“Cancro, tumore, neoplasia”, terminologia scientifica che spesso nel gergo comune viene sostituita, da chi ne viene colpito, da vocaboli del tipo male incurabile, quasi che la terminologia ne possa addolcire l’evento nefasto.
Oggi si celebra la Giornata mondiale contro il cancro, promossa dalla UICC – Union for International Cancer Control – e sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che precede di qualche giorno (11 febbraio) la giornata mondiale del malato.
E’ proprio per merito dei grandi progressi della medicina che, anche in questo ambito, oggi si possono salvare vite un tempo considerate perdute, ma anche assicurare una migliore qualità della vita oltre che naturalmente un aumento della sopravvivenza.
Basti pensare agli enormi progressi sviluppatisi negli ultimi decenni dall’impiego di apparecchiature come: l’Ecografia, la TAC (Tomografia Assiale Computerizzata), l’RMN (Risonanza Magnetica Nucleare), la PET (Tomografia a Emissione di Positroni) nel campo della diagnostica strumentale, cosi come l’uso di marcatori tumorali specifici in quella laboratoristica: CEA (colon) PSA (prostata), CA 19-9 (pancreas). E’ altresì ampiamente dimostrato come la prevenzione unitamente a screening mirati per fasce di popolazione, permettono diagnosi precoci e terapie efficaci, con conseguente diminuzione dell’indice di mortalità.
Si è visto che stili di vita sani, a partire da un’alimentazione corretta, associata ad attività fisica, riducono notevolmente la possibilità di ammalarsi di tale patologia; l’errata alimentazione, infatti, incide per circa il 35% sull’insorgenza dei tumori e al contrario, la dieta mediterranea riduce del 10% la mortalità complessiva, prevenendo lo sviluppo di numerosi tipi di tumore. Ma ancora molto bisogna lavorare sulla comunicazione, considerando che ancora il 24% degli adulti fuma, il 33% è in sovrappeso, il 10% è obeso e il 18% consuma alcol in quantità a rischio per la salute, con un boom di sedentari aumentati dal 23% nel 2008, al 28% nel 2023.
La neoplasia più frequentemente diagnosticata nel 2024 è stata rappresentata dal carcinoma della mammella (53.686 casi), seguita da colon-retto (48.706), polmone (44.831), prostata (40.192) e vescica (31.016). Nel 2024, infatti, sono state circa 390.100 le nuove diagnosi di tumore con 214.500 casi negli uomini e 175.600 nelle donne. Un dato comunque positivo considerando che la mortalità per cancro, nei giovani adulti 20-49enni in 15 anni (2006-2021), è diminuita del 21,4% nelle donne e del 28% negli uomini; i dati indicano anche un costante aumento del numero di persone che vivono dopo la diagnosi, con un +1,5% l’anno nell’ultimo decennio (1,6% nelle donne e 1,3% negli uomini) e che circa la metà dei cittadini che oggi si ammalano, è destinata a guarire perché avrà la stessa spettanza di vita di chi non ha sviluppato il cancro.
Nella prevenzione giocano un ruolo preponderate il fumo e l’inquinamento atmosferico per le neoplasie polmonari, della laringe e dell’esofago, l’asbesto per i mesoteliomi, l’alcool per quelle della cavità orale, faringe, laringe, esofago e fegato, l’infezione da Hpv per quelli del collo dell’utero per citarne alcuni, oltre a fattori di rischio comuni come l’obesità, l’alimentazione e stili di vita non corretti.
Gli screening, di importanza fondamentale, sono quegli esami condotti su una fascia più o meno ampia di popolazione volti ad individuare una malattia prima che si manifesti attraverso una sintomatologia. Il test di base utilizzato per lo screening del tumore del colon-retto è la ricerca di sangue occulto nelle feci (SOF), quello basato per la diagnosi precoce della neoplasia della mammella si rivolge alle donne dai 40 anni di età e si esegue con ecografia e mammografia biennale. Per i tumori ginecologici i test impiegati per le neoplasie del collo dell’utero, riguardano il Pap-test e il test per Papilloma virus (HPV-DNA test), così come per il tumore prostatico si basano sulla misurazione del PSA (Antigene Prostatico Specifico) e sull’ecografia transrettale.
Anche nel campo della terapia oncologica si sono fatti notevoli progressi sia nel campo chirurgico, con la robotica che permette interventi spesso risolutivi con minima invasività e rapida ripresa del paziente, sia nel campo della radioterapia che si avvale di dispositivi sempre più sofisticati e di precisione, così come attraverso l’impiego di chemioterapici di ultima generazione e con terapie mirate attraverso l’impiego di anticorpi monoclonali specifici, metodiche pre e o post-operatorie da impiegare singolarmente o in combinazione secondo le necessità terapeutiche del singolo paziente.
Ma la “considerazione umana” del malato neoplastico, al di là del progresso scientifico e delle cure, deve andare oltre la tecnologia tenendo presente che la sua condizione di fragilità, non deve rappresentare per il medico solo una malattia da curare o un caso clinico, ma una “Persona”, con le sue paure, le sue angosce che in lui rimangono e lo accompagnano sempre.
E inevitabilmente interviene purtroppo anche la depressione, tipica della malattia, che lo fa pensare quasi sempre al peggio, che non lo abbandona mai ma che non può sempre esternare a chi gli è accanto e lo assiste nella sua sofferenza.
L’auspicio è che la “speranza giubilare”, della quale ci parla Papa Francesco, porti a far sì che tutti i sofferenti possano usufruire dello stesso livello di cura, delle stesse indagini diagnostiche e delle stesse terapie, seppur spesso molto costose; che ci sia una medicina equa e non diseguale che permetta ai cittadini, perché “Persone”, di usufruire delle medesime prestazioni sanitarie ovunque si trovino, qualunque sia la loro estrazione sociale o condizione economica.