“Ti Ascolto” è uno sportello gratuito di ascolto e accoglienza, promosso dalla diocesi di Teramo-Atri, rivolto ad adolescenti e giovani che necessitano di supporto psicologico. Il servizio nasce nell’ambito del progetto “Costruiamo insieme il futuro“, che ha come obiettivo principale la promozione del benessere psicosociale, l’incentivazione della partecipazione attiva delle nuove generazioni e la prevenzione di disturbi psicopatologici.
Lo sportello si propone di rafforzare le risorse individuali e relazionali dei giovani, aiutandoli a sviluppare strategie efficaci di coping e problem-solving per affrontare ogni tipo di difficoltà. Gli interventi sono realizzati da un’équipe di professionisti che collaborano con le realtà locali. Il servizio è disponibile il martedì e il giovedì, dalle 15:00 alle 20:00, su prenotazione tramite il numero verde o via e-mail.
L’intervista
Don Giovanni Rinaldi, responsabile del centro di ascolto della diocesi di Teramo-Atri, ha spiegato in un’intervista ad Interris.it quali sono le cause e le modalità di intervento per contrastare il disagio giovanile.
Qual è la natura del disagio giovanile e quali sono i fattori che lo determinano?
“Il disagio giovanile non è un fenomeno esclusivamente individuale, ma riflette un contesto sociale e culturale più ampio. Fattori come difficoltà familiari o personali, insieme ad eventi avversi, possono influire significativamente, ma è altrettanto importante considerare la percezione che i giovani hanno della loro comunità sociale. La mancanza di fiducia nelle proprie capacità e nelle opportunità future, unita alla sensazione di vivere in una società fragile e poco inclusiva, può generare disorientamento e rassegnazione. Tali sentimenti a loro volta possono trasformarsi in vere e proprie forme di disagio, che, se non affrontate adeguatamente, rischiano di evolvere in problematiche psicopatologiche più gravi. Affrontare questi fattori significa agire non solo a livello individuale, ma anche culturale e sociale”.
Quali sono le modalità di intervento per contrastare il disagio giovanile?
“Riteniamo che l’approccio debba essere duplice. Da un lato, è fondamentale intervenire sull’emergenza, supportando i casi già emersi per evitarne la cronicizzazione o l’evoluzione in disturbi psicologici. Dall’altro, è altrettanto importante lavorare in un’ottica preventiva. La prevenzione implica un’azione capillare di sensibilizzazione sul territorio, coinvolgendo scuole, famiglie e enti del terzo settore. È essenziale promuovere attività culturali e comunitarie che favoriscano l’inclusione e lo sviluppo delle competenze relazionali dei giovani. Inoltre, è necessario creare e consolidare una rete di presidi specialistici territoriali che possano garantire continuità nel supporto psicologico e psicoterapeutico”.
Qual è il ruolo delle istituzioni, delle famiglie e delle associazioni nella gestione del disagio giovanile?
“Ogni istituzione, famiglia, associazione e realtà educativa ha un ruolo fondamentale nel costruire una comunità educante capace di affrontare in modo efficace questo delicato problema.La chiave del successo risiede nella collaborazione tra i vari attori coinvolti, creando una rete di supporto capillare e continua. In questo contesto, scuole, famiglie e istituzioni devono riconoscere il valore reciproco dei loro ruoli, lavorando insieme per creare un ambiente che favorisca lo sviluppo sano e armonioso delle giovani generazioni”.
Qual è la situazione attuale riguardo al disagio giovanile e come rispondete a questa emergenza?
“Il disagio giovanile è un fenomeno ampiamente diffuso, come dimostrano le numerose richieste di supporto che riceviamo ogni giorno da scuole, famiglie e giovani stessi. I segnali di difficoltà sono sempre più evidenti e le necessità di accompagnamento e orientamento sono in costante crescita. In questo contesto, riteniamo fondamentale offrire risposte concrete e tempestive. È necessario implementare servizi di ascolto e supporto psicologico accessibili, in grado di intervenire precocemente e accompagnare i giovani in un percorso di crescita e di recupero”.
I giovani sono in grado di chiedere aiuto?
“Spesso, i giovani non chiedono aiuto nel modo che ci aspetteremmo, con richieste chiare e dirette. Il disagio giovanile si esprime in modalità sottili, attraverso segnali non verbali, cambiamenti di comportamento e umore. Molti adolescenti si trovano ad affrontare una grande vergogna nel manifestare il proprio malessere, temendo di non essere compresi. È fondamentale che chi lavora con i giovani sviluppi una sensibilità particolare, capace di riconoscere questi segnali e sappia anche intervenire tempestivamente. Il silenzio, l’isolamento o un atteggiamento di chiusura possono essere altrettanto significativi di una richiesta esplicita di aiuto. È essenziale saper ascoltare, leggere i segnali non verbali e rispondere con discrezione e professionalità”.