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Servi inutili a tempo pieno

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Il credente è un essere paradossale. Da una parte con una fede piccola quanto un granellino di senape può ottenere ciò che umanamente sembra impossibile e d’altra parte deve riconoscersi “servo inutile”. La fede aumenta con il mettersi al servizio nel reciproco amore.  Si fa difficoltà a definirsi “inutile”. Si tratta di un aggettivo molto duro da digerire, che provoca un senso di fastidio, soprattutto in un’epoca basata sull’utilitarismo, sul tornaconto e sulla meritocrazia. Essere servo inutile non significa essere buono a nulla, non servire a niente, ma considerarsi non determinante, non decisivo, non ricercare alcuna utilità, alcun guadagno, alcun merito. E’ un servo inutile secondo Gesù chi non cerca il proprio utile, non avanza rivendicazioni o pretese o vantaggi personali, ma è un uomo gioiosamente libero, che sa di aver ricevuto tutto in dono e con un senso di profonda gratitudine concepisce il suo servizio come un atto gratuito.

L’essere servi inutili non ci umilia ma ci fa riconoscere l'amore grande di un Padre che fa di noi i suoi figli prediletti per pura grazia. Gesù stesso si è definito “io sono colui che servo”. Egli che è stato il primo “servo inutile”, che è venuto per servire, non per essere servito. Lui, che ha rivelato l’amore del Padre ricco di misericordia per i piccoli e i poveri, per i peccatori e gli oppressi. Servo inutile è Cristo che ha affrontato il fallimento della Croce. Servi inutili sono i genitori quando, dopo anni di sacrifici, lasciano liberi i figli di abbandonare la casa paterna per seguire la loro strada. Servi inutili sono i ministri della Chiesa quando, dopo aver contribuito alla formazione delle persone, non le legano a sé, ma rispettano il loro cammino autonomo di laici responsabili. Servi inutili sono le persone impegnate in politica, che agiscono non per il proprio tornaconto elettorale o arricchimento personale ma per il bene comune anche delle future generazioni. Ognuno di noi è chiamato per usare un’espressione di don Tonino Bello a essere “servo inutile a tempo pieno”.

Gesù ha dato un colpo mortale all'idea che gli uomini si son sempre fatta del potere. La vera autorità non sta nel primeggiare, nello spadroneggiare sugli altri, nell'affermare se stessi e ridurre gli altri in schiavi, in clienti o in adulatori; sta nel mettere ciò che si è e ciò che si ha di buono a beneficio di tutti. Questo se vale per ogni tipo di autorità vale in modo particolare all’interno della comunità cristiana nella quale non ci possono essere logiche autoritarie derivanti dalla mentalità mondana. Ha detto papa Francesco nel discorso d’inizio del suo pontificato: “Il vero potere è il servizio e anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce”. E ai nuovi cardinali il 28 giugno dello scorso hanno ha detto: “L’unica autorità credibile è quella che nasce dal mettersi ai piedi degli altri per servire Cristo. E’ quella che viene dal non dimenticare che Gesù, prima di chinare il capo sulla croce, non ha avuto paura di chinarsi davanti ai discepoli e lavare loro i piedi. Questa è la più alta onorificenza che possiamo ottenere, la maggiore promozione che ci possa essere conferita: servire Cristo nel popolo fedele di Dio, nell’affamato, nel dimenticato, nel carcerato, nel malato, nel tossicodipendente, nell’abbandonato, in persone concrete con le loro storie e speranze, con le loro attese e delusioni, con le loro sofferenze e ferite”. Quest’augurio vale anche per i nuovi Cardinali creati ieri.

mons. Michele Pennisi: