Salvare vite con un gesto semplice, ma straordinario: quello di donare il sangue. Questo è il cuore pulsante della missione di FIDAS, la Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue che, da oltre 65 anni, non si limita a garantire l’autosufficienza di sangue e plasma nel nostro Paese, ma coltiva una cultura del dono che unisce generazioni. Tra storie toccanti e iniziative innovative come il progetto “Dice&Donors”, la federazione si conferma una forza propulsiva nella solidarietà italiana. In questa intervista, il presidente FIDAS, Giovanni Musso, svela a Interris.it i traguardi, le sfide e le speranze che animano il futuro della donazione di sangue, un atto d’amore capace di cambiare il destino di migliaia di persone ogni anno.
L’intervista al Presidente FIDAS, Giovanni Musso
Presidente, qual è la missione principale di FIDAS e quali sono i suoi obiettivi prioritari per il prossimo anno?
“Da 65 anni la Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue incentiva e coordina su scala nazionale tra le proprie federate la promozione del dono del sangue e dei suoi componenti. Con il nostro impegno cerchiamo di affiancare e potenziare l’opera delle Istituzioni per il coordinamento centrale e periferico dei servizi trasfusionali e per lo sviluppo di una corretta soluzione dell’emergenza sangue. Lo fa rendendo operative in ogni Regione le politiche coerenti regionali in materia di donazione di sangue, attraverso l’attività delle sue 80 Federate e mezzo milione di donatori iscritti. Il nostro obiettivo principale rimane comunque portare il nostro contributo per il mantenimento dell’autosufficienza su scala nazionale della raccolta di sangue intero e il raggiungimento dell’autosufficienza nella raccolta del plasma”.
Quali sono le sfide maggiori che FIDAS sta affrontando oggi nel promuovere la cultura della donazione?
“Sicuramente una delle sfide più grandi è quella del coinvolgimento dei giovani. Rispetto a dieci anni fa, è venuto meno quel ricambio generazionale che invece prima faceva leva sul passaparola familiare e sulla testimonianza. Ogni azione per essere emulata ha bisogno di esempi concreti. Promuoviamo un Premio in tutte le scuole, e non è un caso che si chiami ‘A Scuola di Dono‘, per sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della cultura della donazione. Attraverso un Premio Giornalistico, intitolato alla memoria della dottoressa Isabella Sturvi, confidiamo nella stampa perché promuova nell’opinione pubblica il messaggio divulgativo sull’importanza della donazione volontaria, gratuita e periodica, consapevole ed anonima”.
Può raccontarci qualche storia emblematica che testimonia l’impatto concreto dell’opera di FIDAS sul territorio?
“Ce ne sono molte e per fortuna sono sempre storie a lieto fine. Quest’anno ci ha molto colpito la decisione di due nostri donatori che, proprio il giorno prima di sposarsi, hanno scelto di andare a donare insieme. Massimo e Anna, rispettivamente 34 e 29 anni, della Sezione FIDAS Verona di Caselle di Sommacampagna hanno scelto di ritagliarsi un’ora di tempo per gli altri per lanciare attraverso un gesto simbolico ma estremamente importante che ha dimostrato che, se si sta bene, non ci sono scuse per non andare a donare, nemmeno un matrimonio imminente. Un atto d’amore che si aggiunge ad un altro atto d’amore che salva vita”.
Può spiegarci in cosa consiste l’iniziativa “Dice&Donors” e in che modo riesce a coinvolgere i giovani e le nuove generazioni?
“Raccontare la donazione attraverso dei fumetti così da arrivare meglio a quella fascia d’età che bisogna intercettare per mantenere la donazione un atto gratuito. ‘Dice&Donors’ è un album gratuito, presentato al Lucca Comics & Games, nato dalla collaborazione tra il Centro Nazionale Sangue e CIVIS – la sigla che raccoglie le principali Associazioni e Federazioni di volontariato del sangue (oltre a FIDAS, Avis, Fratres, Croce Rossa Italiana) – e Panini Comics. Una sorta di crossover tra cultura del dono e il principale evento italiano per gli appassionati di fumetti. La storia della donazione raccontata come un’avventura manga da ‘Be a hero’ che promuove, con toni leggeri, l’importanza della donazione di sangue ed emocomponenti e sottolinea i valori di un gesto solidale che ogni giorno permette di salvare circa 1.800 vite”.
Vuole fare una sua conclusione?
“Certo e non può che essere un invito a donare rivolto a tutti coloro tra i 18 e i 60 anni che godono di buona salute e non l’hanno ancora fatto. Un gesto semplice che può fare una grande differenza per molti pazienti, regalando loro la speranza di un futuro migliore. Facciamo sì che questo nuovo anno sia davvero all’insegna della salute e della solidarietà!”.