Il fenomeno era già evidente all’inizio del terzo millennio. I dati sulla depressione nei bambini sono allarmanti. Sebbene oggi siamo in grado di diagnosticare meglio e più precocemente molte psicopatologie, il disagio psichico tra adolescenti è in aumento. Questo non ci sorprende, soprattutto considerando l’organizzazione dei servizi di salute mentale, che in Italia risultano spesso sottodimensionati per rispondere a queste esigenze.
L’intervista
Si tratta di un delicato problema che non va trascurati. Interris.it ne ha parlato con il professore Tonino Cantelmi, psichiatra e psicoterapeuta.
Professore, come stanno oggi gli adolescenti?
“I giovani stanno vivendo un momento di grande sofferenza. I dati disponibili evidenziano un aumento significativo del disagio psichico tra bambini e gli adolescenti. Per esempio, i casi di autolesionismo e i tentativi di suicidio sono triplicati. Questo fenomeno era già in atto prima della pandemia, ma ad oggi ha subito un’accelerazione preoccupante. In parallelo, si registra un incremento dell’aggressività, della crudeltà e della rabbia tra i giovani”.
Quali sono le cause del disagio giovanile?
“Ritengo che una parte significativa del disagio giovanile derivi dagli adulti. Oggi siamo spesso incapaci di essere punti di riferimento autorevoli per i ragazzi, troppo concentrati su noi stessi e sul nostro narcisismo. La mancanza di adulti credibili e capaci di suscitare fascino e rispetto genera incertezze che sono alla base della sofferenza giovanile. Molti adulti, inoltre, non sono in grado di trasmettere ai ragazzi la percezione di un futuro migliore, vivendo spesso in uno stato di conflitto non risolto con la propria adolescenza. In questo contesto, i giovani sono immersi in un mix di incertezze, disorientamento e mancanza di speranza”.
Pensa che questo fenomeno possa aumentare?
“Il fenomeno che potrebbe esplodere nei prossimi anni è la rabbia. I ragazzi oggi sperimentano una rabbia diffusa che si esprime con comportamenti provocatori, aggressivi e crudeli. È fondamentale affrontare l’aumento dell’antisocialità tra i giovani, dando risposte adeguate a questa crescente disaffezione verso le regole sociali”.
Perché ci sono sempre più psicopatologie a esordio precoce?
“Il fenomeno era già evidente all’inizio del terzo millennio. Sebbene oggi siamo più abili nel diagnosticare tempestivamente molte psicopatologie, il disagio psichico tra bambini e adolescenti è in aumento. Questo è ancora più evidente se consideriamo l’organizzazione dei servizi di salute mentale, che in Italia sono sottodimensionati”.
Qual è il ruolo dei social media?
“Alcuni studi attribuiscono un ruolo importante ai social media nell’aumento del disagio giovanile. La solitudine percepita, per esempio, è più accentuata tra gli adolescenti che utilizzano frequentemente i social. Il rapporto tra tecnologia digitale e salute mentale è complesso e controverso, ma alcuni dati sono particolarmente allarmanti. Durante la pandemia, l’età di accesso alla pornografia si è abbassata drasticamente, contribuendo a una precoce erotizzazione dei bambini, con conseguenti effetti negativi sul loro benessere psicologico. Inoltre, l’uso precoce della tecnologia, soprattutto prima dei tre anni, è stato associato a disattenzione, a disturbi dell’apprendimento e alla iperattività. Questi dati suggeriscono l’urgenza di una regolamentazione dell’accesso dei minori alla tecnologia digitale”.
Esistono soluzioni per contrastare il malessere giovanile?
”Uno degli interventi più efficaci sarebbe la presenza di adulti autorevoli, coerenti, in grado di riconoscere i veri bisogni dei ragazzi e di fornire loro un esempio positivo. Per sostenere i giovani, è necessario prima di tutto supportare i genitori, in quanto il sostegno alla genitorialità è oggi un’urgenza. Inoltre, sarebbe fondamentale regolamentare l’accesso dei minori ai social media e alla tecnologia digitale. In alcuni Paesi, ad esempio, l’accesso ai social è vietato ai minori di 16 anni. Credo che su questo tema sia necessario aprire una riflessione seria, e consiglio ai genitori di monitorare con maggiore attenzione l’uso della tecnologia da parte dei propri figli. Infine, sarebbe utile creare una zone detox nelle scuole, in cui l’uso dei dispositivi mobili sia rigorosamente regolamentato”.