La scelta degli oggetti da raccogliere può dipendere da fattori occasionali o da particolare sensibilità, dal bisogno di nostalgia e memoria. Il cultore assegna al pezzo un valore intrinseco che ad altri può sfuggire o non maturare. In genere, chi colleziona è molto attento a ordinare e catalogare gli esemplari, secondo schemi molto curati, quasi un’opera d’arte di per sé. Altre volte, invece, si tende a essere meno precisi e si rischia di procedere verso un embrionale accumulo.

L’intento non è solo quello conoscitivo, di studiare un pezzo, capire come sia stato prodotto e cosa rappresenti, bensì anche di mostrarlo agli altri per diffondere, nell’accezione positiva, dei contenuti o, in quella negativa, per suscitare invidia. Il legame che si crea tra colui che raccoglie e l’oggetto desiderato è profondo e intimo e si sublima dal momento in cui se ne viene in possesso.

L’illusione più grande è quella, sottaciuta, di possedere una collezione intera, perfetta, che copra tutti i possibili esemplari. Tale anelito può rimanere una sottile fantasia, un’immagine romantica e fantastica; se deborda, invece, in una spasmodica, ossessiva e capricciosa ricerca, assume i caratteri della conquista e del possesso.

Una deviazione negativa, soprattutto per chi è in possesso di notevoli mezzi economici, è quella in cui il collezionare è sostenuto dal desiderio di dominio e di controllo, dal voler certificare, a se stesso e soprattutto agli altri (in particolare nelle aste prestigiose), la propria potenza, la capacità di battere tutti, di essere, in un delirio competitivo, il più forte.

Da sottolineare le collezioni “museali” in cui un privato, a fronte di ricerche lunghe e impegnative, sia riuscito a organizzare una vera e propria mostra, con ampi risvolti culturali, rendendola disponibile al prossimo attraverso il pagamento di una modica cifra (in genere per le spese di gestione e manutenzione).

Si tratta, in conclusione, nell’accezione positiva, di un hobby per distrarre la mente e catalogare storie, informazioni, arte, design, materiali, creatività. Ha valenza personale poiché contribuisce a sviluppare la personalità; ha significato anche sociale, poiché favorisce la comunicazione, l’integrazione, vincendo sottili solitudini, e può fornire spunti culturali se resa a disposizione di tutti.

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