Il lavoro è “una delle caratteristiche che distinguono l’uomo dal resto delle creature” (Giovanni Paolo II, Laborem Excersens). Come abbiamo evidenziato nel precedente articolo questo aspetto della vita umana esige, per la sua peculiare pervasività, una profonda riflessione destinata a rinnovarsi e ad aggiornarsi col passare del tempo e di pari passo con una società in continua evoluzione.
Il riposo domenicale nelle Sacre Scritture
Uno degli aspetti legati al lavoro, che ha una ricaduta importante e pratica nella vita sociale è quella del riposo domenicale o sabbatico (se ci riferiamo all’AT). Un tema che ha solide basi bibliche e che è stato più volte oggetto di pronunciamenti da parte della Chiesa. Se da una parte il lavoro è considerato parte integrante della vocazione umana, non si può permettere che ne diventi la priorità assoluta e che la sete di guadagno e il desiderio di realizzazione personale allontanino l’uomo da doveri e obblighi più nobili. In questo senso, di fronte a questo pericolo, la Chiesa ha dovuto più volte ricordare il terzo comandamento – non meno importante degli altri nove – col quale Dio chiede all’uomo di santificare le feste. La base scritturistica è nel libro della Genesi: nel giorno di sabato il fedele fa memoria dell’opera di Creazione. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando” (Gen 2,2-3). Dio stesso si è riposato dalla fatica lasciando all’uomo un giorno di libertà e di ringraziamento nel quale interrompere le proprie attività. L’onorare il riposo e la festa è tanto importante da diventare un vero e proprio comandamento. Nel capitolo 5 del Libro del Deuteronomio in cui vengono esposti i dieci comandamenti, il terzo è oggetto di grande attenzione da parte dell’autore biblico che riserva a questo precetto uno spazio maggiore rispetto a tutti gli altri comandamenti e un’insistenza del tutto particolare (Dt 5, 12-15). In questo testo l’osservanza religiosa del sabato non è collegata con la creazione ma con la liberazione dall’Egitto. In entrambe i casi – Genesi e Deuteronomio – il giorno del sabato è dedicato alla memoria del piano di salvezza operato Dio (creazione-Pasqua), alla sua onnipotenza e alla sua misericordia. Diversi passi del libro dell’Esodo, di Numeri e del Levitico impongono il dovere di osservare il sabato come giorno sacro di «assoluto riposo e di riunione sacra» (Lv 23,3).
Il sabato per il popolo di Israele
Il popolo di Israele ha sviluppato un modo del tutto peculiare di rispettare il sabato: innanzitutto osservando il comandamento, senza considerarlo per nulla inferiore agli altri. Il sabato è stato oggetto di riflessione, di studio e di approfondimento da parte dei saggi e dei rabbini lungo la storia. Israele riconosce il lavoro non è tutto: è il rapporto con Dio a definire l’uomo, non il lavoro. L’uomo è infatti “più grande di ciò che fa”. “L’istituzione del sabato, durante il quale l’Israelita sospende ogni attività e si dedica, con la propria famiglia, solo a Dio, è fatta per ricordagli questa sua originaria superiorità, la sua costitutiva libertà di fronte a ogni impegno e ogni vincolo; e per ricordargli la fondamentale uguaglianza di ogni uomo: chi ha Dio come Signore, non può avere un uomo come padrone” (A.M. Baggio, Lavoro e dottrina sociale cristiana, Città Nuova 2005, pp. 56-57). Vivere il sabato in tutto il suo splendore come un giorno di festa è per un ebreo vivere un giorno “da principe” (J. Halperin), da uomo amato che è padrone e non schiavo delle cose, degli affari e del commercio, legami di dipendenza che, per quel giorno, vengono rotti. Il sabato diventa così al tempo stesso memoriale di eventi passati e anticipazione delle cose future: ricorda l’opera di liberazione dalla schiavitù e anticipa la libertà promessa. Il sabato è dunque il giorno della libertà, dell’affrancamento dalla schiavitù e dai legami della quotidianità, il giorno della rinuncia agli idoli che pretendono il posto di Dio nel cuore dell’uomo.
La domenica dei cristiani
Molte delle caratteristiche del sabato giudaico sono state trasferite e assunte dal cristianesimo alla domenica, definito “giorno del Signore” (Ap. 1,10) e “pasqua della settimana”. È all’alba di questo giorno (il primo della settimana) che il Signore Gesù è risorto dai morti. Per questo, fin dai tempi apostolici, ebbe un ruolo privilegiato all’interno del calendario. È in questo giorno che la comunità cristiana si riunisce nel nome del Signore per ascoltare la Parola di Dio e celebrare il sacrificio di Cristo. Nel 1988, il papa san Giovanni Paolo II scrisse una Lettera Enciclica intitolata Dies Domini sulla santificazione della domenica, per inviate i cristiani a “riscoprire con nuovo vigore il senso della domenica” e sottolineare “le ragioni per viverla come vero ‘giorno del Signore’ anche nelle nuove circostanze del nostro tempo”. Un giorno che, scrive il Pontefice, rivela il senso profondo del tempo. Mentre giustifica il desiderio di rilassamento, di svago e di riposo come comune a tutti gli uomini, papa Giovanni Paolo II invita i cristiani a non confondere la domenica con il week-end, a causa del profondo significato spirituale del giorno del Signore: quello di allargare alzare lo sguardo verso il cielo. “Purtroppo, quando la domenica perde il significato originario e si riduce a puro ‘fine settimana’, può capitare che l’uomo rimanga chiuso in un orizzonte tanto ristretto che non gli consente più di vedere il cielo”. Essendo il giorno della risurrezione di Cristo, la domenica è per i cristiani l’anticipo della vita senza fine, della pienezza del tempo, dell’”ottavo giorno” (Padri della Chiesa) che prefigura e annuncia la vita eterna. Per questo, afferma il papa polacco, “anche nel contesto delle difficoltà del nostro tempo, l’identità di questo giorno debba essere salvaguardata e soprattutto profondamente vissuta”. Il modo di vivere la domenica dice molto sull’essere e vivere da cristiano: “la celebrazione della domenica cristiana, per i significati che evoca e le dimensioni che implica, in rapporto ai fondamenti stessi della fede, rimane un elemento qualificante dell’identità cristiana” (Dies Domini, 30). Nel dicembre 2017, durante l’Udienza Generale, papa Francesco parlò delle società secolarizzate che hanno smarrito il senso cristiano della domenica e invitato a ravvivare la consapevolezza del senso della festa e del riposo domenicale. Il considerare la domenica come giorno universale di riposo è un “apporto specifico” del cristianesimo. La domenica come giorno di astensione dal lavoro è frutto dell’invito cristiano a vivere da figli e non da schiavi, a non rimanere “condannati ad essere dominati dalla stanchezza del quotidiano, con le sue preoccupazioni, e dalla paura del domani”.